Capitolo cinquantasette

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Quante volte nella nostra vita ci sentiamo abbandonati? Forse troppe. Pensiamo che tutti quelli che amiamo non ci vedano sul serio, come se fossimo invisibili, fingono di conoscerci, fingono di essere chi sono realmente. Dopotutto chi davvero si conosce al mondo? Chi? E' davvero impossibile farlo, c'è sempre qualcosa di nascosto, c'è sempre qualcosa che non vorremmo fare. 
Ma Hope pensava di conoscere Steve Rogers, dopo otto anni, dopo guerre, dolore, amore, morte e invece si era dimostrato un altro. Il piano aveva funzionato, nessuno di loro avrebbe cercato di fermarla, avevano paura, nessuno ne aveva il coraggio ma mancava l'unico ostacolo, l'unico muro che non riusciva a buttare giù ma che continuava a farla cadere. 
Erano soli e lei non lo guardò, tenendo le mani sulla pancia sotto il taglio del vestito, abbassò le sue difese.

<<Ci facciamo chiamare eroi, perché abbiamo abilità, perché ci sacrifichiamo per chi non può farlo. Ma non lo siamo, i veri eroi sono quelli che combattono se stessi, che ogni giorno vivono dove odiano stare, che tolgono il proprio cuore per donarlo a qualcun 'altro. Un eroe non deve salvare il mondo o cento o una persona, basta un gesto. Un solo gesto. Un eroe non vuole essere chiamato tale, non ha un museo, non vuole fama o gloria, non vuole niente che il mondo gli possa dare perché ciò che desidera sa di non poterlo avere. Dimmi : dove vedi tutto questo? Non è il nostro riflesso>>

Lo lasciò andare e Steve alla sue spalle cadde per terra, appoggiò le mani sul parquet, poi si alzò in piedi silenziosamente, senza osare guardare la sua figura che si avvicinava alla grande vetrata.  Aveva la bocca secca, come se non trovasse il modo di mandare giù la saliva.

<<Non riesci nemmeno a parlarmi, non è così?>>continuò girando la testa di lato ma il corpo ancora diretto verso New York.

<<Non sono un eroe, Hope>> parlò finalmente.

La sua voce era stanca, diversa ma la ragazza chiuse gli occhi, era ancora la sua.
Era ancora la voce dell'uomo che amava tanto.
Abbassò lo sguardo sull'anello e lo tolse, non aveva bisogno di quello, lo mise nella tasca del vestito. Rogers invece si tolse i guanti, poi respirò piano ma non c'era paura in se stesso, non avrebbe avuto paura di lei. 

<<Quando ero congelato il mondo era in guerra. Mi sveglio e mi dicono che abbiamo vinto ma non cosa abbiamo perso, io non ero più un eroe ma gli altri mi ritraevano come tale. Il siero non ha solo migliorato il mio corpo ma ha amplificato quello che ero tanto tempo fa, ero buono ed ero anche debole ma conoscevo il significato della forza. La storia che c'è in quel museo, non è la mia, parla di sacrificio, di coraggio ma non sono stato coraggioso con te, non ho sacrificato niente. Non so se ti ricordi, molto tempo fa, quando c'è stata la battaglia di New York, stavo litigando con Tony e io mi sono infuriato perché aveva detto che non sono un eroe ma un esperimento, la verità fa male, no?>>

<<La guerra è finita>>rispose lei brevemente.

<<No, non per me. Non è mai finita. Finirà con la mia morte>>

Hope si girò di scatto e lo guardò sul serio, i suoi occhi azzurri erano gli stessi dopo un anno ma lui guardandola vide solo quei colori bagnati dalle lacrime, gli si strappò il cuore. Aveva amato Peggy in un modo che a quel tempo veniva chiamato vero amore ma adesso, dinanzi a lei, sentiva che avrebbe fatto qualsiasi cosa per farla sorridere, per tornare indietro nel tempo, per darle ciò che le mancava in quel momento, una famiglia.

 Aveva amato Peggy in un modo che a quel tempo veniva chiamato vero amore ma adesso, dinanzi a lei, sentiva che avrebbe fatto qualsiasi cosa per farla sorridere, per tornare indietro nel tempo, per darle ciò che le mancava in quel momento, una fam...

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𝐔𝐍𝐈𝐕𝐄𝐑𝐒𝐄 - 𝐓𝐡𝐞 𝐀𝐯𝐞𝐧𝐠𝐞𝐫𝐬Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora