Capitolo Settantotto

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FATE UN BEL RESPIRO, STA PER ESPLODERE UNA BOMBA DI CAPITOLO!

Perdere tutto da uno strano senso alla vita.
Ti svuota, ti paralizza.
Le promesse scompaiono.
Il tempo fugge.
Le parole diventano mute.
Non si cerca aiuto, convinti che sia troppo tardi.
Hope era sicura che fosse troppo tardi per lei di essere felice, di poter vivere ancora.
Gli altri rimasti lo sapevano, Steve passava la giornata a guardarla cercando di darle tempo.
Ma i giorni si erano trasformati in settimane ed Hope era rimasta lì, immutata.
Si alzava il mattino alle cinque e andava davanti al lago artificiale, dinanzi al prato della base vuota, essa si sedeva in una sedia di vimini con le ginocchia strette sul petto, ogni giorno con indosso un abito leggero e di colori smorti.
Se ne stava lì tutti il giorno, Natasha le portava la colazione e parlavano appena fissando l'alba per poi lei andare ad allenarsi, alle nove arrivava Steve dopo la sua corsa, prendeva la sua poltrona e passava il tempo lì con lei, di solito in silenzio.
La donna piangeva ogni tanto ma silenziosamente, senza disperarsi, le guance bagnate ma lo sguardo fisso sull'acqua.
Bruce portava il pranzo, cercando di farla parlare come terapia ma lei non dava segnali di stare meglio.
Tony provava a farle visita di continuo, si stava riprendendo ma quando arrivava la ragazza non lo guardava nemmeno, non proferiva parola, non faceva movimento, come se non lo vedesse, eppure il miliardario con il cuore spezzato non mollava la presa.
La cena la portava invece Rudy, di solito cibo spazzatura ma la situazione non cambiava, Hope parlava poco e lo faceva con determinate persone.
Rocket tornava ogni cinque giorni con Nebula per assicurarsi che lei stesse bene, per fare rifornimento e parlavano per un ora e poi ripartivano per aiutare le Galassie.
Danvers aveva fatto l'unica cosa che Hope le aveva chiesto, prima di andarsene, se mai avesse visto Thor dirgli che lo stava aspettando per parlare ma non era ancora tornata con una risposta.
Okaye prendeva ordini dalla sua Regina quando Natasha glieli inviava, il cuore che aveva lasciato la era scomparso con T'Challa.
Se pioveva non importava, lei come uno zombie si alzava camminando sotto la pioggia e si sedeva li. Steve non la lasciava sola, prendeva un ombrello e se ne stava lì fradicio di fianco a lei per ore e ore.
Si prendeva cura della ragazza, in tutti sensi, si preoccupava che mangiasse abbastanza, che dormisse, quando vomitava le teneva i capelli, che fosse al caldo, che avesse abbastanza fazzoletti e che non perdesse il controllo.
Non aveva mai osato chiderle troppo, non le chiedeva di parlare di Thor e sapeva esattamente che il motivo per cui lei guardava tre volte il mare e poi quattro il cielo era che perchè aspettava il dio. Questo lo feriva ma l'amava, e come aveva detto Tony, doveva lasciare che stesse con il biondino.
Ma dopo mesi non era tornato e lei non aveva mai più sorriso, non aveva più reagito.
Fu un giorno, il primo di primavera, il giorno dove i fuori rinascono che Danvers fece la sua comparsa sul molo e atterrò dinanzi a Hope e Steve cambiando la propria tuta in abiti normali.

Fu un giorno, il primo di primavera, il giorno dove i fuori rinascono che Danvers fece la sua comparsa sul molo e atterrò dinanzi a Hope e Steve cambiando la propria tuta in abiti normali

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Quell'arrivò non fu inosservato ai restanti Avengers. Natasha, Bruce, Rudy corsero dai due amici, ma non erano gli unici in arrivo.
Tony, nel momento della visita, arrivò sulla sua macchina costosa e fece una corsetta vedendo atterrare la Milano nel giardino. Nebula e Rocket dissero di aver ricevuto un messaggio da Carol, c'era bisogno che fossero presenti per un possibile problema: Hope.
Quando tutti furono arrivati sul molo guardarono la bionda, essa si mise davanti alla mora.
Per la prima volte Steve vide Hope alzarsi dalla sedia, non per andare dormire.
Ma il suo sguardo era cambiato, Tony se ne accorse, c'era speranza in quegli occhi.

𝐔𝐍𝐈𝐕𝐄𝐑𝐒𝐄 - 𝐓𝐡𝐞 𝐀𝐯𝐞𝐧𝐠𝐞𝐫𝐬Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora