56' Capitolo

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Una luce abbagliante e calda splendeva fuori dalle finestre dell'Albero Caldo. Nessuno dei quattro, dei tre coscienti per meglio dire, sarebbe stato in grado di credere al fatto che solo la notte prima stesse avendo luogo il Diluvio Universale.
Si trattava di luce, calda e brillante, che illuminava tutta l'isola galleggiante o la montagna fluttuante, come la si voglia definire.

Avevano deciso di togliere gli stracci dalle finestre e dalla porta per permettere all'aria fresca di ventilare la casa. Canyon era seduto davanti alla porta ed ammirava le terribili bellezze del luogo con le maniche della maglia insanguinate, il volto pallido e sconvolto per la nottata passata. Walsh sedeva su uno dei bauli , i gomiti sulla superficie del tavolo massiccio e la testa tra le mani. Il maglione intriso di sangue e polpa di Ardenisie e gli occhi fissi sulla ragazza davanti a lui, sdraiata per terra su un cumulo di pellicce.

La ferita aveva continuato a perdere sangue fino a quando la pioggia non aveva smesso di cadere e poi quel problema si era ritirato per farne spazio ad un altro: la febbre. Non era stato difficile trovare acqua fredda in cui intingere gli stracci così che la sua temperatura si placasse almeno in parte, ma la situazione era grave. Il volto di Arden era pallidissimo, quasi cadaverico, gli occhi contornati da spessi aloni neri, le palpebre venate e le labbra secche e screpolate. I capelli intrisi di sangue secco alla radice sulla nuca: nella parte più vicina alla ferita provocata dal morso dell'Umanoide.

Subito accanto a lei un'altra anima in pena, accerchiata da un mucchio di altre Anime: Harry.

Aveva il viso scavato dal terrore e dallo sforzo, gli occhi infossati per il mancato sonno e la veglia. Le unghie incrostate di terriccio e sangue, le mani sporche ed umide dell'acqua in cui immergeva le bende che appoggiava sulla fronte e sui polsi di Arden. I capelli ancora umidi, nonostante fossero passate delle ore dall'ultima volta che era stato fuori. Stava seduto accanto ad Arden, per terra. Non lasciava trapelare parola, ma nel suo silenzio urlava cose che solo il suo cuore poteva dire.

"Canyon, se ti va puoi metterti a dormire, hai fatto del tuo meglio." Gli sussurrò Walsh spezzando il silenzio come se stesse tagliando un nastro con delle grosse forbici.

L'uomo, che fissava il cielo privo di vita e le chiome degli alberi più bassi, si destò nel sentir pronunciare il proprio nome. "Cosa?"

"Dovresti dormire. Non fa bene avere troppi esauriti tutti in una volta." Gli sorrise Walsh in maniera stanca e tirata. "Adesso dobbiamo solo aspettare che si svegli."

Canyon si alzò tenendosi al muro di assi di legno mentre fissava Arden e l'amico seduto accanto a lei. Aveva gli occhi colpevoli per qualcosa che solo lui sapeva. Si diresse verso il proprio giaciglio ma prima si fermò a guardare Walsh. Boccheggiò come a voler dire qualcosa ma poi si zittì senza trovare le parole giuste. Avrebbe voluto dire: 'e se non si sveglia? E se rimane incosciente per così tanto che invece di morire per dissanguamento muore di fame? Come la nutriamo? Una nel suo stato ha bisogno di nutrimento! Il suo corpo non.può.farcela!'
Ma rimase in silenzio e riprese la sua lenta avanzata tenendosi al muro. Si lasciò cadere sulla propria pelliccia e tenne gli occhi aperti verso Harry che fissava il volto della ragazza come se la vedesse solo allora per la prima volta.

Succede spesso che la tua mente si fa in immagine generale del volto di qualcuno e non appena ha il tempo di mettere a fuoco i dettagli allora si accorge che si era persa molto di quel viso.

"E' colpa mia." Sussurrò poi Canyon passandosi una mano nei coppelli rossicci.

Harry, senza smettere di guardare Arden, gli rispose: "Non essere stupido. Lo sappiamo tutti come sono andate le cose." Parlò così debolmente che Walsh non fu in grado ci cogliere la sua risposta.

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