78' Capitolo

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Un signore anziano era seduto a due tavoli di distanza, fissava la sua tazza piena di tè al limone come se potesse essere una fuga, un luogo dove andare a rifugiarsi. Aveva il viso pieno di rughe e sembrava appesantito dalla vita, come uno che si porta dietro una zavorra e di conseguenza subisce i segni del tempo più di altri.

Harry, ad esempio, si sentiva allo stesso modo. Gli occhi erano gonfi per il sonno che non aveva avuto, i capelli, benché lavati solo la sera prima, erano così indisciplinati che a confronto un barbone del Cambridge Common Park poteva aspirare a diventare un parrucchiere professionista, la t-shirt che indossava era leggermente sgualcita, con alcune grinze sull'orlo, i jeans avevano uno strappo sul ginocchio e i suoi stivali erano così consumati che solo guardandoli qualcuno avrebbe potuto provare compassione. Aveva l'aria di uno che ha camminato tanto nella speranza di poter trovare una via di fuga, ma che di vie ne ha trovate poche, e nessuna che gli piaccia tanto da indurlo a percorrerla.

Spostò gli occhi stanchi dal signore anziano ad un'altro personaggio nella stanza, una giovane che pareva in un coma etilico, o meglio, in un coma generato dai troppi caffè. Non sono l'unico ad avere dei problemi, pensò Harry guardando i due che erano seduti con lui in quel bar solitario, non sono l'unico. E questo pensiero lo fece sentire meglio.

C'era una ragazza al di là del bancone che apparentemente si esercitava a disegnare qualcosa sulla schiuma dei cappuccino senza riuscire molto. Di tanto in tanto alzava gli occhi su Harry come per chiudergli se aveva cambiato idea e voleva un caffè o qualcos'altro, ma lui faceva segno di no con la testa.

Stava per alzarsi ed andarsene pensando che come al solito Canyon gli avrebbe dato buca, ma non fu così. Il campanellino suonò troppo rumoroso nel silenzio tombale del piccolo caffè mentre un uomo sui trentacinque con i capelli castano rossicci entrava all'interno del posto con dei fiocchi di neve tra i capelli, guardò Harry e sorrise, in modo molto tirato, ma sorrise. Fece l'ordinazione al volo come si usa a Boston: "Due caffè molto molto amari." disse alla ragazza dietro al bancone che parve animarsi a quell'ordine. Canyon si tolse la giacca mentre faceva dei passi verso Harry. "Amico, non ci crederai mai al perché ho fatto tardi."

"Non sei riuscito a svegliarti in tempo, e non te ne faccio una colpa. Anche a me piacerebbe poter dormire dopo tutto quello che abbiamo passato ieri notte." disse pensando alla notte che era corsa nelle loro vite lenta e senza fine. Sembrava assurdo che solo per loro il tempo si fosse dilungato tanto.

Canyon lo guardo con gli occhi pieni di compassione prima di sedersi rumorosamente sulla sedia in legno scuro oltre il tavolo, dalla parte opposta di Harry. "Ed invece no. Mi ha chiamato Cora. Dice che lei e Miles stanno organizzando una cena a casa di Walsh stasera per festeggiare il modo in cui ce la siamo cavata." disse, tutti i presenti del bar parevano molto assorti dalla loro conversazione, benché loro stessero facendo del loro meglio per mantenere un tono di voce basso e discreto.

Harry, alle parole di Canyon, sollevò piano gli occhi su di lui. Come a chiedergli: ma dici sul serio?

"Ehi, lo so che tu non hai nulla da festeggiare, e mi dispiace. Le cose non sono andate come avevamo sperato. Ma non succede mai che vadano come vogliamo, giusto? Tu ed io più di chiunque altro dovremmo sapere."

"Ci sarà anche.. lei?" chiese Harry già sicuro della risposta. Canyon annuì. "Allora non vengo. Sarebbe chiedermi troppo."

"Lo so, lo so-"

"No Canyon, ne tu ne nessun altro sapete un diavolo di niente su di me e su come mi sento in questo momento- la voce di Harry era leggermente diventata più alta- Averla vista nel modo in cui l'ho vista, aver provato le cose che ho provato.. mi fa desiderare solo di abbracciarla ogni volta che la vedo. Ma così facendo manderei a puttane tutto, lei per prima. E non se lo merita."

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