67. Presa ferrea

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Canzone per il capitolo:

Bad blood – Taylor Swift & Kendrick Lamar

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Sally

Harry è furioso, lo vedo puntare gli occhi infuocati verso di lui come un leone appena prima dell'attacco; mi sposta rapidamente dalle sue gambe per balzare giù dalla panchina sulla quale eravamo seduti. «Questa storia deve finire una volta per tutte.»

Mio zio deve essere arrivato in ritardo, e io lo aspettavo da tutto il giorno. Non ho voluto dire nulla a Harry per non farlo agitare troppo e non tenerlo in allarme continuo. Da tempo sapevo che lui avrebbe partecipato a questo matrimonio, e infatti la mia prima idea era stata quella di inventare una scusa qualsiasi per non presentarmi e restare lontana con Harry, al sicuro. Era la soluzione più semplice, dopotutto: la fuga dai problemi, l'unica soluzione che ho sempre attuato. Fino a oggi.

Dopo quella notte, dopo aver parlato con Harry e aver finalmente confessato tutto quello che mi portavo dentro, dopo aver ripulito una parte delle mia coscienza solo sfogandomi e lasciandomi consolare dalle sue parole di conforto, ho capito che avrei dovuto fare qualcosa per me, e anche un po' per lui. So bene che prova rabbia e che sta male nel vedermi durante i miei attacchi, e io non voglio in alcun modo che lui possa soffrire a causa mia, o peggio: compatirmi.

Per tutti questi anni ho subito in silenzio, sono rimasta inerme nei miei problemi senza fare altro che soffrire sempre di più e di fossilizzarmi nel passato, e ho capito che nonostante io sia lontana miglia e miglia da mio zio, che l'idea di vivere con Harry a casa sua sarebbe stata la soluzione migliore per scappare dai miei ricordi e dal mio passato, so che prima o poi nella mia vita mi sarei dovuta decidere di chiarire la situazione, affrontarla con le mie sole forze una volta per tutte.

Così ho confermato a Ian che io e Harry saremmo venuti al matrimonio, ho girato insieme ad Dianne tutti i negozietti del paese alla ricerca di questo abito, di questo preciso vestito che è così simile a quello che portavo quel giorno...

Non lo so, forse sono soltanto masochista, ma sento che oggi è il giorno giusto, l'occasione migliore per risolvere questa storia. Non ho un piano preciso da attuare, so soltanto che se riuscirò a resistere alla sua presenza senza crollare, senza farmi soggiogare dal panico che sento montare nel petto e fin su alla gola, allora sarà già una vittoria per me.

Ai tavoli i camerieri chiamati dal catering stanno iniziando a servire gli antipasti e zio Fred, guardandosi intorno e continuando a parlare con alcuni parenti, si siede insieme agli altri, nel posto che ho chiesto esplicitamente ai camerieri di posizionare vicino al mio.

Harry è già sceso dalla panchina e ha preso a camminare a gradi falcate verso il tavolo, esattamente come avevo previsto che facesse, ma riesco a trattenerlo per il polso prima di attirare eccessiva attenzione. «Harry, fermati!»

Cerca di levarsi dalla mia presa; il suo sguardo è opaco ma determinato: credo di non averlo mai visto così fuori di sé, se non quel giorno nel bagno di casa mia. «Sally, non si può più andare avanti così. Non la può passare liscia e»

«Lo sapevo», lo interrompo di getto, «io lo sapevo che oggi ci sarebbe stato. Lo stavo aspettando.»

Tutta la situazione è tesa e agitata, e la vista di quell'uomo seppure lontano riesce a ribaltare tutte le mie convinzioni e il mio autocontrollo.

I suoi occhi restano sbarrati nella sorpresa e tornano per un istante a concentrarsi su di me, sul presente e su quello che stava per fare. Così, nello sconcerto del momento, riesco a bloccarlo nella sua avanzata trattenendolo con forza per il polso. «E perché non me lo hai detto prima?»

Harry ti presento SallyDove le storie prendono vita. Scoprilo ora