29. Ninna nanna

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Sto guardando l'orologio da circa dieci minuti.

La moglie di Frank è corsa qui con il bambino poco fa, si è assicurata che lui fosse in ufficio, ci si è fiondata dentro come un fulmine e ancora non è uscita; o forse, se ne è andata dalla porta sul retro e io non me ne sono accorto. Mi sembrava molto preoccupata e la sua espressione mi ha decisamente messo in ansia.

Sposto lo sguardo su Sally e, a essere completamente sincero, non ha fatto grossi miglioramenti da ieri; è lenta nel portare le ordinazioni e, anche se fin'ora non ha ancora distrutto o rovesciato nulla, il rischio lo ha scampato troppe volte per restare immune al calcolo delle probabilità per tutte le prossime ore.

Quello che non riesco a capire è che non è affatto una ragazza stupida, e nemmeno così poco sveglia da non riuscire a destreggiarsi in un lavoro non così complesso come quello del cameriere, contando pure che deve occuparsi di pochi tavoli e che stasera non c'è nemmeno così tanta gente.

Per qualche ragione, forse non così troppo infondata, mi viene da pensare che sia lei a volersi comportare in questo modo, anche se non trovo alcun motivo valido per doverlo fare.

Sto terminando di lavare gli ultimi bicchieri per lasciarli asciugare sul ripiano, quando alzo gli occhi e trovo Dakota, seduta al bancone di fronte a me con un sorriso radioso.

«Sorpresa!» esclama tutta contenta.

«Ehi, cosa ci fai qui?»

Sposto lo sguardo su Sally che si è appena fermata con un drink a mezz'aria, sotto gli occhi avidi del cliente che sta aspettando di bere al proprio tavolo. Sta guardando nella mia direzione.

«Mi avevi detto che stasera non ci saremmo potuti vedere perché eri al lavoro... così ho pensato di passare a salutarti e stare un po' qui con te», spiega. Allunga un braccio e mi sfiora il dorso della mano.

Non so che dire, non me lo aspettavo di certo. «Ok, grazie.»

«Allora... sei sempre il miglior barista della zona?»

«Vedo che la mia fama mi precede... certo, sono sempre il miglior barman del mondo»..."Il migliore fra tutti i barman che ho visto tra Timbuctù e Portland Maine, o Portland Oregon se preferisci"

Le parole riecheggiano nella mia mente, e sorrido al ricordo.

«Oddio», mi interrompe all'improvviso. «Hai visto che disastro quella cameriera?

Ma, aspetta... non è la sorella di Ian? Da quando lavora qui?»

Il suo tono mi fa immediatamente capire che non provi esattamente simpatia per lei. Seguo la direzione del suo sguardo e individuo prima il vassoio rovesciato a terra, e poi Sally, che sta cercando si rimediare togliendo i vetri rotti dal pavimento.

«Poverina... io se fossi in lei sprofonderei di vergogna», commenta con finta pietà.

Sally si affretta a togliere i resti dei bicchieri e arriva velocemente al bancone, usando soltanto la mano sinistra per posare il vassoio. Non dice una parola e sparisce nella porticina che dà verso l'ufficio e lo spogliatoio.

«Ma che le prende?» chiede Dakota.

Scrollo le spalle, senza sapere che cosa rispondere. Svuoto pazientemente il vassoio nel cestino, pensando che Sally sia semplicemente andata a sciacquarsi le mani in bagno, quando mi accorgo di alcuni pezzi di vetro sporchi di sangue.

«Maledizione», impreco. «Dakota, torno subito.»

Mi fiondo in bagno e trovo Sally con l'indice piazzato sotto il getto di acqua fredda del rubinetto, mentre un'ampia macchia rossa si sta spargendo nel lavandino. «Porca puttana, porca puttana, porca put...»

Harry ti presento SallyDove le storie prendono vita. Scoprilo ora