Zayn

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Sono nel letto da almeno due ore ormai, ma ho perso il conto di quante volte mi sono rigirato tra le coperte cercando di prendere sonno. Non riesco proprio a dormire, un fastidioso peso sul petto mi impedisce di lasciarmi andare al mondo dei sogni. Continuo a ripensare a ciò che è successo oggi. Eve mi è sembrata molto strana.
Stava andando tutto bene, poi non ha voluto che la riaccompagnassi a casa. Magari sono solo inutili paranoie, le mie, magari mi sto facendo dei film mentali per niente, ma lei non ha mai rifiutato di passare del tempo insieme.

E questo non riesco a togliermelo dalla mente.

Temo di aver fatto la cosa sbagliata, ancora una volta, di aver affrettato troppo le cose, facendola sentire a disagio. Non c'è cosa peggiore di questa, a mio parere, in un rapporto. Ora devo trovare il modo di rimediare per evitare che le cose tra noi si facciano imbarazzanti.

Tra me ed Every non c'è mai stato imbarazzo, mai, e non voglio di certo che inizi a esserci ora.

Ho voglia di sentire la sua voce. Ho bisogno di una di quelle nostre chiacchierate notturne, sussurrate, che tengo sempre nel cuore. Potrei anche semplicemente rimanere col telefono poggiato all'orecchio, in silenzio, a guardare la luna al di là del vetro della finestra mentre sento il suo respiro, consapevole che lei, dall'altro lato, sta facendo lo stesso.

Così, senza badare alle piccole cifre rosse proiettate sul soffitto dal mio orologio, afferro il telefono e compongo il suo numero con veloci movimenti delle mie dita, che ormai conoscono perfettamente quella sequenza a memoria.
Avvicino poi l'iPhone all'orecchio, mordicchiando nervosamente un'unghia dell'altra mano in attesa della sua risposta.

"Zayn?" risponde dopo svariati squilli. La sua voce è flebile, chiaramente assonnata, e mi maledico in silenzio per non aver prestato attenzione all'orario. È notte fonda ormai.

"Hey" le rispondo, incerto. "Non riesco a dormire e ho pensato... ho pensato di chiamarti. Ti dispiace? Ti ho svegliata?" dico, rendendomi conto solo dopo di quanto le mie parole possano suonare stupide. Eve è forse l'unica persona con la quale non sento il bisogno di controllare quello che dico, è sempre tutto spontaneo, eppure ora improvvisamente temo di sbagliare a ogni sillaba che le mie labbra lasciano uscire.

"Uhm, in verità sì" sussurra. La sua voce mi sembra diversa dalle altre volte. Per quanto mi costi ammetterlo, l'unico aggettivo che mi viene in mente ascoltandola è 'distaccata'. Sentirla in questo modo non fa altro che accrescere le mie paure.

"Oh. Scusami, volevo solo..." mi blocco un istante, insicuro su come continuare. Non pensavo fosse possibile arrivare a questo punto con lei. È una sensazione strana, per niente piacevole. Mi sembra quasi di ritornare all'inizio della nostra storia, quando ancora non eravamo niente e io le nascondevo una grande parte di me. In quel periodo ero costretto a scegliere con cura cosa dire, poi con il tempo non ce n'è più stato bisogno. Fino ad ora. "Avevo bisogno di sentire la tua voce" alzo le spalle, anche se lei non può vedermi.

"Sono qui, Zay" mi dice, ma la sua voce è fredda, fredda come non lo è mai stata. Probabilmente è soltanto colpa del sonno. Sì, dev'essere così. La sento sospirare profondamente, come se stesse anche lei scegliendo accuratamente le parole. "Vuoi che parli con te finché non ti addormenti?" chiede, dopo un piccolo momento di silenzio.

"No." rispondo seccamente. "Vorrei, ma..." esito, quasi farfugliando, maledicendomi più e più volte per questa pessima idea di chiamarla nel cuore della notte. Probabilmente avrei solo dovuto aspettare fino a domani mattina, per poterci parlare. Il peso al petto che provavo prima di sentire la sua voce non accenna ad andar via, se possibile penso sia anche peggiorato. Ho veramente l'impressione di averla infastidita con questo mio gesto, e mai prima d'ora era successo.

Lovers by accident || Z.M.||Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora