86' Capitolo

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Poi tutto il resto non ebbe più nessun senso. Accade come accade quando spegni una luce o quando la accendi: tutto cambia, ti si rivela o ti si cela. In questo caso quello che avrebbero visto dipendeva solo e solamente da quanto era aperta la loro mente. Arden urlò di dolore a poca distanza da Harry, ai suoi piedi ad essere sinceri. Così vicina che lui stesso non riusciva a muoversi per la paura di poterla toccare in qualche modo. Ma fu l'ultimo urlo che la sua gola avrebbe lasciato uscire in quella Dimensione. Perché, come le persone più meritevoli, non avrebbe più sofferto, non lì dentro, non a causa della Paura, ne della sua ne degli altri.

Harry si inginocchiò di fronte a lei mentre il vortice pazzo che li aveva portati lì, li inghiottiva per poterli portare via: e quando la realtà attorno a loro svanì potè allungare una mano verso di lei, prima che la pazza furia dell'uragano cominciasse, e le prese il viso in una mano solamente, sentendo fremere la pelle nel punto in cui quella candida della ragazza era in contatto con la sua. Le sollevò il viso e poi incrociò i suoi occhi di nuovo verdi come al solito, cupi ma non troppo, tristi ma il giusto, dietro di loro c'era qualcosa che mai in tutto il tempo in cui aveva conosciuto Arden gli era capitato di vedere in lei: orgoglio vero e puro, come l'oro fuso. Sulla pelle di chiunque altro avrebbe fatto male fino a ridurre alla morte, ma non su quella di Arden. Forse, pensò lui, è perché lei ha la pelle spessa a causa tutto quello che ha vissuto. Non sorrisero ma lui giurò di poter scorgere scaglie di oro verso sporcare il volto di Arden mentre lo teneva verso il suo. Poi cominciò il buio, il caldo afoso, il girare, la sensazione di essere nudi e privi di protezione, paradossalmente, come embrioni.

Harry, dentro di se, sapeva di doversi sentire felice così tanto da non riuscire a contenersi, ma non poteva. Era vuoto di rabbia e la cosa sarebbe risultata distruttiva per chiunque si fosse trovato dall'altra parte della Porta: Pogar in particolare.

Vennero scaraventati sul pavimento in marmo di un familiare luogo pieno di visi altrettanto familiari.

Arden sentiva il dolore vero in tutto il corpo scorrere nelle sue vene allo stesso modo in cui aveva visto l'oro fuso scorrere sul viso di Harry, come se fosse sudore misto a lacrime, tanto rovente da bruciare.. Non riusciva, non aveva la forza, di sollevarsi dal suolo per potersi mettere in piedi. Era finita contro un mobile e respirava a fatica, si teneva le costole e dentro di se sentiva di essersi rotta molto più che delle ossa. Ma, per qualche strana, pazza ed incoerente, ragione, si sentiva più forte di quanto non si fosse mai sentita in tutta la sua misera vita. E questo, misto all'aiuto di Cora che correva verso di lei e si chinava chiamandola come gli altri Protector chiamavano i rispettivi Rimemori,  le diede la forza di mettersi da prima a sedere e poi, con molta più fatica e gemiti, in piedi.

I suoi occhi corsero per tutto il posto.. Il calore nella stanza era opprimente e Walsh era da una parte con Irbel che gli faceva da stampella, Gabriel era da Harry (benché non fosse il suo Rimemore) e Miles da Canyon.. tutti i Protector aiutavano i nuovi arrivati, o meglio: i ritornati.

"Ce l'abbiamo fatta? O è la paura di qualcun altro?" chiese Arden trovando forza non sapeva nemmeno dove. I suoi occhi non lasciavano nemmeno per un momento Harry.

"Ce l'avete fatta per davvero." le sussurrò Cora in lacrime mentre la stringeva a se con l'amore di una sorella e di un'amica che non ha bisogno di tempo per amarti. "Ce l'avete fatta tutti." ripeté come per consolare se stessa.

Arden la strinse di rimando, con la forza con cui non aveva mai stretto nessuno ad eccezione di Harry su quella Dimensione, la loro vera Dimensione: la Terra. "Ti voglio bene Cora." le disse ad un orecchio. E la strinse di più a se mentre immergeva il viso nel collo dell'amica. Sorrise per un po', addirittura, e poi si rese conto dello stato in cui era: i suoi vestiti erano logori, puzzava di bruciato e Paura, era insanguinata e ferita in punti che nemmeno pensava.

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