47. Posso spiegarti come sono andate le cose?

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Harry

Sono dei passi quelli che sento muoversi fuori dalla porta chiusa della camera; ci sono altri rumori, più ovattati, ma non riesco a capire da dove arrivino, anche se tutto mi fa capire che la domenica in questa casa gigantesca deve essere già incominciata. Non ho ancora aperto gli occhi, ma credo sia tarda mattinata a giudicare dalla luce del sole che entra prepotentemente dalle finestre e che riesce a penetrare attraverso le mie palpebre chiuse. Sono sveglio da qualche minuto ma, se devo essere sincero, non mi sento così tanto ben disposto all'idea di aprire gli occhi.

Ho paura. Ieri notte mi sono addormentato con Sally tra le braccia, e ora ho il timore di non ritrovarla più nel letto. In effetti, appoggiata al mio petto non c'è e non sento più il calore del suo corpo vicino al mio. Ma non posso stare ancora ore qui ad aspettare, così prendo coraggio e apro gli occhi.

Sally è sveglia da non so quanto, ma c'è, ed è già un buon inizio.

«Buongiorno», mormoro con una voce orrendamente profonda.

È seduta con la schiena appoggiata alla testiera del letto, un album da disegno sulle ginocchia e una matita in bocca, tutta impegnata a sfumare qualcosa nel suo disegno con l'indice macchiato di grafite. Appena si accorge del mio risveglio, lancia da una parte l'album e tenta in tutti i modi di nascondere la matita, ma ormai l'ho vista. «Cosa stavi facendo?»

«Niente», risponde vaga.

Mi tiro su e, da buon ficcanaso, mi allungo sopra di lei e inizio a cercare l'album da disegno dall'altra parte del letto. Sally prova a impedirmelo, ma sono riuscito a coglierla abbastanza di sorpresa da darmi il tempo per approfittarmene.

«Ridammelo subito, Harry», si lagna mentre cerca di acciuffarlo dalle mie mani.

Si vede che non è ancora tornata in forma come prima: a quest'ora, la vecchia Sally mi avrebbe già malmenato e insultato con le peggiori parole che conosce – e ne conosce di tremende, sia chiaro -, invece ora piagnucola e basta. «Ho già visto i tuoi disegni, se è per questo», le dico mettendomi in ginocchio e alzando l'album sopra la mia testa, dove il piccolo fungo che lei è non può di certo arrivare.

«I miei disegni?!» chiede con gli occhi sbarrati.

Mi rilasso, visto che la sorpresa nei suoi occhi sembra averla fatta desistere dal tentativo di impedirmi di vedere a cosa stava lavorando. «Li ho trovati in camera tua ieri mattina quando te ne sei andata».

«Ahia!» strillo all'improvviso.

Deduco con dolore che Sally sa ancora alzare le mani. Dopo il primo pugno nel fianco, inizia a schiaffeggiarmi le braccia e le spalle con forza e io mi rannicchio sul letto continuando a ridere, e sinceramente in parte dolorante. «Sei uno stronzo, Harry. Non avresti dovuto guardarli!»

«Ma sono belli», cerco di dire tra un colpo e l'altro.

Dopo avermi massacrato e resasi soddisfatta del suo sfogo, Sally si rimette a sedere con le braccia conserte e il viso imbronciato.

Dio, è bella da morire.

Con un sospiro di rassegnazione, tengo l'album rivolto verso il basso e decido di ridarglielo senza guardare il nuovo disegno. Lei lo riprende con uno scatto e lo nasconde dietro alla schiena. «Non mi va che tu li guardi», borbotta con la voce bassa.

«E perché?»

Mi avvicino e le alzo il viso per guardarla negli occhi, ma il suo sguardo mi rifugge ancora. «Perché me ne vergogno.»

Apro la mano sulla sua guancia e provo ad addolcire il tono della voce. «E se ti dicessi che avrei voluto vederli molto tempo fa? Che mi hanno sinceramente emozionato? Sarebbe lo stesso?»

Harry ti presento SallyDove le storie prendono vita. Scoprilo ora