2.23 Stavolta ho vinto io

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Sam

Questa volta, all'entrata della grande biblioteca, non incontro il cretino con gli occhiali che avevo già visto durante la mia prima visita, e che soprattutto avevo visto portarsi via Julie. Chiedo al primo impiegato che incontro dove si trovi la ragazza e attraverso la biblioteca per cercarla. Ci sono molti studenti che giungono in biblioteca per passare la pausa pranzo con un panino e un libro da studiare, e la maggior parte di loro mi guarda con aria incuriosita per il grosso mazzo di margherite che porto in mano.

Non impiego molto a trovarla infine nella sezione di Diritto e Legislazione: è china nello scaffale più basso e sta cercando di prendere un libro che, evidentemente, è stato spinto troppo indietro e che fatica ad afferrare. È a quattro zampe e con il didietro ben in vista... e ammetto di non salutarla subito, ma di prendermi un paio di secondi per ammirare la visione solo in parte nascosta dai jeans.

«Ciao, Julie», la sorprendo chinandomi verso di lei

Non appena sente la mia voce, eccola che scatta in alto con la testa e le spalle, colpendo con forza il ripiano in metallo dello scaffale. «Ahi!»

Mi accuccio subito per controllare la situazione, la botta che ha preso devono averla sentita fin dall'entrata. «Cazzo, ti sei fatta male?»

Lascia uscire la testa dallo scaffale e si siede a terra, massaggiandosi la nuca dolente. Le sono pure caduti gli occhiali. «Da morire...» poi alza lo sguardo verso di me e mi guarda con aria confusa. «Mi gira la testa.»

Le sorrido e le porgo gli occhiali. «Lo so, faccio questo effetto di solito alle donne.»

Lei mi guarda con aria di sufficienza, prova ad alzarsi in piedi ma ci ripensa subito e torna a sedersi a gambe incrociate. Controlla che gli occhiali non si siano sporcati e li rimette a posto. «Che ci fai qui, Sam?»

«Volevo portarti questi e invitarti a pranzo», rispondo con sicurezza mostrandole i fiori. «Ma a questo punto, spero che non saremo costretti a prendere un panino per strada e accompagnarti in ospedale. Come ti senti?»

Julie sbatte ripetutamente i suoi piccoli occhi azzurri nascosti dagli occhiali e sembra far mente locale su dove si trovi. «Mi... mi sta passando. Credo.» Prende i fiori e mi scruta sospettosa. «Grazie... perché mi hai portato dei fiori?»

«Perché una ragazza come te ha bisogno di qualcuno che le porti tutti i giorni dei fiori. Ti si legge in faccia.»

Cerca di reprimere un sorriso, ma non ci riesce, così si accontenta di passare una mano sulla bocca per nasconderlo. «Come facevi a sapere che mi piacciono le margherite?»

Mi siedo accanto a lei, sorprendendola un poco per il mio gesto. «Intuito, credo.»

«Intuito... o Instagram?»

Mi fingo sicuro, ma con un sorriso malizioso sulle labbra. «Assolutamente intuito... aiutato dalle foto di te sui social. Ovviamente.»

«Certo che le botte in testa fanno male, eh...»

«Abbastanza, ma mai quanto un pugno sul naso. Quello è terribile.»

Aggrotta la fronte. «Ti hanno tirato un pugno sul naso in passato?»

«Più di uno... sai, quando ci provi spudoratamente con le ragazze degli altri, non va mai a finire bene.»

«E perché ci provavi se sapevi che erano fidanzate?»

Alzo le spalle con aria innocente. «Non ce l'avevano scritto mica in faccia. Ballavano con le amiche, io mi intromettevo... e poi il problema era che si intrometteva pure il lui della questione.»

Harry ti presento SallyDove le storie prendono vita. Scoprilo ora