"Dannazione! Sono stanca di tutti i loro giochetti!" esclamò Arden facendo dei passi verso il tavolo al centro della stanza. Riprese in mano la lattina contenente la zuppa di pomodoro, strappò via il coperchio quasi con una forza bestiale e poi trangugiò il contenuto della lattina sperando che il suo stomaco potesse reggere. Sentendosi molto selvaggia, sbatte contro il tavolo il recipiente ormai vuoto. Si rimise il lungo cappotto che era più d'intralcio che altro e poi prese altre armi oltre a quelle che già possedeva (le due pistole). Altri coltelli, infatti, vennero infilati nella cintura che portava ai fianchi.
Quando vi voltò verso gli altri si accorse di come Canyon aveva fatto tutto quello che aveva fatto lei (in quanto prepararsi ovvio) e adesso era in piedi a guardare fuori dalla finestra. Il clown nella stanza affianco alla loro continuava a ridere in modo inquietante, ma aveva smesso di parlare, per fortuna. Harry era fermo come una statua. Fissava la ragazza, l'unica di tutto il gruppo, mentre spingeva la giacca di Walsh su per le spalle di quest'ultimo, poi gli metteva in mano delle armi e cercava di convincerlo a starle dietro e a mantenere il controllo per quanto fosse possibile. "Io.. Io devo trovare il modo.." sussurrava il professore guardando il volto della ragazza ma non guardandola per davvero. "No, professore, ehi.. lei, come tutti noi, deve solo pensare a tenersi salda la pelle, capito? Non senta pressioni. Non è colpa sua se tutto questo sta accadendo. Riusciremo a farcela, glie lo prometto." e gli appoggiò una mano sulla spalla.
Tutto quello era dipinto da un tocco di ilarità a dire il vero, almeno agli occhi di Harry che non smetteva di fissare Arden in qualsiasi cosa lei facesse. Il fatto che stesse dicendo a Walsh le parole che lei avrebbe voluto altri dicessero a lei, la rendeva molto nobile e coraggiosa, ma se a tutto questo si aggiungeva il fatto che il suo viso era rigato di lacrime (di lacrime che lui stesso le aveva fatto versare) tutto diventava confuso. Ma lei pareva quello che era parsa ogni volta che c'era da mostrare di avere fegato: un'amazzone. Una guerriera che poteva ucciderti senza rimorsi se le ostacolavi il cammino.
Eppure, in realtà, pensava Harry, lei non è nulla di tutto questo. Non nella Dimensione Terrestre. Lì era una brillante studentessa di business e giornalismo, vice direttore del giornale più importante dell'Università più rinomata di tutto il mondo: Harvard. Non una guerriera. Ma la guardava, ancora ed ancora, mentre continuava a dire qualcosa a Walsh, poi gridava a Canyon qualcos'altro perché le fosse d'aiuto.. Certo che era una guerriera, in tutti e due i mondi, in tutte e due le dimensioni. Certo, in maniera diversa, ma non per questo meno faticosa od importante. Arden era abituata a combattere, pensò ancora, ed era esattamente per questo che pareva volersi mangiare vivi tutti quei pagliacci come se non fossero esseri orribili e ripugnanti respinti non solo dal Paradiso, ma anche dall'Inferno.
Si mosse, finalmente uscendo dal suo stato di trance, e prese in fretta la sua giacca di pelle, rifornì la cintura di armi e poi raggiunse gli altri tre davanti alla finestra, mancava poco prima che i clown fossero vicini alla casa a tal punto da riuscire a penetrarvi senza difficoltà. Bisognava agire, ed in fretta anche.
"Vado a prendere Smile." sentenziò Arden allontanandosi in quel momento da tutti gli altri.
"Assolutamente no!" le gridò contro Harry trovando il suo modo di parlare estremamente irritante, doveva avere molto l'aspetto di una mamma agli occhi di Arden e degli altri due, ma non poteva fare a meno di dirle di stare alla larga dai pericoli, benché lei poi paresse infischiarsi di tutto quello che lui le consigliava. Era un'amazzone, si, ma anche una ribelle. E le due cose, quando venivano a galla allo stesso momento, parevano in grado di essere letali: di renderla letale.
Alle sue parole si bloccò dall'avanzare verso la porta, si voltò verso di lui con gli occhi furibondi ed infuocati, le guance ancora bagnate di lacrime.. Harry notò che, bevendo dalla lattina, si era leggermente tagliata il labbro inferiore. "Benissimo- disse fissandolo senza battere ciglio- allora andiamo tutti. La combriccola felice. Diamoli questo piacere." e detto questo si avviò di nuovo alla porta, stavolta oltrepassandola. Harry si mosse in fretta per poterle stare dietro, Canyon si sbrigò a trascinare Walsh con se. Pareva che tutto quello che di più brutto potessero chiedere alle loro Paure, alla fine, succedesse. Ti portava su un'Isola a centinaia, migliaia, di metri sospesa sull'oceano? Potevi lasciarla (assieme a tutti i suoi orrori) solo saltando nel vuoto, senza sapere cosa ti aspettava di sotto. Ti portava in un lugubre Luna Park? Ecco che dovevi affrontare un esercito di pazzi pagliacci che probabilmente, dopo averti ucciso (ma non si poteva escludere che potessero farlo anche nel mentre), ti avrebbe mangiato, tanto sembravano affamati, cannibali e pericolosi.
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The Fear
FanfictionLa Paura non è solo una cosa astratta. La Paura non è il mostro nell'armadio, ne il fantasma sotto al letto e tanto meno quella sensazione spiacevole dell'essere osservati da qualcuno. La Paura è qualcosa di vivo e concreto. Qualcosa che si svela a...