Dopo due ore e quaranta minuti circa di viaggio in macchina passando per una delle autostrade principali, Harry ed Arden arrivarono finalmente ad Albany: più precisamente dinanzi alla casa che lei aveva condiviso con il padre prima di partire per affrontare i suoi studi ad Harvard.
Aveva visto quella casa per l'ultima volta due mesi prima, o poco più, e non ne aveva sentito per niente la mancanza. Per lei, rimettere piede lì dentro, era come rimettere piede dentro i suoi incubi peggiori, e se non fosse stato per suo padre non ci sarebbe davvero mai più tornata.
Era una casa carina vista da fuori. Non si poteva negare che, se non ricchi, gli Ibsen erano benestanti. Avevano una bella villetta, un giardino curato alla meno peggio, e due macchine del viale di casa. Gli Ibsen.. era meglio dire il signor Ibsen, dato che tutti, sua figlia compresa, da sempre pensavano che la moglie, Lauren Murphy-Ibsen, fosse deceduta quando Arden aveva sette anni.
Era in casa raramente, Samuel Ibsen. Certo, forse non sempre per scelta visto che il lavoro da neurochirurgo lo assaliva, ma questo non toglieva di certo l'assenza. Un padre assente non è mai un padre come si deve e non darà mai tutto quello che dovrebbe come dovrebbe.
Se si considera il fatto che Arden stessa aveva 'perso' la madre all'età di sette anni, appunto, si può cominciare ad intravedere la complessa trama, la Tela di Penelope, che era in realtà la sua vita.
Spesso, ed era amaro per lei accettarlo, aveva dovuto farsi da madre e da padre: crescersi e non essere cresciuta.Non aveva mai fatto una colpa a suo padre però, e visto che alle cose ci si abitua, presto era diventata una bambina autonoma, non sentiva molto la mancanza ne della madre ne del padre; di fatti erano ben altri i motivi per cui odiava quella casa e i ricordi che vi aveva creato in essa..
"Scendiamo quando vuoi." le ricordò Harry accanto a lei mentre fissava la facciata verniciata di bianco della villetta. Abbassò lo sguardo sulle due macchine e si chiese se sarebbe stato opportuno sistemare la sua davanti casa o dietro le due, impedendone così l'uscita.
"Puoi lasciarla dietro le altre macchine." sussurrò Arden impassibile fissando un punto lontano dalla sua abitazione. "Scendiamo adesso. Prima mi tolgo questo dente meglio è. Mio padre sarà restio nei tuoi confronti ed avrà le sue buone ragioni, non giudicarlo per qualcosa che potrebbe dirti, per favore." parlava come un'automa, se non peggio. Non c'era altro nella sua voce se non un pizzico di agitazione. A cosa pensava? A come diavolo avrebbe chiesto a suo padre se la dolce Lauren era davvero defunta come tutti credevano.
E se avesse dovuto spiegargli perché glie lo chiedeva?
Sperava e confidava nella presenza di Harry.Si voltò a guardarlo quando il motore della macchina fu spento. "Ci vorrà pochissimo. Tu non parlare se non te la senti." e detto questo, senza l'aggiunta di nessun'altra parola d'affetto, scese dalla macchina chiudendosi la portiera alle spalle.
Presto il ragazzo la seguì e si ritrovarono entrambi a salire i pochi gradini cigolanti di legno che portavano alla veranda pulita della casa.Harry era due passi dietro, ma si sentiva come se fosse rimasto a Boston, nell'ammuffita biblioteca a pensare a come affrontare la sua paura e a come far demordere Arden dal partecipare al Gioco della Paura.
Dentro di se però sapeva benissimo che era troppo tardi. Che era stata troppo coinvolta. E questo lo logorava poco a poco.
Arden davanti a lui non bussò come si aspettava, aprì la porta dopo un solo attimo di esitazione e poi avanzò dentro casa lasciando la porta aperta alle sue spalle perché Harry potesse seguirla. Quest'ultimo, per quanto impacciato, imbarazzato e fuori luogo si sentisse, era felice di averla accompagnata. Arden l'aveva messo in guardia su suo padre, ma lui si sentiva il vero protettore della ragazza che aveva davanti. Anche Samuel Ibsen avrebbe fatto bene a fare attenzione a come avrebbe trattato sua figlia, perché una parola sbagliata ed Harry sapeva che sarebbe intervenuto.

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The Fear
FanfictionLa Paura non è solo una cosa astratta. La Paura non è il mostro nell'armadio, ne il fantasma sotto al letto e tanto meno quella sensazione spiacevole dell'essere osservati da qualcuno. La Paura è qualcosa di vivo e concreto. Qualcosa che si svela a...