Esprimere un desiderio

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Non sapevano quanto tempo avessero passato chiusi in quella stanza polverosa e umida, immersa nell'oscurità e nel più totale silenzio, limitandosi a guardarsi di tanto in tanto in preda allo shock, attraverso sguardi fugaci.

Immortale.

Era questo l'obiettivo di quella sanguisuga che stava prosciugando vite innocenti per raggiungere il suo malato obiettivo prefissato da decenni? Aveva già raggiunto il suo scopo? Sarebbe mai potuto essere distrutto?

I ragazzi si erano guardati in preda allo sgomento, spaventati. La prospettiva che Voldemort fosse un mostro immortale e indistruttibile era a dir poco nauseante. Gli adulti ne erano a conoscenza? Era forse questo, il segreto che cercavano di tenergli nascosto?

Harry si sentiva tremendamente male. Perché doveva avere in qualche modo a che fare con quell'orribile assassino? Con quel mostro più somigliante ad un rettile che a un essere umano? Lo odiava e lo disgustava, come qualcosa di marcio in grado di contaminarti.

Era colpa sua se era orfano, se il 31 ottobre di quindici anni addietro era stato costretto ad andare a vivere con gli zii che lo odiavano e disprezzavano. Era colpa sua se non aveva mai assaporato il caldo e amorevole abbraccio di sua madre o le parole incoraggianti e guida di suo padre. Era colpa sua se da sempre era visto come una specie di bestia da zoo, da commentare e sballottare a piacimento delle persone. Per un tot di tempo era considerato il fottuto eroe del mondo magico e dopo un po' si trasformava in un presunto squilibrato mentale perché cercava di far emergere la verità.

Odiava tutto quello schifo. Odiava non potersi godere l'adolescenza insieme ai suoi amici, magari innamorandosi come un comune adolescente e vivendo le sue giornate con spensieratezza. No, lui doveva pensare a combattere, doveva pensare al modo migliore per sopravvivere e salvare le persone a lui care. Sulla sua testa incombeva la morte, imponente e spaventosa e nonostante cercasse di mostrarsi forte, nel suo petto sentiva scalpitare le morse dolorose della paura.

Erano rimasti così, immobili in mezzo al silenzio vibrante, quasi doloroso, che aleggiava nell'aria.
"Andiamo a letto, ne parleremo domani con calma..." aveva sussurrato ad un tratto Hermione, con voce rotta e molto più roca del normale, alterata dal sentimento della paura. Nessuno aveva osato ribattere e con passo malfermo, si erano alzati tutti quanti, evitando di parlare.

Fred e George avevano nuovamente eseguito gli incantesimi, rimpicciolendo anche lo scatolone che Hermione, con molta cura e coraggio, aveva nascosto sotto il mantello. Non avevano controllato l'orario ma la casa era immersa nel più assoluto silenzio e molto probabilmente erano andati tutti a letto. La riunione dell'ordine doveva essere finita da un bel pezzo quando tutti quanti avevano finalmente messo piede nelle loro stanze.

Ma sapevano che nessuno di loro avrebbe chiuso occhio quella notte. Nessuno al posto loro avrebbe dormito un sonno tranquillo in quel momento. La cruda realtà era troppo orribile per essere metabolizzata nell'arco di poche ore. Quelle poche righe avevano avuto il potere di sconvolgerli e forse, il peggio non era ancora arrivato.

La mattina però era giunta troppo presto e mentre gli adulti cercavano di organizzare il cenone dell'ultimo dell'anno per mettere allegria ai ragazzi, quest'ultimi, si spostavano lugubri per la casa, bianchi come spettri ed estremamente silenziosi.
"Ma insomma, cosa avete tutti quanti? Siete così taciturni." Aveva chiesto la signora Weasley preoccupata, scrutandoli uno ad uno.
"Domani rinizia la scuola..." Aveva mormorato Ginny con voce spezzata.
"E questo ha il potere di ridurvi in questo stato? Ad essere sincera, è la prima volta che vi vedo reagire in modo così tragico." Aveva insistito Molly. I ragazzi avevano scosso stancamente le spalle e avevano continuato con scarso entusiasmo a mangiare la loro colazione.

Il mio sangue è uguale al tuoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora