26"The Truth Will Surface..."

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Non saprei dove andare senza di lei. Dove la si trova una ragazza così?!

Dopo circa dieci minuti di macchina per colpa del traffico, arriviamo a casa di Holly.

Prendo la valigia dal bagagliaio.

-Dammi faccio io.- Mi prende la valigia dalle mani e va ad aprire la porta di casa.

Piove fortissimo. I miei capelli sono marci e non sono neanche due minuti che sono uscita dall'auto.
Entro in casa. È così calda e accogliente. Mi tolgo il giubbotto e a peso morto mi butto su divano.

-Coleen!!!c'è Natalie.- grida Holly mettendo la valigia vicino al divano.
-Arrivo.-

Coleen è la compagna del padre di Holly che nel frattempo è al lavoro.
I suoi sono divorziati e dopo l'ultima seduta in tribunale l'hanno affidata al padre anche se non sopporta molto la sua compagna.
Diciamo che è la solita 40enne che crede di aver 20 anni in meno. Abitino corto, tette e zigomi rifatti, tacchi 20 e tutte ste cose.

Si sentono rumori di tacchi provenire dalle scale fino ad arrivare in salotto.

-Ma ciao Natalie.- dice sporgendosi sul divano e dandomi un bacio sulla guancia.
-Ciao signora...- Mi mordo la lingua dato che Holly dopo la parola Signora ha iniziato a fare un espressione da "Non osare chiamarla con il mio cognome."
-...Malbur..- Chiudo gli occhi e mi giro verso il vuoto.
-Oh ma andiamo...chiamami pure Coleen.- dice girandosi di spalle e ridacchiando un po'.
-Quindi...ho saputo che ti trasferirai da noi per un po ma non so il motivo...- dice andando in cucina.

Mi giro verso Holly che cercando di non farsi vedere mi fa dei gesti assurdi e infatti sparo la prima cosa che mi viene in mente.

Nel frattempo Coleen apparecchia la tavola in attesa di una risposta.

-E...I miei sono partiti...-
-Ah si, e dove sono andati?- dice sparendo di nuovo in cucina.
-In...- guardo Holly che fa facce strane suggerendo dei posti a caso.

Sono sempre stata in giro per il mondo, ho visitato moltissimi posti...ma stranamente in quel momento non mi veniva in mente nessun luogo o stato o niente...zero assoluto.

-Ma..Madrid!-
-Oh che bello! Adoro la Spagna, il cibo, il flamenco....-

Avrà detto trecento cose ma non sono stata ad ascoltare.

Holly mi prende per un braccio e mi trascina in camera.

-Tò. Questa sarà la tua camera per i prossimi..bhe fino a qunado i tuoi genitori..em...- Mi guarda con un aria incuriosita ma io mi giro dall'altra parte.
-Emm..si hai afferrato il concetto.-

Ci mettiamo a ridere e dopo poco inizio già a disfare la valigia.

-Se vuoi, ti presto io dei vestiti..-
-Nah ho i miei..-

Non faccio in tempo di finire la frase che mi ritrovo trecento paia di pantaloni e trecento magliette, una accostata all'altra, vicino a me.

Holly fa uno sguardo malizioso e subito dopo sentiamo Coleen che ci sta chiamando.

-Holly, Natalie..è pronto!-
-Andiamo su..- Fa Holly alzando gli occhi al cielo.
-Ma smettila, ahaha.- la spingo verso il corridoio e andiamo in sala da pranzo ridendo come oche.

Ci sediamo.

Immaginatevi un tavolo da 8 persone, usato solo da tre.

Le porzioni fuoriescono dal piatto, ogni volta che finisco qualcosa me ne mette altro che naturalmente non riuscivo a finire per colpa della nausea.
Non riuscivo a buttare giù più nulla e naturalmente lei continuava ad assillarmi di mangiare.

Il dolore alla pancia si fa sentire fino a obbligarmi ad alzarmi da tavola. Vado in bagno e naturalmente vomito tutto quello che avevo appena mangiato.

