43 "Everything Goes Black"

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Ci catapultiamo fuori dalla casa.
Saliamo in macchina di Jack.

-E adesso dove andiamo?- chiede Jack spaventato.
-Ma non so. In ambulatorio forse?- rispondo con aria seccata.

Povero Jack. Ahah

-Oka okai. Calma.- alza le mani in aria e accende la macchina.

Per tutto il tragitto Austin cerca contatto con me ma uso qualsiasi scusa per non cagarlo di striscio.
Dopo poco arriviamo in ambulatorio.

-Vado a chiedere se c'è Ginger..- dice Jack uscendo dalla macchina sbattendo la portiera.
Annuisco.

Stare in macchina con Austin mi mette ansia.
Quei dieci minuti sembrano non passare mai in più il dolore aumenta sempre di più.

Dopo "poco" vedo Jack uscire con le mani rivolte verso di me e con le spalle alzate.
Si avvicina alla macchina.
Abbasso il finestrino per ascoltare.

-Natalie..Ginger ha preso la giornata libera e quella che la sostituisce non è ancora arrivata.-
-Ma che cazzo è? Cioè mmm... vabbhe Jack salta in macchina.
So io dove andare..-

Ma stiamo scherzando?

Jack sale in macchina.
Mi giro per guardare Austin che ormai è senza parole.

-Dove andiamo ora?-
-..a casa di Ginger..- dico io premendo sul fianco destro per il dolore, tenendo comunque un aria da sfacciata.
-Mi guidi tu?- chiede Jack accendendo la macchina.
-Sì si..- dico guardando fuori dal finestrino.

Mi ricordo... mi ricordo quando abbiamo scaricato Ginger davanti a casa sua.. a Natale.. dopo esser andati a trovare Jacob e Holly.

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Arriviamo davanti alla casa.

-Sei sicura di essere nel posto giusto?- chiede Austin guardandosi attorno.

Non gli rispondo.
Mi giro e lo guardo malissimo.
Austin alza le mani al cielo come per chiedere scusa.

Ci avviciniamo al campanello.
Trovo il mio cognome e lo premo.

Nessuno ci risponde o per lo meno nessuno che ci apra.
Riprovo una, due, tre volte fino a quando non scopro che la porta d'ingresso è socchiusa.

Ma porca troia.
Ma quanto si può essere scemi?

-Dai muovete il culo. C'è gente che non si tiene in piedi qui..- dico aprendo la porta.

Entriamo in casa a passi silenziosi.
Sentiamo dei rumori provenire da una stanza in fondo al corridoio.
Il dolore ogni volta si fa sentire sempre di più. Jack si avvicina e mi prende a braccetto cercando di aiutarmi a camminare.
Austin rimane dietro di me.

Osservo un po' la casa per quei pochi secondi che ci mettiamo per raggiungere la stanza.
È la classica casa di una ""ventenne"" che abita da sola.
La casa di una che se l'è sempre cavata da sola. In tutto.
È una casa spoglia. Senza amore. Qualche quadretto qua e là.
Mobili abbastanza moderni.
Muri bianchi con qualche buco.

Più ci avviciniamo più si sente provenire da quella stanza dei gemiti.
Spalanco la porta.
I miei occhi si sbarrano.

-Ginger?!- grido cercando di non morire dal ridere e per la vergogna
-Natalie??!- risponde spaventata.
-Ma che cazzo!- grida Luke comparendo da sotto le lenzuola.

Ginger è coperta da lenzuola bianche, semi trasparenti e ai suoi piedi c'è un piumone.
Al mio richiamo si alza coprendo il seno con le lenzuola.
Non ho mai visto mia sorella vergognarsi così tanto.

Mi vieni da ridere.
Cioè no ho sgamato mia Sorella durante un rapporto sessuale.
Non ci credo.

I loro vestiti sono sparsi per tutta la stanza.

Il dolore mi impedisce di ridere e per questo rimango con un aria "seria". Austin e Jack rimangono con le mani tra i capelli per sistemarsi i loro ciuffi, fischiando e girandosi di spalle.

-Natalie...ma che cazzo ci fai qui?- chiede scandalizzata.
-Ginger. Aiutami. Mi fa malissimo la pancia. Davvero. Siamo andati all'ospedale ma la tua sostituta o come si chiama non c'era.- dico tutto d'un fiato.
-Okai..ehm..facciamo una cosa..ehm..io ora mi vesto..tu Aspettami fuori e ...poi vediamo..- dice cercando di coprirsi con il piumone.
-Okai..- dico uscendo dalla stanza insieme a Jack e Austin.

Vado a sedermi sul divano.
Austin si siede vicino a me e facendo finta di niente mi allontano finendo tra le braccia di Jack che cerca di consolarmi.

Dopo circa 10 minuti esce dalla porta insieme a Luke.

-Vabbhe..io vado..- dice Luke sistemandosi il ciuffo e dando un bacio sulla guancia a Ginger.
Si avvia alla porta e se ne va.

-Dai Natalie..dimmi cosa ti fa male..- chiede avvicinandosi al divano
-Tutto.- dico allontanandomi da Jack andando davanti a Ginger.
-Okai.. vieni.. ti accompagno in ospedale.. qui non posso visitarti.. voi invece.. andate a casa se volete..- dice prendendo la borsa e le chiavi di casa.
-No..io voglio rimanere.- dice Austin facendosi avanti.
-Ehm.. okai..- dice Ginger sorridendo.
-Io..se non ti dispiace..Natalie..vado a casa a riposare..- dice Jack grattandosi gli occhi.

Annuisco e faccio un piccolo sorriso.
Saluto Jack e subito dopo esco insieme a Ginger e a Austin.
Saliamo in macchina di Ginger.

In poco tempo arriviamo in ospedale.

-Okai..aspettatemi..qui..vado a firmare e arrivo subito.- Fa un piccolo sorriso e si allontana.
-Okai..- diciamo in coro.

Mi guardo intorno.
Non c'è nessuna paziente oggi.
Faccio per avvicinarmi al bancone della sala d'attesa e mi scontro con qualcuno alle mi spalle.

Minchia non ci voleva..
È quella cazzo do infermiera antipatica che ho incontrato l'ultima volta..con Holly qui..

-Scusa ma stai più attenta.
Stiamo lavorando qui..- dice l'infermiera seccata. -Oh ma tu guarda chi su rivede..- aggiunge masticando a bocca aperta quella maledetta gomma da masticare alla menta.
-Salve..- la saluto cercando di essere educata.
-Sì si Salve...- dice alzando gli occhi.
-Sì ma stai pure calma..- dico girandomi dall'altra parte.
-Cosa hai detto?- chiede curiosa.
-Niente. Ha detto che deve lavorare? Ecco che lavori allora..- dico piegandomi in due verso la fine della frase.

A interrompere la conversazione è Ginger che torna da me e mi dice di seguirla.

Austin rimane in sala d'attesa.

Entriamo nella stessa stanza dell'ultima visita.
Mi avvicino al lettino.
Mi appoggio con la mano per colpa del mal di testa improvviso.
Più che altro è nausea.

-Ginger io..non.- cerco di chiederle aiuto.
-Tu?- si gira verso di me.
-Io..-

Le gambe mi stanno cedendo.
Il dolore mi fa piegare in due.
Le lacrime mi scendono velocemente.

Chiudo gli occhi.
Diventa tutto nero.


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