Trattengono il respiro, aspettando di sentire la sua voce. Occorrono un paio di secondi prima che mi risponda. "Eve?" la sua voce è particolare, non troppo profonda, ma nemmeno troppo acuta. Il mio nome pronunciato con il suo accento inglese è decisamente più bello del solito.
Sorrido, fissando lo sguardo sulle ciabatte che porto ai piedi. Non voglio parlare in tono troppo alto, non voglio che qualcuno più tardi mi chieda con chi stavo parlando al telefono "Hey. Come stai?" dico semplicemente.
"B-bene, e tu?" stavolta sembra insicuro, forse sta solo cercando di nascondere qualcosa. Un cuore spezzato, ad esempio. Decido di chiederglielo.
"Non stai bene, vero?"
Lo sento sospirare, come se prima di pronunciare le parole dovesse convincere se stesso della veridicità di esse "ora sto meglio...".
Entrambi sappiamo che sta mentendo, ma non voglio forzarlo a parlare di qualcosa a cui non vuole nemmeno pensare. Così gli chiedo la domanda che mi sto facendo da quando il suo nome mi è comparso sul display. "Beh... Perché hai deciso di chiamarmi?".
"Avevo bisogno di sapere che suono aveva la tua voce" risponde subito, con convinzione. Anche io ne avevo bisogno, ma l'ho scoperto solo ora.
"Sei... Sei molto dolce" balbetto.
"Dimmi di te..." cambia discorso, ma io non so davvero cosa dirgli. Ho paura di dargli l'impressione sbagliata parlando di qualcosa di noioso, o che non gli interessa.
"Chiedimi quello che vuoi sapere" sollevo appena le spalle e appoggio la schiena contro il muro, rimanendo in equilibrio precario su uno dei bordi della vasca.
"Non so... hai un ragazzo?" la domanda che temevo di più. Louis si considererebbe il mio ragazzo? Ci siamo visti una volta sola, non tenendo conto degli incontri di non più di qualche secondo nel corridoio della scuola.
"Ehm... Non esattamente" rispondo. Decido di dirgli la verità.
"In che senso?" il suo tono sembra quasi pensieroso, spero davvero di non dire qualcosa di sbagliato. Soprattutto ora che si è appena lasciato con la sua ragazza.
"Sto uscendo con qualcuno, ma non so cosa siamo" spiego semplicemente.
"Ohw, capisco" lo sento ridere per la prima volta. Il mio cuore salta un battito, credo di aver trovato la mia nuova canzone preferita.
"Sì... Mh... Non so nemmeno se mi piace" mi mordo il labbro inferiore, appoggiando anche la testa contro la parete fredda fatta di piastrelle e socchiudo gli occhi.
"Ah no?" mi chiede "Hai in mente qualcun altro?"
"No" rispondo fermamente alla prima domanda. La seconda preferisco evitarla. Perché sì, in questo momento non so come mi sento, stiamo solo parlando e lui sembra già aver preso il controllo della mia frequenza cardiaca "Non so perché te ne stia parlando. Tu hai sicuramente cose più interessanti da dire".
"Mh, ne dubito" io invece lo ascolterei per ore. Potrebbe persino raccontarmi il modo in cui si pettina i capelli alla mattina e resterei comunque ad ascoltare incantata quella voce.
"Io scommetto di sì. Ad esempio, cosa stavi facendo prima di chiamare me?" gli domando.
"Dormivo" ride di nuovo. Mi sento in colpa per averlo svegliato, anche se a lui non sembra importare "Tu prima di ricevere la mia chiamata?"
"Mh, mi sono svegliata con il cellulare tra le coperte e ho visto il tuo messaggio. Mi dispiace per non averti risposto... E per aver fatto finta di non volerti perdonare, ci avevi creduto?" comincio nuovamente a torturarmi il labbro inferiore con i denti, attendendo di sentire di nuovo la sua voce rassicurante.
"Sì, in realtà ci avevo creduto... beh, avresti avuto delle buone ragioni..." mi fa sorridere, sembra così fragile, che quasi mi fa tenerezza.
"Forse, ma mi mancavi davvero..." ammetto.
"Anche tu mi mancavi tanto... dopo aver... chiuso con te le mie giornate sembravano vuote..." lo sento esitare mentre collega ogni parola a quella successiva, come se le stesse scegliendo accuratamente.
"Stai parlando con quella che controllava il suo cellulare in continuazione, aspettando un tuo messaggio" eccola, l'imbarazzante verità.
"Ohw lo facevi davvero?" ride un'altra volta, non riesco a non sorridere "scusa, ti faccio sempre ripetere le cose due volte..."
"Lo facevo davvero, lo ammetto" passo le dita sopra le piastrelle fredde con cui è ricoperta la parete, non riesco a capire perché io mi senta così strana "Non c'è problema, Zay".
"Okay... ehm, ora è meglio che vada, ho un impegno importante" un sentimento di delusione mi assale, resterei a chiacchierare con lui per un'altra ora.
"ci sentiremo un'altra volta?" gli chiedo, cercando di non sembrare troppo speranzosa.
"Certo, quando vuoi" tiro un sospiro di sollievo, pregando che lui non l'abbia notato.
"se ti dico 'subito', sembro disperata?" chiudo gli occhi, stringendo appena le palpebre. Ho parlato senza pensare. Che idiota.
"No, direi di no, anzi è una cosa carina" le parole gli escono in modo così dolce, che ora sono io a volere una conferma da parte sua.
"davvero?"
"Sì, piccola" le mie guance si riscaldano all'istante. Alzo gli occhi verso lo specchio appeso sopra il lavandino e noto di essere arrossita.
"non voglio rubarti altro tempo, ci sentiamo presto?" dico malvolentieri, non vorrei lasciarlo andare.
"Chiamami tu, allora, okay?" sto per rispondergli che va bene, ma poi mi ricordo dell'incidente con Perrie. Non vorrei causargli altri guai.
"quando? non vorrei che succedesse in un momento sbagliato... ci siamo già passati"
"Va bene, allora ci mettiamo d'accordo per chat?" propone.
"certo" annuisco appena, anche se so che lui non può vedermi.
"Allora a dopo" mi saluta.
"a dopo, Zay" aspetto di sentire il suono di chiusura della chiamata prima di allontanare il cellulare dall'orecchio e riaprire la chat con Louis.
Prima di tornare nella mia stanza, do un'occhiata di sfuggita allo specchio. Sto sorridendo e nemmeno me ne rendo conto.
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Lovers by accident || Z.M.||
Fanfiction[COMPLETA] Every, diciottenne londinese, in una giornata di fine estate cerca disperatamente via sms la sua migliore amica Jamie, che è stata trascinata dai genitori dall'altra parte del paese per far visita a una vecchia zia. Ma cosa succederebbe s...