2.33 Quello che mi ci voleva

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Sam

Una volta fuori casa, non riesco a capacitarmi del motivo per il quale ci ritroviamo in quattro in macchina e non solo in due come da programma. Sally ha insistito senza sosta, e per quasi mezz'ora filata, per venire con Harry a pranzo da Lewis e Stefan: si è attaccata al braccio di Julie senza volerla abbandonare, poi si è messa a piagnucolare fastidiosamente per convincerla, visto che da me aveva ricevuto solo un secco no. Alla fine, è riuscita a rigirare così tanto le sue motivazioni che, ora, è seduta dietro con lei, mentre Harry è a lato passeggero, diretti tutti e quattro a casa di Stefan e Lewis per pranzare.

«Ciao, ragazzi!» ci accoglie Lewis arrivando ad aprire la porta dell'appartamento con un sorriso sincero.

Noto la perplessità dipingersi sul suo volto quando abbassa rapidamente lo sguardo nel momento in cui Sally, priva di qualsivoglia delicatezza, si infila tra me e Julie per urlare sorpresa!

«Non pensavo veniste anche voi due.» Non sembra infastidito dell'improvvisata.

«A casa ci annoiavamo e volevamo venire a salutarvi.»

Harry si fa poco più avanti alla mia destra. «La verità è che non ho trovato il guinzaglio per legarla e la museruola per tenerla zitta.»

Stefan arriva alle spalle del compagno solamente dopo qualche secondo e, subito, si fa avanti per salutare la sorella con un abbraccio sincero. Quando alza gli occhi per individuarmi appena accanto a Julie, mi accoglie con un cenno della testa e un mezzo sorriso.

Sally porge le due bottiglie di vino che ha insistito per comprare prima di arrivare qui – e che, a parer suo, dovrebbero valere come pagamento per l'aggiunta di due posti a tavola – e gli altri ci lasciano varcare la soglia.

Il loro appartamento è elegante, ampio e curato, al terzo piano di uno dei palazzi situati in posizione più centrale e non molto lontano dall'ospedale dove entrambi lavorano. Pulito e incredibilmente ordinato, mi sorprendo del fatto che una casa possa essere tenuta in questo modo, visto che dove vivo io è solamente un caos completo. Nel vedere i ragazzi che si affrettano a fare gli onori di casa, mostrando il soggiorno, la camera da letto in fondo al corridoio e la cucina, mi scappa un sorriso. «Sembrate proprio due casalinghe, sapete?» scherzo facendo loro un plateale occhiolino.

Sally scoppia a ridere, Julie si indigna un po', e Harry invece finge che la cosa non lo diverta un mondo. Se un tempo Lewis si sarebbe arrabbiato a morte per una battuta del genere, ormai ha capito che da me non c'è nulla da temere. Mi considera del tutto innocuo.

«E tu, invece, sembri proprio un coglione», mi apostrofa di rimando Lewis.

«Stefan», lo chiamo fingendomi indignato, «hai insegnato troppe parolacce a occhi dolci. Quasi, quasi non lo riconosco più.»

Sfilo la giacca e aiuto Julie a fare lo stesso prima di lasciare tutto sull'appendiabiti. Quando mi rendo conto che i quattro cappotti già appesi sono ordinati in scala cromatica, rabbrividisco.

«Ne dice più lui di me, ormai... allora, com'è andata l'uscita di ieri?» domanda in tono disinvolto. Radar di controllo fraterno: attivato.

Prevedibile.

L'ambiente in cui arriviamo infine è ampio e spazioso, con una zona cucina di tutto rispetto e creata ad hoc per qualcuno che sa davvero cosa farsene di cinque fornelli. Per conto mio, già saperne gestire uno significa aver salvato la giornata.

«È andata bene», mi affretto a rispondere, «anche se tua sorella è una schiappa nel tiro a segno.»

«Sam», strilla Julie, tutta infastidita al ricordo della sua mira vergognosa. «Non è vero. Ho vinto pure qualcosa ieri.»

Harry ti presento SallyDove le storie prendono vita. Scoprilo ora