Centuries 2

Capitolo 138

Harry's POV 

"Harry.." mi richiama una voce famigliare, una voce famigliare e rotta, alle mie spalle. Gemma. 

Mi volto per poterla guardare, occhi lucidi, me l'aspettavo, non può sentirsi in altro modo, sappiamo entrambi quanto la ragazza su questo letto sia importante per noi, ed è inutile cercare di fingere che non ci importi o che non ci faccia male sapere che è in coma e che molto probabilmente ci vorrà molto tempo prima che si svegli. 

Se si sveglia.. mi ricorda la mia fastidiosa coscienza, la mia triste e fastidiosa coscienza. 

"Quando sei arrivata?" le chiedo alzandomi con pigrizia dalla poltroncina accanto al letto di Cher, sulla quale ho parcheggiato il mio culo da quando mi hanno avvisato che potevo finalmente vederla. 

Beh, credo che sia inutile stare qui a dire quanto sia stato difficile vederla lì immobile, come se il mondo intero si fosse fermato, nello stesso mento in cui si è fermata lei. Ho avuto tempo per fare solo una cosa mentre osservavo il suo corpo avvolto dal lenzuolo grigio e da bende bianche, pensare che la colpa di tutto questo è mia, come lo è sempre stata. Sono troppo immaturo per poter accettare delle responsabilità, e con questo dico che non ho mai preso davvero seriamente la nostra storia. Pensi sempre che l'altro ci sarà sempre, e lo dai per scontato, quando è palese che tutto ha una fine prima o poi. Ecco, la mia cecità nel non affrontare le cose per come vanno affrontate, ovvero, il mio non trattare Charter come se fosse la mia ragazza (e questo per la maggior parte del tempo) quando invece lo è, ha portato a trattarla male in quel cavolo di ristorante e ha anche portato a lei che pensa chissà quali cose su me e Sandra, quando io ho solo cercato di farle capire che doveva uscire dal bagno degli uomini. 

Il punto concretamente non è solo questo, il punto è che sono sicuro che può succedere di nuovo. Che io non riesco a prendere sul serio me stesso, figuriamoci se riesco a prendere sul serio una cosa così grande come quella in cui ho coinvolto questa ingenua ragazza. Questa ragazza che amo così tanto che fa male non poterla stringere adesso, e fa male non avere nulla da dire. Il dottore mi ha reso chiaro il concetto del 'parlaci così capirà che ci sei'.. ma che cosa le dico? Le dico che non volevo? Che mi dispiace? Secondo me è stufa di sentirselo dire, secondo me è stufa di tutto quanto. 

Non voglio risultare egoista, ma lei non deve morire così, ho ancora bisogno che ci sia, non la lascerei mai, per nulla al mondo, in un momento così delicato, e spero che nemmeno lei lo faccia. 

"Poco fa" risponde mia sorella mentre mi affretto ad abbracciarla. Il suo volto nella direzione della sua migliore amica, non si sono nemmeno più parlate da quando Charter è venuta qui da noi, e il fatto che sia ridotta in fin di vita con un sacco di questioni in sospeso (vedi me che le devo rendere chiaro che non è successo nulla con Sandra e Gemma che deve dirle che è comunque la sua migliore amica anche se hanno litigato) mi fa sperare che possa rimanere qui con noi, ancora. Non voglio perderla, la sola idea mi terrorizza, e vederla qui, con quel macchinario infernale che fa risuonare i suoi battiti, è come se mi avessero messo su un piatto d'argento la paura, come se osservando potessi osservare la paura, quella di perderla. Me la sta facendo pagare, per tutto quello che sono stato io a farle. 

"Porca miseria" Gemma si allontana da me, coprendosi la bocca come a trattenre dentro di se tutti i singhiozzi, senza voler lasciar trasparire tutto il dolore che ha dentro, come a non voler disturbare Cher. 

Non voglio lasciare Charter da sola, non lo farò mai, ma capisco quando sono di troppo, ed ora lo sono. Non so dove andare, ma qualunque posto va bene, anzi, sarebbe preferibile un posto in cui trovare un po' di conforto, un porto che possa sostituire le sue braccia o i suoi baci, un posto che mi renda un po' meno lupo solitario in dolore, un posto dove io possa essere un peccatore perdonato.