Capitolo 167

8.2K 500 11
                                    

"Mi spaventi sempre quando fai così." ridacchio nervosa mentre mi corpo con la trapunta che avevo in precedenza lasciato sul letto, ignara del fatto che dopo poco avrei dovuto coprire il mio corpo nudo dai suoi occhi permalosi, che prima lo hanno spogliato, in tutti i sensi.

Sono delusa dal fatto che non sia successo altro, nel senso che speravo che la sua fame di me non si fermasse solo a quello, non mi aspettavo nemmeno chissà cosa, ma almeno speravo di poter fare l'amore con lui..

Mi sento decisamente ridicola per averlo pensato ora che non è successo.

"Dovrei essere io quello spaventato a dirti il vero." si passa la mano nei capelli mentre distoglie gli occhi dal mio corpo per poi guardare un attimo la porta chiusa.

"Allora parla, non mi piace quando ti trattieni dal farlo." sospiro prendendo il pacco di sigarette chegli è caduto di tasca ed accendendone una.

"Vorrei che tu venissi  con me dopodomani." Mi guarda con serietà negli occhi. Quasi uno sguardo supplichevole che mi fa sciogliere. Ma andare dove? Vuole partire?

"Te ne andrai?!" chiedo accigliandomi leggermente.

"Si, ma non proprio per riprendere il lavoro. Mio padre mi ha invitato a casa sua, a Macclesfield, per conoscere la sua fidanzata. In realtà cerca di presentarmela da tre anni, ma ho sempre rifiutato."

Mi copro meglio e mi faccio un po' più vicina a lui. Sembra troppo pensieroso, ed infatti, ogni talvolta che qualche argomento che riguardava suo padre finiva per colmare i nostri silenzi diventava improvvisamente silenzioso, o, al contrario, si arrabbiava.

"Sai.. quando mamma ha incontrato Robin è stato diverso, più semplice per un certo verso, perché lui si è trasferito a casa nostra, e da quando lo ha fatto è stato letteralmente un secondo padre per me, e ciò non toglie che mio padre non abbia fatto lo stesso, solo.." prende un grande respiro mentre sentiamo la porta d'ingresso essere chiusa da Claus e Gemma che escono. "Solo, mio padre è sempre stato lontano, per un motivo o per l'altro, e io, anche se lo sento, lo vedo via Skype o quello che vuoi, certe volte mi sento in imbarazzo in sua presenza, figuriamoci se assieme a lui c'è una donna che vuole farmi da mamma.. So che ho 22 anni, che non ho bisogno di farmi tante paranoie, ma è più forte di me. Mia  madre aveva cercato di spronarmi per andare a Macclesfield per incontrare papà e Margaret, la sua fidanzata, ma non ho mai avuto il coraggio di farlo, e per una scusa o per l'altra mi sono sempre trovato qualche impegno.. non che fosse difficile." ridacchia leggermente amareggiato. "Ma ora sono passati tre anni, sono tre anni che non vado a casa di mio padre e, da persona matura, so che devo mettere fine a questa cosa, perché gli voglio bene, e so che lui ne vuole a me, e che tiene che io conosca la sua compagna." mi guarda di nuovo. "Ma per quanto maturo io possa essere per riuscire a capire di dover fare una determinata cosa, rimango comunque troppo infantile per poterla fare da solo. Per questo ti sto chiedendo di venire con me. Ho bisogno che tu ci sia, perché, sinceramente parlando, sei l'unica persona che potrebbe farmi sentire più a mio agio." ridacchia imbarazzato e giuro che posso vedergli del rosso colorargli le guance.

Cioè, questo ragazzo ha appena fatto qualcosa a letto con me, in modo spudorato, ma arrossisce nel dirmi che lo faccio sentire a suo agio. Questo è Harry signori e signore..

Ridacchio per cercare di tirarlo fuori dall'imbarazzo, cerco di farlo nel modo più dolce che mi riesce, e appoggio una mano sulla sua spalla. "Sarò più che contenta di venire con te e conoscere Margaret." annuisco. "La tua matrigna." alzo un sopracciglio divertita, non so perché mi suona così strano.

"Davvero?" mi chiede entusiasta della risposta.

"Certo." faccio spallucce. "Lo sai che non ti farei mai andare da solo." aggiungo alla fine, come un sospiro.

