2.29 Quante cose si possono fare

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Sam

È un sorriso sereno quello che vedo sulle sue labbra e, annuendo rapidamente, mi dona quel briciolo di iniziale fiducia di cui ho bisogno. Scendo allora dall'auto e le apro la portiera con galanteria, accompagnandola per mano fino in casa.

Zona traffico limitato fino almeno alle 2.

Spero vivamente che Harry legga il messaggio in tempo, perché non ho voglia di ficcanaso in giro per casa fino a che Julie non si sarà addormentata. E conto che questo avverrà non di certo entro breve...

La porto in camera e chiudo la porta a chiave, mentre lei sembra ancora spaesata mentre guarda assorta i miei poster appesi alle pareti. «Ok. Ora ho la conferma che sei un patito di tatuaggi...» commenta nell'osservare lo schizzo del mio prossimo tatuaggio sulla spalla: un'onda di fuoco che si ritorce su se stessa a forma di spirale.

La aiuto a togliere la giacca e poi la lascio sbirciare in giro mentre mi spoglio. Quando mi ritrova solo in boxer, ecco che mi volta subito la schiena, rossa in viso. «Mi avevi promesso che avremmo solo dormito!»

La mia risata leggera riempie l'imbarazzo mentre sfilo i pantaloni del pigiama da sotto il cuscino e li indosso rapidamente. «Posso almeno cambiarmi nella mia camera?» le arrivo alle spalle e poso le mani sulle sua braccia. «O dovrei chiudermi nel bagno per farlo?»

La abbraccio stretta da dietro, ma lei sembra rigida come un tronco mentre sente il mio corpo adeguarsi al suo; così, le bacio delicatamente la curva del collo per scioglierla un po'. Quando prende il coraggio per voltarsi e assicurarsi di trovarmi vestito per metà, sembra rilassarsi... anche se solo in parte. Continua a fissare i miei tatuaggi, scendendo con gli occhi fino all'orlo dei pantaloni. Vederla così a disagio mi diverte un mondo. «Se ti danno fastidio, posso toglierli...»

«No, no! Meglio se li tieni, sai? E forse, dovresti mettere anche la maglia», balbetta mentre tenta in tutti i modi di mandare giù quella che sembra quasi essere una noce di cocco incastrata in gola, a giudicare dalla fatica.

«Non ci penso nemmeno; ho sempre troppo caldo sotto le coperte. Se vuoi, puoi metterla tu al posto mio. Immagino che, dentro la tua enorme borsa, non porti dietro pigiami e non credo che tu voglia dormire con i pantaloni e la camicetta.»

«Ok», ammette dopo qualche lunghissimo secondo. Prende la mia maglietta lasciata sul materasso e la tiene davanti a sé, quasi a protezione. «Però, ti giri mentre mi cambio e...»

«Oh, no, no, no», arrivando da lei, pinzo il primo bottone della sua camicetta appena sotto al colletto. Le sue parole si annullano solo per un gesto tanto misero. «Ho detto che sarò un gentiluomo e che dormiremo soltanto stanotte. Non ho mica detto che sono gay.»

«Cosa vorresti dire?»

La attiro a me sganciando il secondo bottone e, quando torno a parlare, le mie labbra sono premute sulle sue. «Voglio dire», lascio andare le parole tra un bacio e l'altro, «che ora sei in camera mia, sei nel mio territorio di caccia, e qui le mie prede non possono scappare dalle mie mani...»

«Sam... io non mi sento pronta...»

«Ti fidi di me?» le chiedo, fermandomi un istante nella mia corsa fatta di bottoni e asole vuote.

Lei annuisce automaticamente, ma lo fa senza guardarmi, così le alzo il viso con una mano per assicurarmi che abbia davvero capito le mie parole. «Julie, ti fidi di me? Non farò niente che tu non voglia. Vorrei soltanto guardarti e... e toccarti, ma solo un po'», mi affretto a dire con un mezzo sorriso. «Solo un pochino.»

Lei sorride, forse la mia espressione un po' infantile in questo momento ha qualcosa di buffo, tanto che alla fine accetta senza troppa riluttanza. Resta solo la lampada accesa a illuminare le mie mani, che aprono con facilità tutta la camicetta per mostrare cosa nasconde sotto.

Harry ti presento SallyDove le storie prendono vita. Scoprilo ora