1. Valigie

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«Vaffanculo, Harry», sbotta all'improvviso Ian, seduto al mio fianco sulla mia stessa panchina.

«Che c'è?» la mia risposta è innervosita mentre lancio il mozzicone di sigaretta esaurita a terra a un metro da me.

Devo socchiudere gli occhi a causa di questo maledetto sole del pomeriggio estivo che mi buca la retina.

Ian sospira sconfitto, sganciando lo sguardo dal cellulare giusto il tempo per sgridarmi. Cazzo, devo proprio dirgli di smetterla di fare i colpi di sole ai capelli: la sua testa bionda sta diventando quasi accecante. «Oh, niente... è solo la quarta volta che ti chiamo e tu non ti decidi a rispondermi. Pianeta Terra chiama Harry!»

«Vaffanculo, cretino ossigenato», rispondo a tono, raddrizzando appena la schiena e pettinandomi i capelli all'indietro. Maledizione se sono cresciuti, alla faccia di quella stronza che mi ripeteva di tagliarmeli. «Stavo pensando e non ti ho sentito.»

Sam, spuntando dietro di me, mi appioppa uno schiaffo sulla nuca, al quale rispondo immediatamente con un pugno nel fianco. «Pensi sempre a Tette di zucchero?» chiede divertito, pizzicandosi la maglietta sopra i capezzoli per rendere meglio il concetto.

«Intanto, si chiama Dakota e non Tette di zucchero; e poi no, non stavo pensando a lei», mento spudoratamente, balzando giù dallo schienale della panchina sul quale sono rimasto seduto per troppo tempo.

I miei due amici sogghignano malignamente, non credendo nemmeno per un istante alle mie parole.

«Sì, vallo a raccontare a qualcun altro», ghigna Sam, rubandomi prontamente il posto. «Da quando ti ha mollato per mettersi con il figlio di papà, ti sei rammollito.»

«Sam è un idiota, lo sappiamo tutti, ma su questo ha perfettamente ragione», enuncia Ian, decidendo di distogliere nuovamente l'attenzione dal telefono per dedicarla alla mia quotidiana tortura: ovvero, ricordarmi che da quando Dakota mi ha lasciato tre settimane fa, mi sono chiuso in me stesso, come dice sempre Ian; o più precisamente, come mi definisce Sam con molto meno garbo, sono diventato un lungo e noioso rompipalle di proporzioni epiche.

Sì, devo ammettere che forse quest'ultima definizione mi rappresenta meglio.

Oggi, però, non ho voglia di ascoltare le lamentele dei due idioti con cui condivido l'appartamento. «Siete due coglioni ficcanaso, ok? Ora, posso sapere che cazzo avevi da dirmi prima, Ian?»

«Stavo dicendo che Sally mi ha mandato un messaggio ed è in ritardo di dieci minuti; dice che ha incontrato traffico per entrare in città.»

«Questa sorellina segreta che ci hai sempre tenuto nascosto...», commenta Sam dando una gomitata ben poco delicata a Ian, che si ritrae dolorante. «Com'è? È mora, alta, abbronzata e con due tette così?» domanda allargando le braccia davanti a sé e mimando un davanzale umanamente impossibile.

«Certo che sei fissato con le tette! Cos'è, la mamma non ti ha allattato da piccolo?»

Mi ignora e si avvicina a Ian per palpargli il petto, mimando espressioni oscene e ridicole. «No, è che mi piacciono grandi e morbide, da affondarci la testa in mezzo. Perché, a te non piacciono?»

Scrollo la testa senza riuscire a trattenere una risata. «E a chi non piacciono? Ma stiamo parlando della sorella di Ian: per te è off-limits.»

Scoppia in una sonora risata e, lasciando perdere gli strani preliminari prima che inizino a diventare imbarazzanti oltre il livello a cui è abituato di solito, si rimette gli occhiali da sole che teneva sui capelli neri e si appoggia alla panchina con le braccia incrociate. «Lo vedremo.»

Harry ti presento SallyDove le storie prendono vita. Scoprilo ora