2.40 Epilogo

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Sam

Quattro anni dopo...

Esalo un sospiro di sollievo quando finalmente entro nel ristorante, al riparo dal freddo e ancora stretto nel mio caldo cappotto. Nonostante sia solo l'ora di pranzo di questo giovedì di fine novembre, fuori si gela. Il freddo del Montana non fa proprio per me: sto decisamente meglio nella mia cara e assolata California.

Da bravo cavaliere, tengo la porta aperta e lascio passare prima Julie che, tremando e sbuffando rumorosamente, non vede l'ora di sedersi, ma soprattutto di trovare un bagno. Ultimamente, non fa altro che fare pipì.

«Sam!»

L'acuto arriva dall'altra parte del ristorante e la piccola figura dai capelli biondi appena arricciati sulle punte scatta come una furia nella mia direzione. Corre con le scarpine slacciate e io l'agguanto appena in tempo prima che inciampi a terra. «Microbo! Non correre così, che ti fai male.»

«Mamma! Mamma!» urla sempre più forte a pochi centimetri dal mio timpano. «È arrivato Ssam! Hai vissto?!» urla allegra la mini Sally formato confusione che con il tempo ho imparato a conoscere. Più Janis cresce e più la somiglianza con sua madre risulta accentuata.

Noto Harry e Sally accanto al bancone, stanno salutando Julie; ma io, prima di riuscire a muovermi e di fare alcunché, sono costretto a salutare la bambina, che non ci pensa proprio a scendere dalla mia stretta. La boccuccia rosea arriva umida a premere con forza sulla mia guancia, ispida della barba di un paio di giorni.

«Ssei in ritardo», mi accusa la piccola Janis con una sorta di broncio finto sul visino angelico.

«Non è vero», ribatto prontamente con tanto di espressione seria. «Sono in perfetto orario, invece. Dovevo arrivare a mezzogiorno e ora sono esattamente le dodici. Impara a leggere l'ora.»

«Ma io ssono piccola per quelle cosse», replica lei prontamente, con una parlantina fuori dal normale per una bambina di poco più di tre anni, a eccezione per quella s sibilata che pare ormai diventata una sua caratteristica.

Sally tiene ancora in mano uno strofinaccio mentre si avvicina a noi due. «Janis, lascia andare Sam, che è appena arrivato. Non si salta addosso alla gente di continuo. È maleducazione.»

Scocco a Sally un'occhiata in tralice. «Taci, che lo facevi anche tu.»

Il suo indice sulle labbra mi intima a un complice silenzio; riprende la piccola dalle mie braccia per rimetterla a terra. Ma la piccola mini Sally non sembra molto propensa a lasciarmi stare. «Mi fai un bel dissegno, Ssam?»

Gli occhi verdi che mi stanno scrutando con incredibile intensità sono identici in maniera quasi inquietante a quelli di Harry: non molto grandi, ma dalla forma appena allungata e circondati da un filare di ciglia foltissime. La bambina non aspetta altro che io le dica di sì per potermi sequestrare tutto il giorno, così come ha sempre fatto ogni volta in cui sono venuto qui. Oramai, Julie mi trascina dalla sua amica in ogni momento disponibile. Beh, piuttosto che passare le feste con i genitori insopportabili di Julie, che dopo il nostro matrimonio sembrano essere diventati ancora più insopportabili...

«Sam è appena arrivato, non tormentarlo come fai di solito. Piuttosto, invece che gironzolare tutto il tempo, vai a cercare tua sorella e dille di venire qui.»

«No», è la risposta pronta, accompagnata pure da un cenno della testa e dalle braccia incrociate.

Janis tiene cocciutamente lo sguardo puntato in alto mentre sfida apertamente l'ordine della madre. «Ti ho detto di andare.»

«No», ribatte per la seconda volta, e ora si aggiunge pure il piedino che batte a terra per rendere il suo rifiuto ancora più chiaro.

«Piccola», mi intrometto. «Adesso vai a cercare tua sorella, così poi tornate qui tutte e due e giochiamo insieme anche con zia Julie, ok?»

Harry ti presento SallyDove le storie prendono vita. Scoprilo ora