Capitolo 103

59 3 0
                                    

Ho solo 18 anni.

Mi ripeto questa frase in testa da ore.

Mi odio da ore.

Mi schifo da ore.

Non ho chiuso occhio stanotte.

Cade mi ha tenuto compagnia, ora dorme sulla poltrona. Ha fumato tre canne, una dietro l'altra senza sosta, pur di calmarsi.

Ho bisogno di silenzio, ma uno senza queste mille voci che mi torturano.

Vedere quei video, quelle foto, ma soprattutto la reazione dei nostri genitori mi ha spezzato qualcosa dentro al petto.

Il fatto è che ho sempre pensato fosse un mio problema.

Kay era un mio problema, il modo in cui mi picchiava lo era.
Quando è tornato in città per cercarmi, era un mio problema.
Quando ha sparato a Cade l'ha fatto per colpa mia, era un problema mio.
Quando ha finto di essere cambiato, un mio problema.

Pensavo che lui colpisse solo me, e non intendo a livello solo fisico.
Ma ieri, vedendo Lilian scappare dall'ufficio, Michael sembrare completamente un'altra persona, delusa, affranta da me, mi ha fatto capire che Kay è una cosa molto più grande.

E mi odio perché mi ha rovinarmi la vita, e mi odio ancora di più per averglielo permesso.

Ma avevo solo 15 anni, ero piccola. E non era solo un problema mio.

Forse se avessi avuto dei genitori presenti, pur essendo a New York, non sarebbe successo mai nulla.
Ma se realmente gli avessi avuti non mi avrebbero mai mandata a quattro ore da qui.

O semplicemente, se non mi fossi attaccata a un ragazzo più grande, bello e pericoloso tutto questo non sarebbe mai successo.

È un po quando ti avvicini a un leone, non aspettarti sia addomesticato. Non puoi aspettarti che non attacchi se davanti ha della carne fresca e ingenua.
- e io vedevo il buono nelle persone.

Ho provato a dormire questa notte, ma non ci sono riuscita. Avrei voluto riposare almeno qualche ora ma purtroppo non è successo.

Il mio telefono squilla e ignoro l'ennesima chiamata da parte delle mie amiche di New York.
Ho paura di un possibile confronto, so che loro mi appoggiano ma in questo momento non riesco a far altro se non silenziare la suoneria.
Ho ancora più paura di sentire Olivia.
Ho paura sia arrabbiata con me, ho paura reagisca male ma soprattutto mi dia la colpa di aver tolto a un bambino il proprio padre.
Infondo quando stai con um manipolare come Kay, non si riesce a capire cosa sia sbagliato e cosa non.

Una marea di pensieri, un caos continuo alloggia nella mia testa.

<<Siamo pronti?>> mi saluta un infermiere, Cade se ne è andato poco fa, era distrutto e si vedeva lontano un miglio. Gli ho detto di andare a casa e farsi una bella doccia, in modo tale si riposi.
<<No>> rispondo sinceramente. Lui sorride mentre si avvicina con un carrellino con le garze.
Dobbiamo cambiare le medicazioni sulla cicatrice e far respirare un po' la pelle.
È dura, tanto. Ma sospiro e mi sdraio sul letto.
<<Farò veloce>> mi sorride
<<Farà male a prescindere>> dico e lui sospira.
<<Non ho detto che non farà male, ma che farò in modo che finisca il prima possibile>>
<<Scusi>> sospiro, lui di certo non ha colpe.
<<E di che>> mi sorride. <<Se ti fa molto male me lo dici e ci fermiamo un po'>> mi rassicura.

Apro il camice e abbasso le spalline del top che sto usando. Un reggiseno premerebbe troppo sulla cicatrice.
<<Adesso stacco il cerotto>> mi avvisa prima di bagnare le estremità di quest'ultimo con un cotton fioc umido. Stacca lentamente gli estremi fino a rimuoverlo del tutto.
<<Fatto male?>> chiede
<<No>> sorrido timida. I seni non sono esposti ma provo comunque imbarazzo.
Per me il mio corpo è una tassello importante, ho disagi che nascondo a tutti, e in questo momento mi sento troppo esposta. Preferisco quando è Lilian a medicarmi. È come una madre e i suoi occhi non mi mettano a disagio.
Non che questo infermiere mi guardi in un modo brutto, ma io sono così, il mio corpo si irrigidisce quando non mi sento tranquilla.

Tutto passa ma tu noDove le storie prendono vita. Scoprilo ora