43' Capitolo

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Dopo tre squilli qualcuno rispose al telefono: "Pronto, qui casa Murphy." era la voce della donna che aveva già risposto altre tre volte. Harry non poteva sapere che era Mrs. Dumont a parlare.

"Salve, sono sempre io, Harry."

La donna stette in silenzio e lui capì, come aveva già capito mille altre volte, che quella donna stava fissando Adren, la informava senza nemmeno parlare che lui la cercava al telefono. Passarono circa cinque secondi prima che ricevesse una risposta come tutte le altre prima di quella. "Mi spiace Mr. Styles, ma Miss. Ibsen in questo momento sta riposando." decidere di mentire così a lui.. "Le dirà che ho chiamato?" chiese con un filo di speranza.

"Come ho già fatto altre dieci volte Mr. Styles." sussurrò lei in risposta. Sembrava davvero dispiaciuta, e lo era.

"Grazie." poi attaccò e buttò il telefono sul suo letto.

Miles e Canyon lo guardavano di soppiatto senza farsi vedere. Erano nella stanza di dormitorio di Harry e nessuno dei due osava parlare di quello che stava succedendo. Harry aveva chiamato in modo incessante, senza mai ricevere una risposta come sperava.

"Amico, forse devi solo lasciare perdere per un po'." suggerì Miles, anche se sperava con tutto se stesso che la cosa tra i due si risolvesse perché solo Dio poteva immaginare quanto necessitava di Arden in quel momento, al giornale.

Canyon giocava con una palla di gomma, la buttava in aria e poi la riprendeva, non aveva detto nulla in merito, ma presto sarebbe arrivata una delle sue solite battute fuori luogo.

Harry non disse nulla, semplicemente si mise seduto sul letto e si prese la testa tra le mani. "E se vado da lei?"

"Non essere stupido, Gatsby." sbuffò Canyon lanciando la palla e riprendendola. "Sarebbe un'idea terribile al momento."

"Scusami, sto solo cercando di farle capire che non ho cercato di uccidere nessuno e che non sono un fottuto piromane e magari, già che ci sono, mi scuso anche." e lo guardò male.

"Ma a che scopo? Lei adesso non vuole sentirti, figurati se tu ti presenti sul posto. Non farlo. Questo è un consiglio spassionato. Ho trentacinque anni e tu solo ventiquattro. Quindi farai meglio a starmi a sentire. Non andarci. Sono sicuro che te lo ha detto anche Gabe."

"Per quanto mi riguarda voi due potete andare in quel posto." sbuffò alzandosi e cominciando a camminare in modo furioso per la stanza. "Devo fare qualcosa."

"Devi aspettare."

"Canyon credo sia meglio che tu chiuda la bocca al momento. Da amico ad amico." si intromise Miles. "Non do ragione ad Harry, anzi, sono d'accordo con te, ma è grande e non ha bisogno dei nostri consigli. Conosce Arden meglio di chiunque altro quindi non vedo perché dovremmo permetterci di dirgli come comportarsi." poi si volse verso il ragazzo di cui aveva parlato. "Ma venendo a te vorrei ricordarti che devi tenere conto di quello che vuole anche lei. Se in questo momento non sei tu quello che vuole, allora accettalo e basta. Prima o poi dovrà pur tornare e allora protrai chiarire tutto quanto."

"Accidenti, aspetta che ti eleggo presidente alla Casa Bianca. Non sei coinvolto in questa cosa e di conseguenza pensi lucidamente ma il nostro amico qui- Canyon fece un gesto verso Harry- non ci dorme la notte su certi argomenti."

"Nemmeno tu sei coinvolto, perché puoi permetterti di dirgli cosa fare o no?" sbuffò Miles alzando la voce.

"Perché io sono più grande, pivello dei miei stivali." e gli fece l'occhiolino riprendendo a giocare con la palla.

"Mi avete stancato." parlò Harry con un fil di voce mentre si appoggiava con le mani alla scrivania. "Andava tutto così fottutamente bene, dannazione! Odio Irbel, lo odio e prima o poi lo uccido, così in galera ci vado per qualcosa che ho fatto davvero." ringhiò colpendo un portapenne e facendolo cadere a terra.

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