53. Lungo viaggio...

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Canzone per il capitolo:

Scar Tissue - Red Hot Chili Peppers

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«Scar tissue that I wish you saw
Sarcastic Mister know it all
Close your eyes and I'll kiss you 'cause
With the bird I'll share
With the bird I'll share
This lonely view
With the bird I'll share
This lonely view».

La voce di Sally riempie con morbidezza l'abitacolo e non risulta affatto fastidiosa mentre accompagna la musica che esce dalle casse dello stereo dell'auto. Eravamo già arrivati ad accordarci tempo fa che Scar Tissue dei Red Hot Chili Peppers fosse la canzone ideale per l'inizio di un viaggio, e per questo piccolo nuovo inizio non può esserci nulla di meglio.

O per lo meno, è quello che pensiamo io e Sally.

«Ragazzi, è la terza volta che fate ricominciare questo stupido album da capo, non ne posso più», si lagna Ian sporgendosi dai sedili posteriori e provando a guardare prima me e poi Sally nel vano tentativo di convincerci a cambiare cd. Io lo ignoro e continuo a guidare fissando la strada perennemente dritta che si perde all'orizzonte, ma riesco comunque a scovare un ciuffo biondo a lato del mio campo visivo che continua a infastidire peggio di una mosca nervosa.

«Questa musica è una lagna», continua imperterrito.

«Non toccare Californication o sguinzaglio quella con il tuo stesso sangue che ti castra a dovere», lo avverto indicando con lo sguardo sua sorella, tutta intenta a canticchiare la canzone a occhi chiusi e il viso buttato fuori dal finestrino.

«Sally, sembri un cane... Lo sai che ti prendi i moschini nei denti a stare così fuori?» la prende in giro Ian mentre tenta di infilarle un dito nell'orecchio per infastidirla.

Lei lo scaccia con un gesto rapido della mano. «Oh, mi piace troppo questa canzone e in questo momento sono in completa pace con me stessa, quindi non rompere e tappati la tua boccaccia malefica», borbotta sempre a occhi chiusi.

Poi, come se qualcosa le fosse arrivato alla mente all'improvviso, alza il volume della musica ancora di più e si sporge completamente fuori dal finestrino. Ma il mio cervello intuisce troppo tardi quello che sta per fare e, esterrefatti, io e Ian la fissiamo con gli occhi sbarrati mentre esce quasi completamente fuori dalla macchina, seduta nel vano lasciato vuoto del finestrino aperto e tenuta in equilibrio soltanto dalle mani arpionate alla portiera.

«Ma sei impazzita?!» le urliamo e io Ian in coro.

«Non rompere anche tu, Harry, e guai a te se rallenti ancora», urla con l'aria in faccia e i capelli al vento.

Mi terrorizza vederla lì in bilico, tutta minuta e sorretta nel suo precario equilibrio dalle sue piccole mani, così io e Ian le afferriamo almeno le caviglie per assicurarci che non cada fuori al primo buco dell'asfalto.

«Per favore, Sally, torna a sederti sul sedile o mi farai venire un infarto», la prego in tono conciliante.

«No», ribatte cocciuta.

«Ci stai facendo preoccupare», provo di nuovo, afferrandole per bene il piede nascosto dalla scarpa e studiando attentamente la strada.

«No, mammolette che non siete altro.»

Guardo preoccupato Ian, incitandolo a fare qualcosa. Lui scrolla la testa e prende un respiro profondo prima di mettersi a urlare per farsi sentire da lei. «Ehi, cretina che non sei altro, guarda che non sei Daisy Duke di Hazzard, quindi metti le chiappe in macchina e smettila di comportarti da ritardata».

Harry ti presento SallyDove le storie prendono vita. Scoprilo ora