61' Capitolo

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Arden, come era solito accadesse, non aveva chiuso occhio tutta la notte, a differenza dei tre uomini con cui era finita in quella Dimensione senza ragione ne logica. Stranamente però, a differenza di come si sarebbe sentita sulla Dimensione Terrestre se avesse passato la maggior parte delle sue notti insonne, su quella, sulla Dimensione della Paura, si sentiva come se non avesse bisogno di riposo, come se le sue energie fossero inesauribili. Forse pensò questo grazie al fatto che nella Dimensione alla quale appartengo davvero una notte non è ancora del tutto finita.

Dagli scuretti chiusi la notte prima, adesso filtrava una luce grigiastra che segnava il corpo addormentato e scosso da casuali spasmi di Walsh, quello di Canyon (beatamente addormentato sull'altro divano) e poi Harry.. Seduto su una sedia, le mani incrociate dietro la nuca e i piedi appoggiati sul tavolo, gli occhi chiusi e una pistola a portata di mano nel caso di emergenza.

Lei era rimasta semi-sdraiata sul divano dove dormiva Canyon, nel piccolo spazio che lui non occupava col suo corpo. Aveva fissato la notte scorrere lenta davanti ai suoi occhi mentre i tre dormivano. Aveva visto Harry svegliarsi più di una volta, guardarla, e poi tornare a dormire senza nemmeno una parola, senza nemmeno un accenno di emozione negli occhi. Quanto avrebbe voluto prenderlo a schiaffi in quei momenti: ma perché era così lunatico di punto in bianco? Cosa poteva essere successo di così grave da renderlo intrattabile? Pareva quasi non sopportare di vederla, e la cosa la feriva come solo qualcosa che riguardava Harry direttamente poteva.

Dedusse che fosse giorno, così si alzò lentamente dal divano per non svegliare Canyon e camminò verso la sua pelliccia: controllò, come un riflesso automatico, che sia le cinture che le pistole fossero ancora lì, poi se le sistemò in vita con un lieve tintinnio.

"Che stai facendo?" Chiese una voce roca, una voce che conosceva particolarmente bene.

Arden si bloccò nei movimenti e rivolse lo sguardo a lui. Era nella stessa posizione in cui si era addormentato, l'unica differenza erano gli occhi aperti a fissarla. Le lame di luce argentea che filtravano dalla finestra gli colpivano il volto in maniera quasi divina e lei dovette scuotere la testa per riportare se stessa sul pianeta terra, o meglio: sul pianeta Paura, quello in cui appena alzata non pensava alla colazione ma alle armi da brandire in caso di pericolo.

"Nulla che possa stuzzicare la tua ricercata curiosità. Continua pure a dormire." Non era sua intenzione dirlo con sarcasmo, eppure non poté evitare di lasciarne trapelare almeno una goccia mentre gli dava di nuovo le spalle e cominciava a sistemare bene la cintura in vita.

"Non provare ad uscire da sola da questa stanza." Lo disse in un tono che non le piaceva affatto. Che fosse per il suo bene o meno, quello non era il modo di dire le cose, ed Harry lo sapeva bene, ma non voleva farci caso.

Arden fece finta di non averlo sentito parlare. Sistemò le foderine ai fianchi e poi vi fece scivolare all'interno le pistole. Guardò per un po' la pelliccia: non faceva freddo come sull'Isola, quindi sarebbe stata più una zavorra che altro. Ma aveva addosso solo la sua maglia che, benché a maniche lunghe, era troppo leggerà e aderente. Sua madre le avrebbe sicuramente consigliato di mettersi una felpa prima di uscire a fare qualsiasi cosa. Si ritrovò a chiedersi come mai pensava a cosa le avrebbe suggerito sua madre in un momento simile. Decise che non avrebbe messo la pelliccia e che magari avrebbe ricontrollato tra i vestiti accumulati in una delle tante stranissime stanze di quel posto.

La suola delle sue scarpe attutiva i suoi passi facendoli sembrare più silenziosi ed aggraziati di quello che erano in realtà, le cinture e l'armeria ai fianchi tintinnava leggermente mentre camminava per la stanza, leggermente ansiosa.

Lì non era come sull'Isola: non avrebbero trovato cibo così facilmente, non sapeva nemmeno molto del posto in cui si trovavano, a parte il fatto che fosse un Luna Park, ovviamente: ma in quel posto era difficile immaginare che ci fosse mai stato qualcosa di felice.

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