21' Capitolo

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Accade qualcosa nei silenzi. In realtà, per dirla tutta, i silenzi sono quello che comunemente viene definito 'leggere tra le righe'. Possono essere letti solo da persone che sono estremamente in simbiosi tra di loro. Un silenzio dice molto più di mille parole, e se sei bravo a coglierlo.. beh, hai il rispetto dell'altra persona. E, quasi sicuramente, lo avrai a vita.

Era questo, precisamente, che era accaduto all'uscita da quel 'pub-discoteca nel sobborgo di Boston. Harry aveva semplicemente aperto la portiera della macchina per far salire Arden e le orecchie per sentire che lei, nel suo muto silenzio, lo stava pregando di non riportarla al campus, non di nuovo tra le persone che non sanno starsene zitte un attimo, non dove lo spettro di Umbert Osborn l'avrebbe inseguita come tutti gli altri del suo passato.. non lì. Non quella notte.

Così, senza tentare di spiegarle con inutili parole dove stessero andando, si immise in autostrada, verso Sring Hill. Dove sperava di poterle regalare un po' di pace e farsi perdonare per un comportamento totalmente inaccettabile e fuori luogo. Per essersi rivelato qualcuno che non era..

"Io non sono come stasera." sussurrò senza pensarci troppo. Nel silenzio l'aveva sentito, Arden, che lui temeva di essersi segnato a vita con la pretesa di quella sera (come il segno della sua mano sulla guancia del ragazzo, d'altronde), ma Harry voleva essere sicuro al cento percento che lei ne fosse al corrente.

"Lo so- sospirò Arden appoggiandosi di più al sedile- lo so, Harry." e smise di parlare.

Il volto a guardare fuori, a raccogliere idee e pensieri tanto confusi che il giorno dopo nemmeno se li sarebbe ricordati.

Arrivarono a destinazione. In un posto che entrambi avevano già visto. Erano a Salem, ma non nel piccolo angolo di pazzia e paradiso di Pogar, bensì davanti a quello che Harry aveva definito 'il garage del signor Philip'. Harry non ci mise la macchina, anzi, la fermò fuori, tirò il freno a mano e poi scese.

"Canyon dovrebbe essere via per un paio di settimane, non dovremmo avere problemi." Harry si stava sistemando le chiavi in tasca mentre procedeva verso la piccola casa bassa e tozza.

"Chi?" forse la voce di Arden fu un po' troppo alta perché entrambi si guardarono intorno come se temessero che da un istante all'altro qualcuno sarebbe spuntato fuori e avrebbe dato loro dei maleducati prima di denunciarli per disturbo alla quiete pubblica. "Scusa." Arden ridacchiò a bassa voce e anche Harry lo fece.

"Canyon è il signor Philip.. Canyon Philip. Nonché il tipo più cazzuto che io abbia mai avuto il piacere-dispiacere di incontrare nella mia miserabile vita."

"Cavolo. E sarà d'accordo col fatto che io e te ci intrufoliamo in casa sua senza permesso?" continuò Arden standogli affianco mentre lui apriva la porta.

"Non avrà modo di essere in disaccordo se non scopre che noi siamo stati qui. Giusto?" le sorrise in modo accattivante un istante prima di aprire la porta e farla passare per prima.

All'interno era troppo buio per distinguere i vari oggetti e la loro disposizione. Non c'era nemmeno una finestra aperta e di conseguenza c'era cattivo odore e aria viziata. Quando Arden allungò una mano per toccare il braccio di Harry in quel buio non trovò assolutamente nulla. Poco dopo però si sentì qualcosa andare in frantumi, un'imprecazione e subito dopo una luce pallida si accese illuminando un divano a due posti fin troppo vissuto ed Harry che si toccava il gomito con fare dolorante. "Questa dannata casa vuole uccidermi." si lamentò mentre si buttava sul divano.

Arden si mosse nella stanza grazie alla luce che Harry aveva acceso, arrivò all'unica finestra presente e degna di essere chiamata tale e l'aprì facendo cambiare l'aria e permettendo alla luce lunare di filtrare dentro la casa.

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