2.8 Onesto

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Con Julie che mi resta accanto silenziosa, percorro il corridoio che porta dall'appartamento fino al portone principale della palazzina, diretti alla mia auto.

«Sei venuta in macchina?» le chiedo, pensando già alle disposizioni da mettere in atto per quando dovrò riportarla a casa.

«No... ho preso l'autobus per venire qui.»

«Non guidi?»

«Non ho mai preso la patente», ammette premendo le labbra tra loro.

La guardo stranito e sorpreso. «E perché?»

Alza solo per un attimo lo sguardo, i suoi piccoli occhi azzurri e intensi che fanno capolino sopra la montatura degli occhiali. «Non so... non sono molto pratica e sono troppo insicura. Preferisco prendere i mezzi pubblici, oppure mi accompagna Stefan.»

Apro la porta della palazzina e sto già per lasciare Julie indietro, ma devo ricordarmi di farla passare per prima così come il fottutissimo galateo richiede. Se non devo provarci con una ragazza, queste puttanate da gentiluomo fatico sempre a ricordarmele. «Capisco...», continuo in tono vago, anche se non capisco proprio come una persona possa pensare di studiare o lavorare senza una macchina disponibile per gli spostamenti. «Tuo fratello è un tipo simpatico.»

Sono sincero? Non mi importa un cazzo di fare conversazione, men che meno sul biondo ragazzo che si scopa il mio amico. Il mio cervello ora è solamente settato sulla consapevolezza di essere uscito per pranzare, mentre Sally è chiusa nell'appartamento; nelle condizioni in cui si trova, dopo l'attacco di panico di ieri notte, le lacrime e la sua confessione a proposito del bambino che ha perso, non ho alcuna voglia di lasciarla da sola.

«Hai capito, Sam?»

Riporto la mia attenzione su Julie e devo chiederle di ripetere la domanda che deve avermi fatto mentre i miei pensieri erano altrove. «Scusa, stavo pensando a una cosa... dicevi?»

Sembra parecchio delusa per la mia distrazione e il suo viso trasparente pare mostrare tutti i suoi pensieri; si schiarisce la voce e ripete. «Dicevo che Stefan mi parla sempre molto bene di te.»

Immagino che la sorpresa ora sia ben visibile sul mio volto. «Davvero?»

«Sì. Dice che sei un ragazzo simpatico, ironico e scherzoso... e che avresti bisogno di uscire più spesso», spiega ma, subito dopo, ecco che si mette una mano davanti alla bocca e il suo viso prende a colorarsi di un rosa intenso. «Oh, no... quest'ultima cosa non dovevo dirla.»

«Così, è questo che dicono di me?»

«Scusa... io... ti prego, non dirgli che te l'ho detto... Lewis dice soltanto che è preoccupato per te, che non esci più e...»

Prendo un respiro profondo e smetto di ascoltarla. «Lasciamo perdere.»

Salgo in macchina con un silenzio indispettito e aspetto che richiuda la sua portiera. «Dove vuoi andare?»

Lei sembra faticare non poco con la cintura di sicurezza, così sono costretto ad aiutarla. Quando mi avvicino per afferrare la cintura, ritrovando il suo viso estremamente ravvicinato, la vedo immobilizzarsi all'improvviso, un mezzo sospiro bloccato in fondo alla gola nemmeno stesse per tuffarsi in acqua in vista di una lunga apnea. Mi viene da sorridere ma, oltre a una mezza occhiata divertita, non commento ulteriormente.

«Allora? Hai qualche idea su dove andare a mangiare?» la incito, visto che non mi ha ancora risposto.

Lei si schiarisce la voce e prende un respiro profondo. Cazzo, se fa tutte queste scene solo perché mi sono avvicinato per caso, se le infilassi la lingua in bocca all'improvviso, cosa farebbe?! Perderebbe i sensi?

Harry ti presento SallyDove le storie prendono vita. Scoprilo ora