10. Al primo posto ci sono i miei

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Sally si accascia a terra e io riesco ad acciuffarla giusto un istante prima che rovini al suolo. È impallidita all'improvviso e trema come una foglia.

È un attacco di panico in piena regola, lo riconoscerei a miglia di distanza perché ricordo quelli che prendevano a mia madre quando io ero piccolo. Il sudore freddo, lo sguardo perso, il respiro accelerato...

Credi che tu stia morendo da un momento all'altro, come se qualcosa di terribile ti stia incombendo addosso, e tu non hai nessun controllo per evitarlo o per tentare fuggirne, mi aveva spiegato mia madre una volta che si era calmata.

Mi lascio tirare a terra e mi accuccio accanto a Sally per parlarle e tentare di tranquillizzarla ma, appena mi avvicino, lei si avvinghia al mio collo, terrorizzata. «Portami via, Harry, portami via», ripete in un sussurro, cercando di non farsi sentire dai suoi genitori, che si sono avvicinati con aria decisamente preoccupata.

La gente nella stanza prende all'improvviso ad agitarsi per l'accaduto e Ian si fa rapidamente avanti, i suoi genitori dietro le sue spalle. «Sally, cosa ti succede?»

Ma Sally non si muove e non mi lascia dalla sua forte presa. Sinceramente, mi sento in profondo imbarazzo perché non ho idea di che cosa poter fare, senza contare i suoi genitori, che cercano giustamente di capire perché si sia avvinghiata a me in questo modo. Lascio a terra il borsone di Sally che avevo ancora appeso il collo e la sollevo sulle mie braccia per portarla in camera, mentre tutti quanti ci seguono con un brusio continuo.

«Che le succede?» pigola Jessica all'orecchio di Ian.

«Deve essere un attacco di panico... non pensavo che le venissero ancora», le risponde per poi seguire la sorella con sguardo attento.

«E che cos'è un attacco di panico?» chiede la cretina.

«Ragazzi, dovreste lasciarla stare per un attimo», il padre interviene con tono preoccupato e severo quando entriamo nella stanza di Sally e la faccio stendere sul letto. C'è tutta la famiglia al completo, a parte lo zio che deve essere rimasto con gli altri in cucina, e io mi sento decisamente di troppo qui in mezzo; ma Sally non mi lascia comunque andare, e sua madre inizia a squadrarmi con il dubbio dipinto sul volto, visto che non mi tolgo dalla presa. Non so proprio che fare.

«Portami via, Harry, ti prego», Sally quasi geme al mio orecchio, in una disperata preghiera di aiuto che mi spezza il cuore: è davvero spaventata. Anche se riluttante, riesco a sciogliermi dalla sua presa e lasciare il campo libero per la sua famiglia.

Sally non sta piangendo, ma gli occhi verdi sono arrossati e spalancati, i muscoli rigidi come se fosse sul punto di essere attaccata da una tigre da un momento all'altro. Vorrei poterla aiutare in qualche modo, ma so come vanno queste cose e passeranno da sole tra qualche minuto; nonostante questo, è comunque dura restare qui a guardarla quando sembra così terrorizzata.

I suoi genitori si agitano intorno al suo letto, chiedendole inutilmente come stia e cosa possono fare per lei; si capisce che hanno già dovuto vedere la figlia in queste condizioni, ma sono comunque preoccupati, e io pure. È così strano vedere Sally in questo modo, spaesata e indifesa, con lo sguardo vuoto ma alla continua e disperata ricerca di un aiuto.

I suoi occhi continuano a vagare per qualche minuto per la stanza, quasi alla cieca, ma alla fine mi trova e, in silenzio, ritorna a chiedermi di salvarla, anche se non so da che cosa. Vuole scappare, vuole che io la porti via dall'appartamento, ma non posso; Jason e Linda non mi permetterebbero mai di portarla via in queste condizioni.

Ma quello sguardo, quella richiesta di aiuto, la salvezza che mi sta chiedendo soltanto con la forza delle sue iridi scure nella penombra della stanza... mi sento in obbligo di fare qualcosa per lei.

Harry ti presento SallyDove le storie prendono vita. Scoprilo ora