30' Capitolo

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Non aveva mai pensato a nessuno nel modo in cui pensava ad Harry Styles. La sua mente, sebbene frastornata e non sempre lucida, non poteva fare a meno di confrontare e capì ben presto quello che faceva la differenza: era impossibile confrontare Harry agli altri; erano sempre gli altri ad essere confrontati a lui. Tutti loro.
Non aveva mai nulla da dimostrare, sempre sicuro di se, e questo lo portava inevitabilmente in cima alla piramide delle persone più interessanti che avesse mai conosciuto. Chiunque gli stesse accanto, giovane o vecchio, ricco o povero, aveva qualcosa da dimostrare.
Non era facile definirlo, perché non c'erano schemi che potessero contenerlo, ecco che cosa pensava, ma sapeva che era diverso e l'aveva sempre saputo: solo che adesso era cosciente di essere sempre stata nel giusto.

Era il modo di agire, il movimento fluido delle mani quando parlava, il tono di voce calmo e pacato, un irresistibile desiderio di conoscerlo, di scoprire i suoi segreti e bere ogni singolo goccio di quello che pendeva dalle sue labbra. Assorbire quello che era. Era era inevitabile che accadesse, almeno a lei. Il respiro che accelerava ogni volta che era vicino, il cuore che impazziva, il desiderio matto mai provato prima. Scintille elettriche che ricoprivano la superficie del suo viso ogni volta che le sue labbra lo sfioravano.

Era tentata di urlare, di gridargli forte contro di andarsene, portarsi via tutto quello che aveva portato con se. Perché era morboso. Un legame malato, pazzo, senza vie di scampo, dal quale non ti riprendi, dove più ne hai e più ne vuoi: e non ti soddisfi mai perché non smetterà mai di dare.

Si prese la testa tra le mani frustrata buttando lontana la penna che stringeva in mano. Gli occhi stanchi.

"Non va bene. Lui non va bene." sussurrò a se stessa nella luce fievole della biblioteca. Lei sola ad un tavolo troppo grande, circondata da cose che non capiva e che non le interessavano.

Era una sensazione strana quella che aveva nel petto: era un misto di dolore e piacere, una combinazione che, qualora si sia mai provata, è inevitabile evitare dal voler provare ancora ed ancora. Un crescere di grovigli e sospiri, una morsa che non vorresti mai andasse via attanagliarti la bocca dello stomaco, mentre la tua testa resta sigillata in muto stordimento.

Strinse forte i capelli alla cute. "Dannazione." era semplice alla fin fine. Smetterla di pensarlo, concentrarsi su altro. Aveva così tanto a cui pensare. Così tanto di cui pentirsi prima di rovinarsi con lui.

Si alzò dal tavolo, irata con se stessa per quei pensieri troppo profondi per qualcuno che non voleva realmente. Continuava a ripetersi che era solo l'immagine di lui ad attrarla non quello che davvero era. Ma si rivelava sempre una bugia mera e debole, alla quale non avrebbe mai davvero creduto.

Il viso contratto in una smorfia, la borsa pensate di libri e il passo deciso per andare a trovare qualcuno che non avrebbe sopportato nella sua testa nemmeno per un momento di più. Ci aveva pensato troppo. Dirgli di andare via avrebbe funzionato, era l'unico modo che aveva infondo.

Il campus era buio, le giornate si accorciavano sempre di più e il tempo andava peggiorando con l'arrivare dell'inverno. Il vento le sferzava il viso arrossando la punta del naso.

I visi degli altri, degli altri studenti, erano lontani ed appena appena presenti per lei. Sapeva cosa doveva fare e l'avrebbe eseguito.

Salì le scale in fretta, una volta dentro al dormitorio, arrivò davanti alla stanza e, senza bussare, la spalancò.

Lo trovò in piedi vicino alla finestra, aveva gli abiti zuppi di pioggia e non appena sentì i suoi passi all'interno della stanza lasciò ricadere la tenda bianca che teneva scostata con due dita. Quando vi voltò verso di lei, il respiro rimase appeso e fermo.

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