Capitolo 160

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Charter's POV

Rimango senza fiato, infreddolita, con le sue mani attorno al mio corpo, il suo respiro caldo sul viso e le gambe che rischiano di cedere. Ho seriamente bisogno di capire quello che è appena successo; no, voglio solo chiudermi in camera mia e sorridere come un ebete per tutte le volte in cui non l'ho fatto in queste settimane. Diavolo! ci siamo appena baciati come io e lui ci baciamo di solito?!

Non è stato un semplice bacio, è stato un qualcosa che mi ha portato ad un livello di felicità superiore, mi sento così bene in questo momento che non voglio nemmeno aprire gli occhi per trovarmi davanti i suoi, a quel punto potrei decisamente svenire.

Ma lo faccio, prendo coraggio e sollevo le palpebre per trovarmi a sprofondare nel verde dei suoi occhi, qualcosa di inverosimile, nemmeno nei miei sogni più selvaggi ero arrivata a provare una consolazione come questa, mi sento smarrita e ritrovata allo stesso tempo, non so se sia più un bene che un male, ma per ora mi va molto a genio.

"Scusami." sussurra poi mentre lascia scivolare le sue mani dalla mia schiena sino ai miei fianchi, senza toglierle però dal mio corpo, come se un contatto fisico per noi fosse rimasto sempre necessario. Sento brividi ovunque e per un attimo mi sento catapultata a quelle volte in cui darci baci per noi era un veto, qualcosa che andava oltre il concepibile per noi e per i nostri amici. Ma ora? Ora che quelli che devono superare queste paure siamo solo noi due? ce la faremo lo stesso?

Oh, andiamo Charter! era solo un dannatissimo fottutissimo bacio, e lui si è appena scusato di avertelo dato. Che diavolo pensi? Che ora ti dirà che ti ama, che non può vivere senza di te e tutto quello che hai visto nei film? Questo non è un film, questa è la vita reale, dove lui può benissimo vivere senza la sottoscritta e dove non mi dirà di amarmi.

Sospiro, amareggiata dai miei pensieri, e distolgo gli occhi dai suoi. Uno sguardo certe volte è troppo insostenibile. Il suo, quasi sempre.

"Scusami tu." blatero senza avere nemmeno un filo logico di quello che sto dicendo, lo sputo lì e basta.

Le sue mani a questo punto, lasciano i miei fianchi, si rilassano lungo i suoi, e mentre lui abbassa il viso verso l'asfalto umido per le continue piogge, io alzo il mio capo verso di lui, per osservarlo con di nuovo quei cappucci addosso, la felpa larga. Ho ancora il suo sapore in bocca, qualcosa di afrodisiaco oserei dire. Come baciare il dio Dioniso in persona; un sapore di alcol non forte, quasi dolce, aveva intriso la sua lingua mentre accarezzava la mia..

Senza nemmeno riflettere su quello che sto facendo porto l'indice e il medio della mano destra sul labbro inferiore.

Tutto questo diventa sempre più imbarazzante e lui comincia a dondolarsi suoi talloni.

"Meglio tornare a casa." sospira poi.

Annuisco, quasi impercettibilmente, sicura che non ci sarà più modo di parlare di quello che è appena successo.

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La mattina seguente, una forte pioggia batte sui vetri della mia camera, quasi potesse trafiggerli da un momento all'altro. La mia sveglia continua a suonare imperterrita, mentre io mi giro e rigiro nel letto per tentare di raggiungere il telefono e spegnere quel dannato suono.

Non ho molto da fare oggi, anzi a dire il vero ho un sacco di cose da fare.

Qualcuno, che pensavo non mi avrebbe mai abbandonato, Russell, ha deciso che dobbiamo vederci di nuovo per parlare di tutto quanto. Non so nemmeno come ho fatto a non chiudergli il telefono in faccia dopo quella futile conversazione ieri sera, quando siamo tornati a casa.

Ah.. che serata. Una volta messo piede dentro Gemma ci ha squadrati da capo a piedi come se avesse un radar al posto degli occhi, io ho arrossito sparendo nella mia stanza, Harry, senza proferire parola, si è andato ad accomodare sull'amaca.

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