17. Il mio problema

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Se dovessi provare a visualizzare un'immagine che possa, non dico descrivere, ma almeno avvicinarsi a quello che sto provando in questo preciso istante, l'unica che potrei scegliere sarebbe quella di un tuffo in un'enorme vasca di caldo cioccolato fuso.

Per un lunghissimo attimo, tutt'intorno sento annullarsi ogni cosa che non sia Sally: il sapore e la soffice consistenza delle sue labbra, la morbidezza della pelle a contatto con la mia, il suo seno contro il mio petto, il calore che riesce a emanare come una nebbia leggera e penetrante... Devo ricordarmi che a un paio di passi dietro di me si trova la piscina, altrimenti potrei finirci dentro come un cretino senza nemmeno accorgermene.

Sento e percepisco soltanto la ragazza che stringo tra le braccia, desidero tutto di lei con così tanta prepotenza che rischio di cancellare tutte le mie inibizioni, immaginando di poterla avere qui davanti a tutti, infischiandomene delle conseguenze. La voglio così tanto che sento le mie dita affondare sempre di più nei suoi fianchi, e il pulsare del mio flusso sanguigno accelerato nelle orecchie mi sta rendendo quasi sordo. Riesco quasi a udire il lieve fruscio delle sue dita che percorrono svelte la mia schiena, le spalle, per finire a nascondersi tra i miei capelli, artigliandoli e tirandomi giù verso di lei; le sento sulla nuca, sul collo e il loro passaggio è così leggero ma così intenso da lasciare tracce profonde e brividi di desiderio.

E poi, tutt'un tratto, Sally si stacca da me facendo un passo indietro, fissandomi con gli occhi sbarrati dallo sconcerto. Nella manciata di secondi che il mio cervello impiega per capire verso quale parte del corpo sia più importante far fluire il sangue - ma si sa che verso l'alto ci mette più tempo in certi particolari momenti - vedo Sally indietreggiare e poi correre via e non riesco a coordinare nessun movimento in tempo per richiamarla o impedirle di fuggire. Svanisce in mezzo alla folla senza dirmi una parola, senza una maledettissima spiegazione.

Vado a sedermi sulla prima sedia libera che trovo a portata di sguardo, visto che in questo momento la posizione eretta non è davvero l'ideale per me; mi costringo ad aspettare, rimuginando e riflettendo su quello che è appena successo per tentare di tirare le fila dell'accaduto. Ho sbagliato forse qualcosa, magari interpretando male qualche suo segnale?

No, direi proprio di no. Ma allora perché diamine è scappata? Non mi sembrava le facesse ribrezzo mentre si strusciava contro di me.

Appena riacquisisco un minimo di controllo, faccio il giro della festa per cercarla ma, quando torno da Lewis e Ian al bar, mi informano di averla vista andare via dalla festa dopo essere tornata da loro per riprendere la borsa con le chiavi della macchina.

«Ha detto che non si sentiva bene», spiega vagamente Ian.

Registro a malapena che Jessica sembra essere sparita e anche Sam, e che Ian abbia una faccia da funerale, ma ho in mente altro e sto già pensando di andare da lei per chiarire la questione. Sally mi ha già rifiutato una volta e ora sono stanco.

Sto per dire a tutti quanti che voglio andare a casa per vedere come sta Sally, ma ricordo appena in tempo che è meglio non mettere in mezzo Ian in questa storia; so che non è un fratello possessivo, ma è comunque sua sorella e non so quanto gli faccia piacere sapere che ci ho provato spudoratamente senza nemmeno dirglielo. So che avrei dovuto fargliene almeno cenno... e sicuramente lo farò, ma non di certo ora.

Così, invento velocemente una scusa. «Io sono con una ragazza, mi sta aspettando all'uscita... ci vediamo a casa, ok?»

Le facce tristi e cupe di Ian e Lewis mi salutano con un breve cenno. Lewis è davvero strano da parecchi giorni e mi riprometto di fare un discorsetto con lui appena trovo il tempo per indagare che cosa gli stia succedendo; lui è sempre stato comprensivo con me, che amico sarei se non lo aiutassi a mia volta?

Harry ti presento SallyDove le storie prendono vita. Scoprilo ora