5. Come mi sono ridotto...

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«Sto andando a fare la spesa, visto che nessuno in questa casa sembra preoccuparsene e c'è il frigo che urla pietà. Vi serve qualcosa?» urlo dalla cucina.

Sam, in boxer bianchi e appena risvegliato alla modica ora delle due di pomeriggio, grugnisce qualcosa toccando la dispensa dove teniamo i biscotti e tutte le sue barrette al cioccolato, e comprendo vagamente che cosa voglia comunicarmi. Lewis, già preso invece dallo studio nella sua camera dalle otto di mattina, mi urla di ricordarmi del suo dentifricio alla menta, mentre Sally non risponde dal bagno dove sento scorrere l'acqua della doccia. Ian deve essere andato a passare la notte da Jessica e non si farà sicuramente vedere per tutto il giorno.

Non mi sono mai capacitato di come sia successo, ma in questa casa sono da tempo diventato il responsabile di tutti gli altri: sono l'unico che sa cucinare, l'unico che di conseguenza sa che cosa serve comprare al supermercato, l'unico che si ricorda la data di scadenza delle bollette... solo nelle pulizie mi rifiuto di metter mano: le odio e le organizzano gli altri... anche se i turni devo sempre ricordarglieli io, soprattutto a quello scansafatiche di Sam, che non è in grado nemmeno di fare una lavatrice e cucinare un uovo da solo.

«Cazzo... non ho chiuso occhio stanotte», commenta Sam mentre si impegna a grattarsi qualunque cosa sotto i boxer.

«E come mai?» faccio l'ingenuo mentre controllo i detersivi che mancano sotto al lavandino.

Ha la faccia inespressiva e lo sguardo completamente assonnato e perso nel vuoto, ma riesce comunque ad alzare un angolo della bocca con fare malizioso e a dire: «Sally non mi ha lasciato dormire.»

«Immagino», commento vago. Se c'è una cosa che Sam non sopporta è quando noi non stiamo a pendere dalle sue labbra per i suoi discorsi sulle avventure di una notte. Ma io so già tutto, e da una fonte decisamente più attendibile.

«Immagino?» chiede lui, lentamente più sveglio e vigile. «Quella là è una furia, ragazzino. Non hai idea di quello che riesce a fare.»

Afferro la bottiglia per bere l'ultimo sorso d'acqua, ma Sam me la ruba dalle mani e la finisce al posto mio. «E... wow... fa dei pom ...»

Lo fermo in tempo. «Ok, ho capito, non ho bisogno di particolari... e vorrei ricordarti di non fare questi discorsi in presenza di Ian... è stato fin troppo bravo ieri sera e potrebbe finalmente decidersi di prenderti a sberle in faccia una buona volta; è pur sempre sua sorella.»

«Non sono ancora così stupido...», e poi continua, abbassando la voce e guardandosi alle spalle. «In ogni caso, stasera ci riproverò di nuovo con Sally.»

Alzo gli occhi al cielo e vado a prendere le chiavi della macchina. Sam non si è mai attenuto alla regola di una notte e stop; lui tiene il conto delle due notti: «la prima notte c'è un po' l'imbarazzo... il problema del non conoscersi in quel senso», spiega sempre lui, mimando posizioni strane con le mani che mi fanno sempre scoppiare a ridere; «la seconda, invece, ti senti più libero e... disinibito. Quella sì che è la notte giusta. Ma ovviamente lo devi fare solo di chi ti fidi, niente pazze psicopatiche che il giorno dopo ti aspettano per mettere l'anello al dito.»

«E la terza notte?» aveva osato chiedere una volta Lewis.

Sam lo guardò stranito. «La terza? E chi ha parlato di una terza?»

Ed ecco a voi il nostro Sam!

Non che io prima fossi molto diverso da lui, ma... ecco, mi sono sempre vantato di comportarmi più gentiluomo. Innanzitutto, per me non è mai stato un obbligo dover conoscere per forza una ragazza ogni sera e finire per portarmela a letto; certo, ammetto candidamente che questo succedeva spesso, ma non andavo nel panico se una serata finiva in bianco. E poi, io sono sempre andato a letto con ragazze che volevano la stessa cosa, solo una notte: non ho mai illuso nessuna con un futuro da sposati e tanti bei bambini, così come si è ridotto a fare Sam a volte.

Harry ti presento SallyDove le storie prendono vita. Scoprilo ora