Capitolo 147

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Non è proprio un sonno il mio, è più un domi-veglia tormentato da incubi che continuano a riempirmi la testa di cose assurde che eppure non sono poi così lontane dalla realtà che mi circonda.

Mi metto di scatto seduta sul letto, i vestiti fradici di sudore, l'ennesimo brutto sogno.. Di dormire non se ne parla più. Quando volto la testa verso il comodino osservo la sveglia segnare le 3 di mattina. Lascio uscire uno sbuffo cadendo di nuovo pesantemente all'indietro nel letto. Non posso andare avanti così. Dormirei un po' di più se andassi nel letto di Gemma, ma quando dormo io, non dorme lei, e non voglio toglierle altre ore di sonno, non se lo merita dopo tutto quello che ha fatto per me fino ad ora.

Nemmeno i sonniferi fanno più effetto. Sono come diventata immune. La cosa più brutta di tutte è che proprio quando penso di stare bene, sto peggio che mai.

Mi manca, Diavolo, come potrebbe non mancarmi? Sicuro come la morte se potessi farlo uscire dalla mia mente, anche per un paio d'ore, riuscirei a prendere sonno, e a rilassarmi un po'.

Mi alzo da letto appoggiando i piedi nella morbida moquette. Unica cosa positiva: è davvero un bel cambiamento passare dall'appoggiare i piedi sul pavimento gelido della casa di mio padre a poterli appoggiare su una soffice moquette, che Gemma si occupa di pulire tutti i giorni. Dovrei seriamente iniziare ad aiutarla.

La pioggia, come sempre, non smette di sbattere contro i vetri della finestra, come se tentasse di romperli, mi sento appagata da tutto questo, mi sento appagata sempre quando piove. Sono quel genere di ragazza che uscirebbe sotto la pioggia, per farsi lavare il capo da tutti quei pensieracci.

Una doccia, ecco cosa mi serve, anzi, un buon bagno sarebbe ancora meglio, ma il nostro modesto appartamento, possiede solo un modesto bagno, con un modesto box doccia. Nulla di cui possa seriamente lamentarmi, è un posto più che fantastico per due persone.

Mi dirigo verso il bagno con il telefono in mano. Un po' di musica non mi farebbe male, di sicuro mi farebbe meglio se ascoltassi della musica più felice, ma a volte quando si è depressi tutto quello che necessiti è di sprofondare ancora di più nella tua depressione, così magari poi riesci a stare meglio; peccato che non fosse il mio caso.

Quando scruto le poche notifiche sullo schermo osservo il messaggio che Sophia mi ha mandato per il suo compleanno.

Questo è ciò che segue:

Ciao fiorellino appassito, so che la tua testolina malmessa in questo momento pensa a tutto tranne che alla sottoscritta, ma sei una delle poche persone che vorrei al mio compleanno, quindi.. sei una delle poche persone che vorrei al mio compleanno. Vorrei davvero che tu ci fossi, magari cercheremo di non essere proprio esagerati nel festeggiare, ma farei di tutto perché ci fossi anche tu. Eccetto questo, la ragione per cui ti ho scritto, è semplicemente per dirti che ti voglio bene, che mi piacerebbe provare a farti dimenticare del momento difficile che stai passando, e aggiungo che sono talmente invidiosa di te che non puoi nemmeno immaginartelo. Chiunque altro si sarebbe arreso al tuo posto, avrebbe lasciato perdere qualsiasi cosa, ma non tu. Spero tu non te lo dimentichi.. Io ti penso fiorellino appassito, e spero anche di poterti abbracciare presto. Sophia.

Ammetto che è davvero un messaggio chilometrico.

Mi asciugo una lacrima mentre rileggo il modo in cui mi ha chiamata: fiorellino appassito. Ormai quasi tutti hanno un loro modo di chiamarmi: per la maggioranza semplicemente Charter, per pochi Cher, per Gemma 'Stronzetta', a Louis piace prendersi gioco di me chiamandomi 'principessa', adesso Sophia si fa avanti con 'fiorellino appassito'.. l'unico da cui vorrei essere chiamata in modo speciale non mi ha mai nemmeno chiamata.

Metto via il telefono mentre riprometto a me stessa che andrò a qualsiasi cosa lei organizzi per il suo compleanno, non perché io sia in vena di festeggiare, ma perché merita che io ci sia, perché lei c'è per me.

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