65. Chiudere la porta a chiave

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Harry

L'ho sempre pensato: in questo appartamento ci sono davvero troppe persone per pochi metri quadrati. Provo a rifarmi il nodo alla cravatta per la quarta volta e busso nuovamente al bagno con più impazienza.

«Devo iniziare a preoccuparmi, Sally?» domando.

Cazzo, ero sicuro di ricordarmi come si facesse questo maledetto nodo...

«Perché?» chiede a denti stretti e me la immagino tutta concentrata mentre cerca di truccarsi a due centimetri dallo specchio con la mano tremante.

Siamo ritornati giusto ieri in California per andare al matrimonio di una cugina di Sally e Ian e al quale siamo stati tutti invitati: matrimonio in chiesa con ricevimento che si svolgerà nella villa degli Scott, visto che il loro enorme giardino credo che potrebbe accogliere un nuovo concerto di Woodstock da quanto è grande.

Ieri pomeriggio Sally è andata a parlare con i suoi genitori, che l'hanno tartassata di chiamate durante tutta la sua assenza per capire dove fosse finita e quali intenzioni avesse; chiamate alle quali lei ha sempre risposto nello stesso identico modo: sto bene, non preoccupatevi, sono con Harry. Essendo che era proprio quest'ultima la parte che a suo padre non andava affatto giù - visto che evidentemente lui pensa che io sia una sorta di pazzo delinquente che si infila nelle case delle persone a menare la gente a caso e rapire figlie innocenti -, ho proposto a Sally di accompagnarla per poter chiarire la questione personalmente con lui, ma lei si è rifiutata più e più volte. Ha detto che la mia presenza sarebbe stata solo deleteria e che gli avrebbe parlato da sola perché è il mio papà e io so rigirarmelo come voglio perché sono la sua principessa. E Ian, passato a prenderla da lavoro all'appartamento per portarla a cena dai suoi, ha confermato con una punta evidente di fastidio.

Al loro ritorno, le parole di Sally sono state: «Papà ha finto di credere al malinteso del bagno, quindi almeno per un po' la tua virilità è al sicuro. E ringrazia la mia mamma per questo, perché ti adora e credo davvero che le sia venuta voglia di adottarti.»

Quindi, almeno per oggi, credo di essere al sicuro. Manca ancora la questione Sally-viene-a-vivere-con-me, ma quella parte la lasceremo a dopo il matrimonio... con molta calma: non voglio rischiare troppo con suo padre.

Ma torniamo a questo maledettissimo nodo alla cravatta e alla preparazione per la giornata che ci aspetta. Sally si è rinchiusa nel bagno da almeno quaranta minuti per agghindarsi e truccarsi, mentre tutti noi stiamo vagando come anime in pena per l'appartamento mentre cerchiamo di vestirci al massimo della nostra eleganza, nella speranza che Sally si decida a lasciarci entrare per permetterci almeno di guardarci nell'unico specchio della casa.

Sbuffo per la quinta volta. «Mi preoccupo perché sei rinchiusa nel bagno da troppo tempo e non dovrei ritrovarmi a pensare che ti stai trasformando in un essere troppo femminile. Sai, vorrei almeno riconoscerti quando esci.»

«Vaffanculo», cantilena in risposta. «Ha parlato l'uomo che ha i capelli quasi più lunghi dei miei.»

«Zitta, che ti piacciono i miei capelli», borbotto mentre riprovo per l'ennesima volta a fare il nodo dal principio.

«Solo in certe occasioni», ribatte prontamente.

Sogghigno. «Sei una porca.»

«Sei tu che mi offri le battute su di un piatto d'argento, non ci posso fare niente.»

«Sally, devo pisciare», si intromette Sam, comparso improvvisamente al mio fianco, il pugno chiuso che batte insistentemente sulla porta.

«Ma sei scemo?» gli dico squadrandolo dalla testa ai piedi. «Perché hai messo lo smoking?»

Harry ti presento SallyDove le storie prendono vita. Scoprilo ora