2.9 Telefonata

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Alla fine, il minimo tempo indispensabile per parlare con Julie è passato troppo velocemente e io mi sono reso conto dell'ora del pomeriggio che abbiamo raggiunto solamente quando ormai era tardi. Mi ero prefisso di lasciare Sally da sola per non più di un'ora, ma alla fine io e Julie abbiamo raggiunto le due ore e mezza a chiacchierare di futilità. Maledicendo me stesso per la mia disattenzione, ho riportato Julie a casa sua il più in fretta possibile, controllando più e più volte il telefono per assicurarmi di non trovare chiamate o messaggi da parte di Sally.

Niente, nulla.

Anche se il fatto dovrebbe sollevarmi, sento un morso al centro dello stomaco che non mi permette di tranquillizzarmi, come se avessi sbagliato a lasciarla da sola. Ormai sono fuori dall'appartamento, dopo aver pateticamente contato i minuti che mi hanno separato dal mio ritorno a casa. Nonostante il tempo passato con Julie sia stato piacevole, io non aspettavo altro che ritornare da Sally.

Sto per scendere dall'auto e ritornare in fretta da lei, quando il cellulare inizia a squillare nella tasca dei jeans; lo afferro con agilità, immaginando di trovare la chiamata di Sally che mi chiede dove sia finito, e invece è Harry.

Impallidisco improvvisamente e, immediato come il tuono in seguito al lampo, ecco che sento la rabbia salire fino alla testa con velocità inaudita.

Per qualche breve e utopico momento, dopo aver sentito le parole di Sally e quelle di Ian, avevo creduto che mi sarei liberato definitivamente di lui, che Harry avesse deciso di sparire una volta per tutte dalla vita di Sally dopo averla così tanto fatta soffrire... ma è ovvio che lui non può svanire così, all'improvviso. Il cellulare squilla ancora, lo lascio cantare mentre richiudo con calma la portiera della mia auto, attento a trovare la concentrazione adatta nel silenzio dell'abitacolo inanimato. È verso gli ultimi squilli che, con un sospiro, rispondo alla chiamata.

«Si può sapere dove cazzo eri?! Porca puttana, ci hai messo una vita a rispondere!»

La voce è potente, rapida, sembrava stesse aspettando il preciso momento in cui avrei risposto, senza darmi nemmeno il tempo per esordire con il canonico pronto.

«Ciao anche a te, Harry; che succede?»

«Oh, ma vaffanculo! Avevo bisogno di parlarti, perché non mi rispondevi?!»

Fatico a trattenere un tono di voce pacato e controllato alla violenza delle sue parole. «Ho appena pranzato fuori, sono in macchina. Parla.»

«Mi ha chiamato Ian; mi ha detto che hai sentito Sally al telefono.»

Afferro il volante e lo stringo con forza. «Sì, Sally mi ha chiamato e mi ha detto che sarebbe andata a New York per qualche settimana. Dice che non dovete preoccuparvi e che sta bene.»

Quasi mi pare di sentirlo ridere amaramente lontano dal ricevitore, poi torna a parlare. «Non preoccuparsi, lei dice... ma vaffanculo, la stiamo cercando tutti, non dormo da giorni perché credevo che le fosse successo qualcosa.»

Mi sembra esageratamente agitato, e io non capisco perché, visto che tutto quello che è successo è stato solamente a causa sua. «Ok, ma te l'ho detto che sta bene. Se la sento di nuovo, te lo dirò.»

«Senti, Sam...», inizia a dire con uno strano tono nella voce, scettico e incupito, «vorrei capire una cosa che non mi quadra affatto.»

Trattengo il respiro, cercando di tenere a menti tutti i fili della mia bugia. «Cosa?»

«Perché cazzo Sally ha chiamato te e non Ian che è suo fratello? Cosa c'entri tu in tutta questa storia?»

Sto iniziando a innervosirmi per il suo tono, per il suo finto senso di colpa per qualcosa che ha tirato in piedi da solo, e soprattutto per le insinuazioni che ha messo nell'accusarmi. «E io che cazzo ne so?

Harry ti presento SallyDove le storie prendono vita. Scoprilo ora