5' Capitolo

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Arden entrò nella sua stanza di dormitorio. Era tardi, ma era anche un weekend, quindi delle sue compagne di stanza nemmeno l'ombra. Aprì subito la finestra e vi si affacciò per constatare quanto freddo facesse. Ritornò dentro, prese una coperta e poi sgattaiolò sul balcone delle scale antincendio con sulle spalle quello che aveva raccattato dal suo letto. Si sistemò bene, con la schiena contro il muro, senza calpestare nessun fiore, con il viso al vento e gli occhiali un po' storti sul naso. Ma, siccome le sue mani ormai erano al caldo all'interno della coperta, non ci pensava minimamente a sistemarli meglio.

Prese una grande boccata d'aria e se ne stette lì; sentiva delle voci provenire dal giardino del campus, in effetti parecchi dei Senior dovevano essere ancora in giro a festeggiare il primo vero weekend al campus dall'inizio delle lezioni, si sentivano risate, parole urlate, parole volgari.. ad un certo punto si sentì anche la direttrice gridare qualcosa di poco piacevole come: 'Se non tornate subito nei vostri dormitori state pur certi che questa sarà l'ultima notte che passate qui'.

Era una con gli attributi la direttrice Stone, sapeva farci con gli studenti (solo nel senso che sapeva tenerli in riga), si manteneva bene nonostante l'età e quindi faceva sempre fare bella figura all'università quando ci si riuniva con altri direttori (non comunque che Harvard avesse bisogno di essere pubblicizzata). Aveva insegnato e studiato lei stessa all'università prima di divenirne la direttrice, cosa che la rendeva davvero felice.

Ad Arden parve di sentire un rumore, si sporse leggermente per riuscire a vedere dentro la stanza, ma non riuscì con successo visto il buio e il bozzolo che aveva formato con la sua coperta che riduceva la sua possibilità di muoversi. Non se ne preoccupò molto fino a quando non sentì il suo nome essere sussurrato dall'interno da una voce maschile che poteva essere quella di Irbel.

"Sono qui fuori." urlò in risposta sicura che non ci sarebbe stato nessuno da svegliare e nemmeno nessuno che si lamentasse.

Un volto maschile si affacciò fuori, ma non era Irbel, e nemmeno Miles, era Harry, e lo stupore sul viso di lei sarebbe stato davvero sufficiente a mandarlo via se solo lui fosse riuscito a vederla nel buio.

"Sono io." disse solamente, come se lei non si fosse già accorta di chi fosse.

"Hai bisogno di qualcosa?" chiese cercando di rimanere impassibile a qualsiasi cosa lui volesse da lei. Era notte, erano in dormitorio da soli, lui era un estraneo strambo e lei non si fidava, per principio, di nessuno.. l'agitazione cominciò a salire come una vipera viscida su per la colonna vertebrale.

"Oh.. solo. Pensavo di trovare qui Irbel siccome non è ancora rientrato e doveva darmi alcuni appunti che gli ho prestato." si era appoggiato con i gomiti sul cornicione e la guardava, poi abbassò lo sguardo.. "Bei fiori." ne indicò un piccolo mazzo.

"Sono di Felicia. Comunque, come puoi vedere, Irbel non è qui." era tentata di fare spallucce e anche la linguaccia, ma si trattene, era troppo adulta per una cosa simile.

"Ehm.. certo." Harry si fece indietro fino a scomparire di nuovo nel buio della stanza, poi, di colpo, la sua testa riccioluta sbucò di nuovo fuori facendo letteralmente urlare Arden, che si tenne il cuore con le mani.

"Dannazione!" lo rimproverò mentre vedeva comparire sul suo viso un ghigno. "Sei idiota o cosa?"

"Hai un problema con me?" chiese lui come se quelli fossero il posto e il momento più adatti per tenere quella conversazione.

"No, sembra che tu abbia un problema con la sottoscritta. Anzi: sembra che tu abbia un problema in generale e basta. Se cadevo di sotto che facevi?"

Il divertimento sul volto del ragazzo stava aumentando sempre di più e lui faceva fatica a camuffarlo. "Chiamavo un'ambulanza?" fece spallucce mentre si issava per poterla raggiungere sul balcone.

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