Per fortuna di entrambi, nessuno aggiunse nulla fino a quando non furono davanti ai cancelli del campus. E neppure dopo, ad essere sinceri. Harry camminò dinanzi a lei senza quasi nemmeno aspettarla, ma Arden dentro di se sapeva che non poteva essere arrabbiato, che non poteva avercela con lei per nessuna ragione, ed anche Harry, in realtà sapeva di non poter essere arrabbiato con lei. Semplicemente stettero in silenzio, come spesso accadeva ormai, fino a quando non giunsero davanti al dormitorio di Harry.
Per fortuna le porte erano ancora aperte e non dovettero ricorrere alle scale di servizio per raggiungere la stanza.
Arden, mentre salivano le poche scale per raggiungere il primo piano, non poteva fare a meno di pensare a cosa avrebbe detto alle sue compagne impiccione l'indomani mattina, con che faccia le avrebbe affrontate e, peggio ancora, con che coraggio loro avrebbero osato chiedere a lei di dove avesse passato la notte. Si sentiva un po' in una morsa, è vero, perché voleva che tutto quello che viveva con Harry restasse tra loro due, ma sapeva che non poteva mai essere realizzato, questo suo recondito sogno.
Harry aprì la porta e la fece entrare prima di varcare la soglia a sua volta e chiudere a chiave dentro di se. Quell'azione, per qualche strana ragione non del tutto chiara, fece sentire Arden non in trappola (come sarebbe accaduto con chiunque altro) ma protetta. Come se, girando la chiave nella toppa, Styles avesse definito uno spazio entro il quale non ci sarebbero state cose brutte ed indesiderate.
"Sei arrabbiato con me?" chiese Arden anche se, come già specificato, entrambi sapevano che non era assolutamente così.
Harry si passò una mano nei capelli sedendosi sul letto spoglio che un tempo era stato di Irbel Hart.
"No, certo che no. Scusami se ho dato l'impressione." e la guardò con gli occhi stanchi, sinceri.
"Chiedevo solo." fece spallucce perché non voleva dare l'idea di tenere particolarmente tanto all'umore di Harry, voleva nascondere la verità.
Gli diede le spalle: si guardò attorno e notò quanto disordine ci fosse in quella stanza. Sorrise sotto i baffi. C'erano vestiti da tutte le parti, due bottiglie di vetro vuote, di birra, libri ovunque.."Non sono uno ordinato, nel caso non l'avessi notato." sorrise anche se lei non poteva vederlo.
"Che programmi abbiamo? Io personalmente sono stanchissima- l'amarezza divenne il suo tono di voce- ma non credo che riuscirò a dormire."
"Perché no?" Sapeva perché, almeno in parte: sapeva che senza le sue medicine non le sarebbe riuscito e altre cose che gli aveva raccontato Irbel, ma sentiva, dentro di se, che la verità vera era lontana anni luce da lui, e lui anni luce da essa.
"Non posso e basta." Arden tagliò corto con un tono di voce che lasciava ad intendere la fine della conversazione. "Allora? Che facciamo?" chiese ancora.
"Beh- sospirò Harry alzandosi in piedi ed affiancandola in mezzo alla stanza- ti lascio il mio letto perché so per certo che è molto più comodo, io dormirò in quello di Irbel.." si grattò il retro del collo pensieroso.
"Non voglio fregarti il letto- rise lei- mi farò andare bene quello di Irbel, o almeno.. quello che una volta era suo. Hai delle lenzuola in più?" chiese guardando verso l'armadio.
"Certo. Sarei felice se mi aiutassi a fare il mio nuovo letto." rise buttando sul materasso un completo semplicemente bianco di lenzuola. "Oh.. ehm.. vuoi qualcosa di più comodo per dormire?" la guardò diritto negli occhi, non provava vergogna nel porre quella domanda, nemmeno un minimo. E questo spiazzò Arden, per qualche ragione che non si spiegava.
"Si, grazie." sorrise un po' imbarazzata mentre cominciava a sistemare la federa.
Poco dopo lui le lanciò una t-shirt che lei gli aveva visto addosso una miriade di volte e un paio di boxer all'apparenza molto comodi.

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The Fear
FanfictionLa Paura non è solo una cosa astratta. La Paura non è il mostro nell'armadio, ne il fantasma sotto al letto e tanto meno quella sensazione spiacevole dell'essere osservati da qualcuno. La Paura è qualcosa di vivo e concreto. Qualcosa che si svela a...