"Dovresti comunque venire." sorride. Osserva per un attimo la mia espressione corrucciata e poi mi sposta una ciocca di capelli dietro l'orecchio. "Sei stata invitata anche tu." mi acciglio anche di più, sempre se possibile. "Non ho detto nulla a mio padre di.. di quello che è successo tra di noi dopo l'incidente." abbassa gli occhi e io lo guardo.

"Non hai detto a tuo padre che mi hai lasciata?" quasi gracchio.

Fa una faccia infastidita non appena pronuncio quelle parole. Infondo lo so che non mi ha lasciata come di solito ci si lascia, ma ha comunque messo fine ai rapporti tra di noi.

"No, Charter, non glie l'ho detto. Perché quell'uomo ti venera, pensa che tu possa cambiarmi solo perché.."

"Solo perché?" lo sprono a continuare quasi infastidita.

"Non importa." sospira.

Mi alzo, con la coperta addosso, cosa che lo fa ridacchiare. "Fammi ricapitolare." spengo la sigaretta sul posacenere. "Devo accompagnarti da tuo padre e per giocare il ruolo della tua fidanzata?!" mi sento un groppo salire in gola, non posso credere che lui per davvero mi stia chiedendo una cosa simile. Annuisce. "Wow, passiamo dal stare insieme in segreto ma per davvero, a stare per davvero insieme in pubblico, al lasciarci, al non stare insieme in pubblico e poi al non stare insieme in segreto.. poi mi chiedi di fare finta." annuisco. "Ma perché non paghi qualcuno Harry? Hai milioni, letteralmente, di ragazze che giocherebbero questa parte gratis per te, con l'aggiunta di altro, senza nemmeno farsi pagare, e tu lo chiedi a me, pur sapendo che provo dei seri sentimenti verso di te?!"

"Charter.." cerca di mettere fino al mio discorso nudo e crudo, come la verità e come me.

"No Harry.. non riesco a capacitarmi del fatto che ora ti importi così poco di quello che ho provato e che attualmente provo per te, da passare oltre tutto questo e chiedermi di recitare dei sentimenti (cosa che non posso fare) solo perché a tuo padre sto simpatica?!" annuisco amareggiata e la voce va via via affievolendosi. "Non credo di potercela fare Harry. Non credo di poter mentire sul fatto di amarti, quando io ti amo per davvero.. Non so nemmeno come si fa a recitare." lo guardo, magari con gli occhi lucidi, ma non ho intenzione di piangere, questo non glie lo concederò mai più.

Si alza dal letto ed avanza verso di me. Prende una mia mano nella sua, guardandomi negli occhi. "Si vede proprio che non mi ascolti, ti ho chiesto tutto questo perché sei l'unica che riuscirebbe a farmi sentire a mio agio." parla con voce pacata.

"E io Harry?" gli chiedo prendendo coraggio ed alzando gli occhi neri sui suoi verdissimi. "E  io non devo sentirmi a mio agio?!" sto decisamente respirando parole, da tanto che il mio tono è basso.

"Se c'è una cosa su cui mi impegnerò al massimo è farti sentire a tuo agio, te lo prometto. Non voglio che tu ti senta obbligata, per favore, se non te la senti, non voglio obbligarti, ci andrò da solo."

"Io voglio venire con te. Ho solo paura, ho sempre paura perché anche se non voglio sapere che cosa siamo o no, ho paura che come potremmo essere i più felici al mondo, potremmo anche essere niente." abbasso gli occhi. "Farò di tutto perché tu stia bene, e questo ormai dovresti averlo già capito, verrò con te, ovunque tu voglia, e se sei stufo di dormire su un divano, puoi dormire nel mio letto, io ti prometto che non mi abbraccerò a te la notte, se hai paura di deludere i tuoi genitori, reciterò qualsiasi parte tu voglia io reciti, pur di renderti felice.." lo guardo mordendomi il labbro inferiore. "Ma mentre ti sorrido davanti agli altri, non credere che anche io mi senta allo stesso modo, non credere che a me piaccia fingere di amarti.. magari a te riesce di farlo, magari tu sei passato così oltre a questo sentimento che una volta provavi nei miei confronti che ora puoi addirittura fingere di provarlo, ma io non ci passerò mai oltre, perché quello che la gente vedere è solo la punta dell'iceberg, ma per me, nella parte più profonda di quel strafottuto pezzo di ghiaccio, dire che io ti amo, è riduttivo." Traggo la mano dalla sua presa. "Io metterò sempre la tua felicità davanti alla mia, e non smetterò mai di farlo, anche se equivale a soffrire."

Centuries 2Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora