Quella chiamata mi lasciò perplessa: era mio padre.
Risposi e mi disse che dovevo andare in ufficio da lui, perché dovevo prendere delle cose. Mio padre aveva divorziato da mia madre quando avevo 4 anni. Mi era rimasto impresso quel momento.
Flashback:
Eravamo appena tornati dalle vacanze e io ero andata in bagno per lavarmi il viso. Mio padre entrò nel bagno e mi disse che aveva ricevuto una telefonata: quella del medico, che lo informò che la nonna era in gravi condizioni. Lui mi disse che sarebbe andato dalla nonna e mi salutò. Da quel giorno pensavo solo ad una cosa, mio padre quando sarebbe tornato a casa. Mi mancava, ero piccola e ne avevo bisogno. Ma un giorno mia madre, mentre io ero in camera seduta sul letto, venne vicino a me e mi spiegò che lei e papà non andavano piú d'accordo e che papà sarebbe rimasto a casa del nonno, anche per stare accanto alla nonna. Ovviamente ero una bambina e mia madre cercò di non farmi preoccupare troppo, avevo sempre e solo meno di 5 anni.
Fine flashback.
Da quel momento chiedevo sempre a mio padre quando sarebbe tornato a casa. Ma lui non mi rispondeva mai, aveva sempre cambiato discorso. Quando diventai piú grande ,e ancora adesso, con mio padre non vado d'accordo, e lui non cerca di capirmi. Dissi ai ragazzi che dovevo fare questo servizio e loro mi pregarono di venire con me.
Io: se non combinate nulla vi faccio venire.
L: giuro faremo i bravi.
Io: va bene, venite.
H: andiamo con la mia macchina.
Io: ok, facciamo presto, prima arriviamo, prima ce ne andiamo.
Li: perché dici così?
Io: ve lo spiego in macchina.
Entrammo nella macchina di Harry e gli spiegai perché non andavo d'accordo con mio padre e tutta la storia dei miei genitori.
N: non sapevo che tua madre si era risposata.
H: quindi Riccardo non è tuo fratello?
Io: no, però lo considero tale.
Li: si vede che ti ci sei affezionata.
Io: tanto.
Dopo 15 minuti arrivammo in ufficio da mio padre, salimmo sopra e bussammo alla sua porta.
P: avanti!
Entrammo e cominciò a tartassarmi di domande.
Io: che volevi?
P: ti dovevi dare le cose che mi avevi chiesto. Chi sono loro?
Io: loro sono gli one direction, sono miei amici, quei cantanti famosi.
P: ah, quelli che ti senti tu.
Io: sì ma non sono affari tuoi.
P: non rispondermi così.
Io: si, si, dammi le carte che ce ne andiamo.
P: vieni di la.
Io: ragazzi aspettate un attimo torno subito.
Tutti: ok.
Andai 10 minuti di là e quando tornai non potevo credere ai miei occhi. Un intero ufficio messo a soqquadro. Tutto per terra, loro che ballavano sui tavoli, musica, computer rotti, di tutto.
Li guardai sconvolti. E quando si accorsero che eravamo tornati fermarono tutto.
Mio padre cominciò ad urlare. Si arrabbiò tantissimo con me. Mi diede uno schiaffo e Niall lo prese per le spalle, per farlo allontanare.
N: non provare piú a toccarla.
P: ragazzino come ti permetti. È mio figlia faccio quello che voglio.
N: ed è anche la mia ragazza, io non permetto a nessuno di farle del male.
Nel frattempo gli altri erano venuti vicino a me.
Io: noi ce ne andiamo.
Uscimmo dall'ufficio e andammo nella macchina di Harry.
L: sei arrabbiata con noi Sharol?
Io: no. Siete stati fantastici, la faccia di mio padre é stata epica quando vi ha visto.
Li: ah che sollievo.
N: la prossima volta che ti mette una mano a dosso gli faccio vedere in quale direzione vola la mia mano.
Scoppiamo tutti a ridere, era così dolce.
Decisi di portarli a casa tanto non c'era nessuno. Arrivammo fuori la porta e quanto entrai restai un attimo impietrita: erano tutti a casa.
Feci comunque entrare i ragazzi e tutti puntarono gli occhi su di noi.
M: Sharol non mi avevi avvisato che avremmo avuto ospiti. Ragazzi accomodatevi.
Tutti: grazie.
Ru: voi dovreste essere i ragazzi di cui Sharol parla tanto.
R: non ne parla tanto, parla solo di questo.
Io: vi giuro che non mi state mettendo in imbarazzo.
M: scusa tesoro.
Si sedettero tutti vicino a noi e cominciammo a parlare. I ragazzi sembrava si stessero divertendo ed io ero contenta che avessero conosciuto la mia famiglia.
Ad un certo punto sentimmo un rumore da sopra e Rufus andò a vedere. Scese con la mia chitarra rotta in mano.
Ru: è caduta perché qualcuno ha lasciato la finestra aperta e il vento l'ha fatta cadere.
Io: la mia chitarra.
Andai vicino a Rufus che teneva la mia chitarra rotta in mano, ero dispiaciuta perché avevo imparato a suonare con quella.
M: tesoro te la ricompro, non ti preoccupare.
Io: no, io voglio quella, era la mai chitarra, la mia.
Piú che altro ero arrabbiata con me stessa, perché avevo lasciato quella finestra aperta.
N: amore, se vuoi te la faccio aggiustare.
Io: non ti preoccupare.
N: sai quante chitarre ho rotto, me le hanno aggiustate tutte.
Io: no grazie.
N: se mi dici il motivo del perché non vuoi non te lo chiedo piú.
Io: ehm... Ti costerebbe tantissimo.
N: stai scherzando, anche se mi costasse tanto, e non è un problema, so che significa vedere la tua chitarra rotta.
Io: grazie Niall, non so come farei senza di te.
Lo andai ad abbracciare e mi sedetti sul divano con lui.
R: Sharol vai a rispondere al telefono.
Ero nel mio mondo non lo avevo proprio sentito. Andai a rispondere ed era Damon. Quando finii di parlare a telefono mi risedetti vicino a Niall.
N: chi era?
H: Nì non fare il geloso.
N: hei ho fatto una domanda, non sono geloso.
Io: comunque se proprio lo vuoi sapere era Damon.
N: che voleva?
H: non eri geloso eh.
Io: niente Niall, non voleva niente.
N: ok...
Dopo un po' che stavamo parlando bussarono alla porta. Andò ad aprire mamma, quando la persona entrò mi girai subito verso Niall. Era Damon.
Lo andai a salutare.
D: ciao piccolina, tutto bene?
Io: si, domani c'è il progetto giusto? Vieni accomodati.
Si, ero agitata, non sapevo come comportarmi. C'era troppa gente in quella stanza.
Damon cominciò a stuzzicarmi e penso che capì la situazione, cioè che Niall era il mio ragazzo.
D: allora Sharol, con Luca come va?
Sentii il battito di Niall accelerare.
Io: sempre uguale, è sempre il mio maestro di danza.
Il primo colpo era schivato.
D: domani vuoi venirtene con me?
N: veramente domani la vengo a prendere io.
D: ah.
L'aria si era fatta troppo pesante.
Io: non fa caldo qui dentro. Vado ad aprire le finestre.
Ero agitata, in quella stanza la tensione su tagliava col coltello, non si poteva stare.
Quando rientrai, Damon ci disse che se ne sarebbe andato e io tirai un sospiro di sollievo.
Io: ciao Damon ci viediamo domani.
D: ricordati che domani mi devi almeno 15 minuti di corsa.
Io: te lo prometto.
M: Sharol domani hai la visita con il medico, ti sei scordata?
Io: si, Damon facciamo sabato quando usciamo da scuola?
D: va bene piccolina ci vediamo domani a scuola.
Io: ciao Damon.
Mi andai a sedere.
N: che visita?
Io: per il ginocchio, che mi fa male.
N: non ce lo avevi detto.
M: non lo dice a nessuno, perché ha paura di andare dal medico.
L: oh, ma che dolce, ma il dottore non ti farà niente, ti controllerà solo.
Io: no il dottore dopo avermi visitato mi dirà che non posso piú ballare.
M: non è detto tesoro, dipende cos'hai.
Io: a danza già mi hanno detto che è grave.
Li: ma in palestra non sono medici.
Io: ok basta, vediamo domani.
Dopo 2 minuti a niall squillò il telefono.
N: pronto, che vuoi? no, forse dopodomani. Ciao.
Io: chi era Nì?
N: ehm...nessuno di importante.
Io: Niall ti uccido, chi era?
N: stai tranquilla nessuno importante, altrimenti te l'avrei detto.
Dopo 5 minuti che stavamo discutendo bussarono di nuovo alla porta.
Io: chi è?
X: B.
Aprii la porta. E le saltai a dosso.
Io: mi devi aiutare a capire Nì con chi stava parlando a telefono.
B: ok ok.
Ci andammo a sedere e i ragazzi si presentarono.
L: Sharol ci ha parlato un sacco di te.
B: ah sì, e che ha detto che solo quella persona che ogni volta che lei ascolta della vostra musica o parla di voi, la mando sempre a cagare e le dico che è una piccola rompipalle?
L: piú o meno.
Io: non è vero, ho parlato bene di te.
B: comunque biondino qui abbiamo un problema, o ci dici con chi stavi parlando o succede il putiferio.
Io: io ti amo.
N: mi arrendo, mi ha chiamato Selena.
Io: chi? Quella brutta troia.
M: Sharol il linguaggio.
Io: che voleva?
N: voleva vedermi.
Io: per fare cosa, vuole dare scandalo come l'altra sera?
N: non lo so e non mi interessa. Dai cucciola non essere arrabbiata. *cercò di avvicinarsi a me*
Io: non mi toccare, vai via.
N: dai cucciola, non ho fatto niente.
Io: mi avevi promesso che non sarebbe piú successo, mi hanno promesso fin troppe cose.
Mi alzai e me ne andai in camera mia, piangendo come una fontana, seguita da B e da Niall.
Io: voglio stare DA SOLA.
B: piccola, ehi sono io, fammi entrare, voglio solo parlare.
B entrò e mi consolò. Niall era ancora fuori la porta e ogni tanto cercava di entrare.
N: piccola per favore fammi entrare, ti prego.
B: dai Sharol fallo entrare, parlatene.
Io: entra!
Entrò e mi venne incontro, mi cominciò a lasciare baci dovunque, chiedendomi scusa e cercando di farsi perdonare. Io mi addolcii e come sempre lo perdonai. Lo abbracciai e scendemmo giù.
E lì trovai una scena agghiacciante.
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My hero
FanfictionMi chiamo Sharol brooks. Vivo a New York con mia mamma, Samantha e il suo nuovo marito, Rufus, visto che mio padre se ne è andato quando io ero piccolina e adesso non lo vedo spesso. Rufus ha un figlio di nome Riccardo, io lo considero come un frate...