Ebbe la sensazione di cadere. Quella che ti fa svegliare dal sonno di soprassalto mentre meno te lo aspetti lasciando un vuoto lì dove prima, nella tua testa, c'era un sogno od un incubo. Si mise a sedere col fiato corto, spalancò gli occhi nel semi-buio e poi si guardò attorno mentre sentiva la fronte imperlata di sudore e le mani stringere forte il morbido tessuto sotto di lei. Il petto saliva e scendeva in fretta, all'improvviso si ricordò di cosa stava sognando.. A palpebre chiuse aveva sognato le mani di Mr. Smile toccarla, la sua voce melliflua nella testa e lei così indifesa e schifosamente vulnerabile che ci volle del tempo per ricordare a se stessa che era solo un sogno, che in realtà era riuscita ad andarsene da quella stanza evitando il peggio. L'ultima cosa che ricordava erano le braccia di Harry a sorreggerla mentre sveniva.
Adesso poteva scorgere un'ombra muoversi alla debole luce dell'alba. Era la sagoma snella ed alta di Harry: rimasto seduto ai suoi piedi concedendo a lei il diritto di dormire sul divano.
Adesso le si fece vicino, allungò una mano per toccarla, ma poi si fermò a mezz'aria, come se si fosse ricordato di qualcosa che lo bloccava. "Stai bene?" le sussurrò nel buio. Pareva essersi posto quella domanda mille e mille volte nella sua mente mentre l'aveva vista dormire. Adesso non poteva nascondere due cose nella voce: ansia e rabbia.Arden si fece indietro sul divano, ponendo una distanza minima tra lei e lui. Era terrorizzata per quello che lui poteva pensare su di lei. Per quello che aveva fatto, per il modo in cui era entrata, come un'incosciente, nella stanza dove loro avevano intrappolato Smile..
Annuì semplicemente, benché non si sentisse affatto bene. I giramenti di testa erano spariti, ma era sicura che fosse così solo per il fatto che era seduta, se solo avesse provato a mettersi in piedi sarebbe di nuovo crollata, e poi era troppo stanca perfino per avere mal di testa. Non aveva ancora mangiato.. ed era passato parecchio tempo ormai.
Doveva essere un casino, almeno questo pensò lei di se stessa: capelli scompigliati, faccia pallida, occhiaie, vestiti sgualciti e sporchi.. quasi capiva perché Harry la guardava in quel modo.. senza mostrare la minima emozione, perché se avesse dovuto mostrarne una, di sicuro non le sarebbe piaciuta.
"Dio, Ibsen!" sussurrò fissandola con gli occhi limpidi. "Ma come Diavolo ti è saltato in mente di fare quello che hai fatto?" lo disse tenendo i denti stretti mentre lei portava le gambe al petto e le stringeva con le braccia. Erano il suo unico scudo, assieme ai capelli. Si accorse che sull'altro divano era sdraiato Canyon, che dormiva russando leggermente, poi c'era Walsh, che guardava fuori dalla finestra la pioggia che continuava a cadere. La vedeva e non la vedeva: era come in trance. Lei riportò gli occhi su Harry, ebbe la sensazione di essersi persa una parte del suo rimprovero, ma in realtà Harry, non appena l'aveva vista persa, aveva smesso di parlare. Non gli piaceva blaterare a vuoto, e questo Arden lo sapeva bene. Era una delle cose che lo innervosivano di più, parlare ed un muro. E lei, nella condizione in cui si trovava, non voleva infastidirlo oltre.
Difatti, non appena poggiò di nuovo gli occhi su quelli di Harry (adesso di un verde cupo quasi quanto il suo di solito) vide tutto il rancore che lui provava verso di lei, e la rabbia. "Sei stata un'incosciente a fare quello che hai fatto, spero tu ne sia consapevole. Entrare nella sua stanza, da sola.. quando qui con te non c'era nessun altro se non Walsh? Non avresti potuto deludermi di più dannazione e non guardarmi così.. lo sai cosa avrebbe potuto fare? Ne hai la men che minima idea, Arden? di cosa sarebbe potuto accadere se non fossimo rientrati in quel preciso istante?" Si bloccò di colpo dal dire ogni altra cosa. Strinse le labbra in una linea dritta e severa, ma gli occhi furono colti dalla consapevolezza. Afferrò qualcosa dal tavolo e glie lo porse, una bottiglia d'acqua. Lei la prese, ne bevve un sorso, uno solo, e poi glie la porse di nuovo. Sentiva lo stomaco così chiuso che nulla poteva andare giù. Ma Harry questo non poteva saperlo mentre le porgeva una lattina aperta con dentro un cucchiaio di plastica.
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The Fear
FanfictionLa Paura non è solo una cosa astratta. La Paura non è il mostro nell'armadio, ne il fantasma sotto al letto e tanto meno quella sensazione spiacevole dell'essere osservati da qualcuno. La Paura è qualcosa di vivo e concreto. Qualcosa che si svela a...