50. Proprio accanto a lei

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Harry

L'ho detto.

Vaffanculo, finalmente ce l'ho fatta. Non aspettavo altro che dirglielo da quando mi ha permesso di entrare nella sua camera e restare con lei. Alla fine ci sono riuscito. Non potevo più pensare ad altro e vederla seduta sulla sua scrivania, piccola e minuta ma agitata nelle sue rimostranze, i capelli legati a casaccio, lo sguardo corrucciato e le sue mani che vagavano in aria per riuscire a trovare un insulto adeguato da rimandarmi indietro... insomma, mi sono reso conto che in quel momento lei fosse la cosa più bella che io avessi mai incontrato in vita mia. Mi sono reso conto di amarla, ho realizzato che buona parte della mia vita è cambiata da quando l'ho conosciuta, che ormai si è aggiudicata un posto fisso nella mia mente e nel mio cuore per tutto il suo modo di essere, per essere la ragazza più strana e particolare che io abbia mai incontrato; e, soprattutto, se devo essere onesto con me stesso, l'idea di un immediato futuro al suo fianco è l'unica cosa che desidero davvero.

Sally, dapprima offesa dal mio continuo chiamarla fungo o funghetto, cambia completamente espressione alle mie parole: all'inizio c'è sorpresa, poi una sorta di piattezza senza reazione, e infine vedo la preoccupazione crescere sul suo volto illuminato dal sole limpido che arriva dall'esterno. Indossa una maglietta verde evidenziatore e i pantaloni lunghi della tuta, i piedi nudi che si muovono nell'aria che passa tra la scrivania sulla quale è seduta e il pavimento che non raggiunge nemmeno lontanamente. Per qualche istante resto a fissarla con il sorriso, divertendomi per la forma che la sua bocca assume mentre resta socchiusa; poi, prima che le venga un attacco d'ansia che nessuno di noi due vuole, faccio un passo avanti e la abbraccio. «Non devi dire niente ora, Sally.»

Mi sento stranamente calmo ora, diverso da quello che mi aspettavo. Prima di lei, avevo detto queste parole solamente a Dakota e, allora, erano state solamente una risposta al suo ti amo. Credevo davvero di amarla, e forse l'ho amata sul serio per qualche tempo, ma ora che sono qui con Sally tutto quello che è stato prima sta sbiadendo lentamente, facendomi allontanare da tutto ciò che ormai giudico di poca importanza.

«Ma io...», prova a dire con il viso contro il mio petto, ma la interrompo, tirandomi leggermente indietro per guardarla negli occhi.

«Non mi sono sbagliato a dirlo. Ti amo davvero, Sally, e so che lo sai anche tu da qualche giorno, altrimenti non sarei arrivato fino a qui. Dovevo dirtelo, non riuscivo più a tenermelo dentro, ma non voglio che tu ti senta a disagio, forse pensando di dovermelo rendere per obbligo. Io non mi sono sbagliato e voglio che, se mai un giorno me lo dirai, sarà perché lo pensi davvero», le spiego mantenendo il sorriso.

Sally abbassa il viso e posa con delicatezza una mano sul mio addome. «Harry, io non so che cosa dire.»

Le prendo le mani e le porto sulle mie spalle. «Non ti ho chiesto nessuna risposta, niente di niente. Volevo soltanto dirtelo io... tutto qui. E, se mai un giorno ti sentirai di poter ricambiare, allora voglio che lo farai in un momento speciale. Non voglio sentirti dire quelle parole solo perché ti senti in obbligo di ricambiare. Mi merito il meglio, dopotutto, no?» le dico alzando un sopracciglio con fare ostentato.

Al mio scherzo, Sally si rilassa e ricambia il sorriso. «Presumo di sì... un momento speciale?»

«Certo: fiori, aerei in cielo che passano con scritte gigantesche, cioccolatini a forma di stupidi cuori... quelle cose lì, insomma.»

«Ok, capito... e quindi, il fatto di prendermi in giro e chiamarmi fungo per te è stato un momento speciale?»

Scoppio a ridere di gusto. «Amo prenderti in giro, tu lo fai sempre con me», rispondo avvicinando il mio viso al suo e facendo sfiorare la punta dei nostri nasi.

Harry ti presento SallyDove le storie prendono vita. Scoprilo ora