2.1 Puntuale come sempre

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Sam

Fumare.

Semplice e inutile piacere dannato.

Le labbra che premono sul filtro, le dita colorate dal tabacco carbonizzato, il fumo caldo, pieno, odoroso e pregno di malevolo godimento.

È con noia che osservo la nebbia che si disperde a ogni mio respiro, a ogni boccata, e continuo a guardarla mentre si allontana da me. Tutto si allontana da me, del resto.

Penso a tutto mentre fumo, e in fondo a niente. Forse cerco di riflettere su me stesso, su quello che ero e ciò che sono diventato, sulla mia vita... questa stupida e inutile vita che sono costretto a portare avanti.

Che patetico del cazzo. Posso quasi immaginarmi ora, come uno spettatore esterno di ciò che sono arrivato a essere. Ecco a voi, gente: quell'essere abbandonato sulla panchina, il ragazzo che ormai è solo un ricordo, l'uomo che ancora non è diventato. Esatto, sì, proprio lui: quello che si finge ciò che non è, quello vestito in giacca e cravatta allentata, quello con l'orologio al polso e i tatuaggi che non cerca nemmeno di nascondere. Quello sono io, fermo sulla panchina fuori dal mio appartamento a fumare una sigaretta. Solo.

I tempi dell'università sono finiti, i giorni e le notti trascorse in compagnia di Ian, di Lewis o di Harry sono passati. In quell'appartamento scrigno di gioie e ricordi passati ormai vivo da solo.

Lewis si è trasferito a casa di Stefan da qualche mese e lavora a tempo pieno al pronto soccorso dell'ospedale di zona. Non ha più tempo per Sam.

Ian viaggia continuamente in giro per la California per l'azienda di famiglia, chiudendo contratti e accompagnando il padre e la madre in giro alle varie riunioni per imparare il mestiere. Non ha più tempo per Sam.

Infine Harry, che vive e lavora in un altro stato, con un'altra vita, pronto a sposarsi con... con lei. E loro due non hanno più tempo per me.

Resto in attesa, seguendo di tanto in tanto con lo sguardo gli universitari che camminano sul marciapiede, e non posso impedirmi di vedere ciò che sono adesso prendere sempre più distanza da loro, vedendo il vecchio me allontanarsi sempre di più.

Il passato fatto di università, di lezioni saltate ed esami ai quali sono stato bocciato, di feste, di alcol e fumo, di donne...

Le donne...

Dio, come sono cambiato. Se il vecchio Sam potesse guardarmi, così come stanno facendo quei ragazzi che mi stanno passando davanti in questo momento, forse mi riconoscerebbe a malapena. Potrebbe sembrare persino buffo a rifletterci su, vedere me su questa stessa panchina così come un tempo vedevo Harry, quando lo prendevo per il culo per il suo muso lungo, per il cuore che Dakota gli aveva spezzato dopo averlo tradito e poi lasciato. Harry, però, ha alla fine trovato in Sally la sua metà, quella Sally che io continuo con imperterrita illusione a chiamare mia...

Ora sono qui al suo posto, anni dopo, con lo stesso muso lungo e lo stesso cuore in frantumi, ma qui con me non c'è Sam che mi fa ridere e pensare ad altro; non c'è Ian, che sbircia di continuo il suo telefono in attesa di una cazzo di risposta da parte della fidanzata; non c'è nemmeno Lewis, che ci avrebbe aspettato silenziosamente a casa e, come prima cosa, mi avrebbe chiesto se avessi studiato per l'ultimo esame prima della laurea... e, infine, non c'è lei. Non c'è Sally: la mia piccola amazzone.

Alzo lo sguardo soltanto un poco, il sole del tardo pomeriggio di inizio primavera che resta bloccato tra le mie ciglia scure, e ricerco con un battito del cuore il ricordo della sua visione, delle sue gambe snelle, delle sue braccia agitate, del suo sorriso radioso il giorno in cui è entrata nella mia vita senza più riuscire a sparirne.

Harry ti presento SallyDove le storie prendono vita. Scoprilo ora