18. Una sola notte

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Canzone per il capitolo:

Keep the streets empty for me - Fever Ray

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«In che senso?» chiedo di getto, stranito per quell'affermazione che mai mi sarei aspettato. Per un attimo, avevo quasi iniziato a credere alla possibilità dell'agente della CIA...

«Quanti sensi potrebbero esserci? Nell'unico senso possibile, Harry»; è davvero imbarazzata e prova di tanto in tanto a guardarmi da sotto in su per capire se io le creda o meno.

«Mai... mai?» provo a chiederle.

Lei annuisce appena.

«Sam ha detto... beh, ha detto che sei venuta due volte, a essere sincero.»

Sally fa un gesto rapido con la mano. «Ho finto con lui... ho sempre finto con tutti. A nessuno piace far sesso con qualcuno che non riesce a... hai capito.»

«Ma ti piace farlo, almeno? O non senti proprio niente?»

Forse potrei sembrare un dottore mentre chiede i sintomi di una malattia curiosa e sconosciuta ma... non riesco proprio a capire. Mi sembra una faccenda così strana.

«Certo che mi piace, a chi non piace fare sesso? È solo che non riesco a... concludere.»

«E come mai non riesci? C'è un motivo particolare?»

Sally sospira e avvicina le ginocchia al petto. «Lo psicologo diceva di sì.»

«Lo psicologo?» domando stranito. Per qualche motivo, non riesco a immaginare Sally da uno strizzacervelli.

Si è irrigidita ancora e sono certo che stia per troncare di nuovo il discorso a metà, ma questa volta la anticipo. «Non ci provare ad alzarti o a chiudere la bocca, ora voglio che mi spieghi tutto. Fino a poco fa eravamo amici, giusto? Potresti spiegarmi cosa ti frulla in quella testolina?» dico, tentando di addolcire il tono.

«Il fatto è che... i miei genitori e mio fratello non sapevano che andavo dallo psicologo, e nemmeno conoscevano il motivo dei miei attacchi di panico. Non l'ho mai detto a nessuno.»

«Nemmeno a Ian?»

Scrolla la testa. Mi appoggio con la schiena al muro e le cingo le spalle con il braccio per avvicinarla, e mi tranquillizzo quando la sento accoccolarsi contro il mio petto.

«E a me... ti andrebbe di raccontarmi qualcosa?»

Non sono suo fratello, non sono praticamente nulla per lei... ma spero abbia voglia di aprirsi un po' con me.

E alla fine, lei lo fa davvero. Si mette comoda tra le mie braccia, sento ancora l'umidità delle lacrime sulla mia spalla, e inizia a raccontare.

«Quando ero piccola non ero molto diversa da come sono ora; io e Ian eravamo inseparabili, stavamo sempre insieme e io mi divertivo a giocare con lui con le macchine e i soldatini per fare la guerra. Sono sempre stata un po' un maschiaccio, forse perché io e Ian siamo gemelli e l'ho sempre avuto accanto...

Ma, a quel tempo, oltre a Ian, a mio padre e a mia madre, c'era un'altra persona che adoravo e per cui avrei fatto di tutto: mio zio. Ti ricordi di lui? Lo hai conosciuto anche tu.

Credevo di esserne innamorata, sai? Un po' come tutte le bambine lo sono degli zii o degli amici dei fratelli più grandi. Zio Fred era grande, bello, e tuttora è affascinante, non lo si può negare. E io ne ero innamorata persa. Se con Ian ci arrampicavamo sugli alberi e strappavo i pantaloni quando scivolavamo per la collinetta di terra dietro casa, quando arrivava lo zio correvo a mettere il mio vestito più bello; mi pettinavo i capelli e mi facevo aiutare dalla mamma a mettermi tanti fiocchetti nei capelli. Ian mi prendeva in giro chiamandomi femminuccia, ma io ne ero ben contenta; sapevo di essere carina e volevo esserlo per lo zio.

Harry ti presento SallyDove le storie prendono vita. Scoprilo ora