2.4 La mia piccola amazzone

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Canzone per il capitolo:

The words – Christina Perri

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La tengo stretta tra le mie braccia a lungo, in silenzio, il suo respiro che si regolarizza lentamente mentre passa leggero sul mio collo; Sally si è addormentata quasi subito e questo non fa altro che suggerirmi quanto profondamente lei sia stanca e stremata. E io, nel frattempo, mentre godo silenziosamente della sua vicinanza, penso, ragiono, rifletto...

Ci sono troppe cose che ancora non riesco a capire: perché Sally sia venuta proprio qui e non da suo fratello? Perché non abbia voluto dire a nessuno che si trova qui? Perché la vedo così cambiata, diversa dalla piccola amazzone che ricordavo?

Ancora non mi capacito di questo cambiamento, ancora fatico a collegare il ricordo della sua allegria, delle sue risate, dei suoi scherzi, a ciò che mi ritrovo ora tra le braccia. Ricordo bene quando mi faceva da spalla nelle mie conquiste femminili nei locali, quando si fingeva lesbica per permettermi di raggirare la preda di turno e aiutarmi a portarmi a letto una ragazza diversa ogni sera.

«Le donne sono bendisposte nei confronti di un uomo se lo vedono con un'amica femmina», mi diceva sempre; «se poi quest'amica è pure lesbica, e quindi non può rivangare nessun diritto sul maschio in questione... beh, il successo è assicurato.»

Ma la Sally che ricordo è ben lontana dalla persona che ora sta dormendo accanto a me; stanca, distrutta, un tremolio costante nel respiro e l'espressione sofferente che non sembrano volerla abbandonare nemmeno nei sogni.

Mentre rifletto su quanto ho visto, su quel poco che Sally mi ha voluto raccontare, mi rendo conto di non poter pensare che lei sia venuta qui solo per me, perché le mancavo o per qualche altro stupido motivo... persino la mia parte più idiota e speranzosa non mi permette di crederci con sufficiente ingenuità.

La sera ha iniziato a scendere fuori dall'appartamento, mentre qui dentro il tempo sembra essersi placidamente fermato, ed è solo una notifica del mio cellulare appoggiato sul comodino che mi obbliga a uscire dalla bolla protettiva nella quale mi sono rinchiuso con lei. Mi sporgo un poco per afferrarlo e, spostando delicatamente Sally per non svegliarla, mi metto a sedere con le gambe incrociate sul materasso.

È un messaggio da un numero sconosciuto.

Ciao...

Solo questo; niente mittente, niente di più... e io, trovandomi sorpreso, replico con l'unica risposta possibile.

Ci conosciamo?

Mi volto a guardare Sally dormire, così indifesa e spaurita, come se il dolore non smettesse di inseguirla nemmeno nel sonno.

La risposta arriva qualche secondo dopo, cogliendomi alla sprovvista.

Sì... sono Julie, la sorella di Stefan.

Resto sorpreso nel ricordarmi di lei, la ragazza degli occhiali e dei libri; non mi aspettavo di certo che si facesse dare il mio numero e mi contattasse in questo modo. Oggi pomeriggio era così impacciata e imbarazzata che sembrava potesse perdere il dono della parola da un momento all'altro; e ora, invece, si è fatta dare il mio numero per contattarmi per prima.

Non so che cosa risponderle, ma per fortuna mi leva lei stessa dall'impiccio.

Julie: Mi dispiace per oggi.

Sam: Per cosa?

Nemmeno ci conosciamo, perché dovrebbe scusarsi con me?

Julie: Ti sarai annoiato un sacco con me... io non sono molto abituata a parlare con la gente.

Harry ti presento SallyDove le storie prendono vita. Scoprilo ora