43. Devi scegliere

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Harry

Soltanto l'esclamazione di Ian spezza il silenzio temporaneo che si è venuto a formare. «Ma che cazzo c'entra adesso Harry?! E poi, perché Sally ha chiamato il tuo amico del college, mamma?» si mette a starnazzare.

Questa situazione non lo mette decisamente a proprio agio, non l'ho mai visto così a lungo fuori controllo.

«Mi dispiace, Ian, ma non posso dirti molto di più... io e Sally ci siamo sentiti qualche volta nelle ultime settimane e mi ha detto che, se dovevo rivolgermi a qualcuno oltre a lei, avrei dovuto farlo soltanto con Harry.»

Linda annuisce, intuendo tutto quello che per ora mi sta ancora sfuggendo. Theodore mi si avvicina con un gran sorriso che vorrebbe essere incoraggiante, ma che mi infonde tutto tranne che coraggio. «Harry, ti andrebbe di fare due passi con me qui fuori in giardino?»

Mi ritrovo a seguirlo fuori senza nemmeno avergli risposto, tutto assorto nella confusione che si è creata nella mia mente e sotto lo sguardo gelido e vendicativo di Ian. Tutta questa attesa non mi piace per niente e mi fa sorgere in mente soltanto brutti pensieri. Cerco di scacciare le immagini che mi mostrano Sally in un letto d'ospedale, affetta da qualche strana malattia mortale di cui non mi ha mai voluto parlare....

«Immaginavo che fossi tu il famoso Harry», commenta Theodore quando abbiamo ormai girato l'angolo della casa, lontani da occhi e orecchie indiscrete.

«Famoso?» domando alzando un sopracciglio.

Il migliore fra tutti i barman che ho visto tra Timbuctù e Portland Maine, o Portland Oregon se preferisci, mi ritrovo inutilmente a riportare questo ricordo alla mente: Sally e le sue citazioni cinematografiche da sbronza.

«Sally, da quando si è rimessa in contatto con me qualche tempo fa, non mi ha parlato d'altro che di te: Harry e i suoi drink fenomenali, Harry che si ascolta i Red Hot Chili Peppers, Harry che guarda Game of Thrones. E poi, devo ammettere di averti riconosciuto dai capelli; forse non dovrei dirtelo, ma credo che Sally abbia proprio una bella fissazione per quelli», dice indicando quella sorta di crocchia che mi sono fatto in fretta e furia prima di uscire di casa.

Ok, quest'uomo sembra un tipo alla mano, gentile e simpatico, ma ancora devo capire che cazzo di ruolo ricopra nella vita di Sally. Un parente lontano? Un amico? Un ex di cui devo temere?

«E lei invece sarebbe?» gli chiedo infine.

Mi porge la mano fermandosi di scatto. «Perdonami, non mi sono ancora presentato. Sono un vecchio amico di università di Linda e Jason, con Linda abbiamo frequentato anche il liceo insieme. Ma oggi per te sono soltanto il dottor Marvin. Ti impedisco però di chiamarmi così, odio il mio cognome... mi ricorda lo psichiatra de I Simpson, quindi puoi chiamarmi semplicemente Theodore.»

Si mette a ridere come se la sua presenza qui sia spiegata soltanto da quel dottore prima del suo cognome.

«Mi scusi, ma continuo a non capire che cosa...»

«Sally non ti ha mai parlato di me?» domanda interrompendomi. «Mi aveva detto che ti aveva accennato del fatto che fosse in cura da me.»

Scrollo la testa, sinceramente non ricordo nulla del genere. Un dottore... e se avesse qualche strana malattia incurabile?!

«Sono il suo psicologo, Harry, la seguo ormai da qualche anno», spiega riprendendo a camminare e io allungo il passo per seguirlo, allontanandoci dalla casa.

Lo psicologo; ricordo che me ne aveva parlato, e sinceramente mi ritrovo a tirare un profondo sospiro di sollievo.

«Fino a un paio di anni fa Sally veniva nel mio studio quasi tutte le settimane, di nascosto da Linda e da tutti quanti ovviamente. Mi conosceva da quando era piccola perché io e mia moglie siamo sempre venuti qui a cena dai nostri amici, e lei sapeva del mio lavoro; così, quando ha sentito il bisogno di parlare con uno specialista, ha pensato di chiamare me, visto che sono una persona quasi di famiglia.

Harry ti presento SallyDove le storie prendono vita. Scoprilo ora