Per educazione decido di tornare a tavola. Faccio cenno a Holly di andare in camera vedendo che anche lei, non ne poteva più.

-Oh emm.. Coleen..noi andiamo..tutto buono..- dice quasi vomitando.

Sì mette a ridere e corriamo verso camera di Holly il più velocemente possibile, prima che Coleen ci blocchi chiedendoci qualcosa.

_______

Ci sediamo sul letto.

-Perché non dovrei dirle niente? Magari mi potrebbe aiutare..- dico rattristandomi.
-Natalie. Ma sei pazza. Dille qualcosa e vedrai che tutta la città lo saprò in meno di mezzo minuto.- dice cercando qualcosa sul telefono.
-Mm..okai..-
-Oh..Natalie...tranquilla..si risolverà tutto...- dice abbracciandomi.

Non posso fare a meno di ricambiare l'abbraccio.

-e tu come stai..- dice sorridendo mettendo la mano sulla mia pancia.
-Eh fin troppo bene..- dico alzando gli occhi al cielo facendomi scappare una risata.
-Muoviti ad uscire che la zia Holly ti vuole vedere.-
-Minchia Holly...a malapena un mese è passato.- Mi metto a ridere.

---
Sono le 6.00
La pioggia è talmente tanta che non si vede più in là del proprio naso.

Mi suona il cellulare.
È Austin. "Ancora"

Prendo il telefono prima che Holly lo veda.

-Dimmi.-
-Hei...ciao amore..ascolta..mi dispiace per quello che è successo...ti chiedo scusa.-
-Eh?-
-Ti ho chiesto scusa...-

Abbasso gli occhi iniziando a giocare con le scarpe con il tappeto di camera di Holly.
Poi facendo finta di niente vado verso il corridoio e rimango li impalata.

-Ohi..ci sei ancora?-
-Sì...ascolta..io...-

Ho la pelle d'oca. Non posso perdonarlo così. Ma è anche vero che lo amo...
Perfetto. Sono nella merda.

-Ascolta..parliamone..-
-Vieni a casa mia..ora..così parliamo..-
-Okai...-

Chiudo la chiamata.
Torno in camera.

-Holly ascolta..devo andare un attimo da.. mia cugina..a prendere una cosa...arrivo subito...-
-Oh em..okai..aspetta ti ci porto io..-
-No..vado a piedi..- Chiudo la porta di casa.
-Ma c'è un cazzo di diluvio universale fuori.-sento gridare da dentro casa.

Cammino velocemente.
Ho la cuffia che non tiene un cazzo e per questo decido di toglierla e il giubbotto che ormai è zuppo.

---

Arrivo davanti a casa sua.
Suono e nessuno mi risponde.

Sto morendo di freddo.
Batto i denti con una velocità pazzesca.

-Austin!- grido da fuori.

La luce di una camera su accende. La finestra si apre.

-Che cazzo ci fai qua.?-
-Mi hai chiamato..tu...hai detto..mi hai detto di venire da te.-
-Non ti ho detto un bel niente io. Vai via. Non accettiamo Cagne all'interno di sta casa.- chiude la finestra.
-Cosa?-

La rabbia, la tristezza, la paura mi assalgono pian piano. Mi sono immaginata tutto...ancora..

-Apri sta cazzo di porta porca puttana.- tiro un calcio alla porta più forte di quanto volessi, con le lacrime che piano piano si mischiano alle gocce di pioggia sul mio viso.

Lui è ancora in quella stanza. Lo so. Vedo la sua ombra che guarda il vuoto oltre la finestra.

-Perché fai così. Perché non mi vuoi più? Non sono una puttana.
Io ti amo!-

Mi inginocchio a terra per colpa del mal di testa improvviso.

-Nostro figlio ne risentirà solo per colpa tua, porca puttana! Apri sta cazzo di porta.- inizio a fare i miei soliti singhiozzi di pianto isterico.

I miei vestiti sono ormai tutti zuppi.

Mi siedo su uno dei tre gradini che conducono alla porta di casa Skennor.

Subito dopo..

La porta piano piano si apre con un cigolio.

-Nostro?..-

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