Capitolo 104

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Allison Pov

Il mio cuore è sempre stato agitato, tachicardia ventricolare.

Da quando sono nata fino ai 15 anni ho vissuto una vita regolare.
Andavo a scuola, facevo la Cheerleader, avevo un fratello che mi proteggeva e un gruppo di amiche esorbitante.

Ora invece è cambiato tutto.

Ora ho solo la mia malattia, il dolore della mamma e tanta tristezza addosso.

Una volta contavo i battiti del mio cuore, a volte erano pochi, altre tantissimi. Altre volte ancora saltavano. Ma il più delle volta il cuore mi scoppiava in petto nonostante io fossi tranquilla.
Poi a 15 anni ho avuto il mio primo infarto, e a distanza di quasi quattro anni mi domando come sarebbe stata la mia vita se quel giorno non fossi quasi morta.

Sono triste. Non so come altro spiegarmi. Vorrei tacere per sempre e non pensare per altrettanto.
Vorrei silenzio, vorrei che nessuno provasse a farmi sorridere o mi facesse sforzare di far qualcosa che non voglio.

Voglio stare in questa stanza d'ospedale a ignorare la vita fuori di qui, non voglio studiare, non voglio vedere gli sguardi combattuti delle mie amiche e tanto meno quelli di mio fratello o mio padre.

Non voglio nulla.

Le lenzuola sono fresche, io anche dopo una lunga doccia, e la finestra è socchiusa facendo entrare una leggera brezza.

Guardo il soffitto per ore, ad aspettare qualcosa, qualche cosa che non arriva perché nemmeno io so cosa voglio.

Vorrei silenzio però, l'unico che riesco a desiderare davvero.

C'e sempre stata una brutta pace in ospedale, almeno per me, avevo il silenzio e la solitudine, e ora che non c'è più quella sensazione di sentirsi soli, mi chiedo come facessi a detestarla.

Ce fresco, delicato. E c'è silenzio, curativo.
Ma evidentemente non per me. Perché non mi sento meglio di ieri.

Il telefono vibra, lo tengo acceso solo per Cade.
Ho una brutta sensazione che mi attanaglia lo stomaco e non mi fa dormire la notte.
Ma ovviamente per lui è tutto apposto, "tu non ti devi preoccupare" sono queste le sue parole.

E sono così nervosa che penso perfino ci sia un'altra.
Mi sento talmente vuota che non gliene farei una colpa, non lo facciamo da giorni e giorni e lui non può resistere, per quanto mi ami.. ma che stai dicendo.. lui ha bisogno di farlo... lo stai colpevolizzando sulla base delle tue paranoie.
Non è che non mi fido... e che Cade è sempre stato abituato a farlo quando voleva, più volte al giorno, con chi voleva lui e con mille ragazze.
Poi sono arrivata io, inesperta e.. e che.. non so, sto dicendo cavolate.
Sono stanca e lui non è qui. Dice che deve fare delle cose di lavoro, ma io ho visto una chiamata di Brown, e questo non mi piace.
Non so cosa ce sotto, ma sono così stanca e maledettamente debole che non riesco a pensare lucidamente e riesco solo a farmi paranoie su paranoie.
Non so cosa mi passa per la testa.
E che siamo così dannatamente diversi e ciò comporta che l'unica a farsi pare sono io, perché lui non ha motivo di farsele.

Sospiro prendendo il telefono e trovando svariati messaggi, alcuni sono degli amici di Cade che in questi giorni si sono preoccupati, ma il più sono delle mie amiche, e per mia grande e indesiderata sorpresa c'è un messaggio di quattro giorni fa di Carla, a cui non presterò il minimo della mia attenzione.
L'ultimo messaggio è di Drake: "Ciao piccola, so che non mi risponderai ma volevo dirti che sono in ospedale con Grace, ha una visita per il bimbo e ti volevo chiedere se te la senti di stare con noi"

Tutto passa ma tu noDove le storie prendono vita. Scoprilo ora