Capitolo Quarantatrè

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L'amore è una cosa strana, cerchi in tutti i modi di sopravvivere e alla fine scopri che non puoi cancellare il fatto di aver amato qualcuno con tale profondità da rimanerti dentro, amare qualcuno ha delle conseguenze su se stessi, sugli altri e su il passato, presente e il futuro.
Puoi mentire, è vero, ma non vuol dire che non sia successo. Puoi cancellare quello che è successo visibilmente ma non interiormente, forse davanti agli altri puoi dire che non te ne frega più niente, che sei cambiata ma non puoi scappare della tua testa, non puoi scappare da chi sei realmente nonostante tutto.

Hope era ad un galà, il suo dovere era come al solito trovare la sua preda e neutralizzarla, era sopra pensiero per Peter e per Tony ma la cosa divertente era che poteva eliminare l'obbiettivo senza ordini specifici, il Segretario di Stato si aspettava un lavoro pulito, sapeva esattamente come si faceva visto che l'Hydra gliela aveva insegnato molti anni prima. Indossava un abito rosso fuoco, così da mostrare a tutti la sua bellezza, nessuno riusciva a starle lontano, era così perfetta e sensuale, l'abito aveva uno scollo molto profondo davanti, la schiena era nuda, con uno spacco sulla gamba destra da far venire curiosità a chiunque, il vestito aveva una specie di strascico e questo faceva sì che ad ogni suo movimento qualcuno si allontanasse per non pestarglielo, aveva i capelli mossi raccolti, mossa audace visto che così si mostrava soltanto di più il suo collo perfetto, ma lei non si sentiva per niente perfetta in quella che doveva essere la sua vita.
Sapeva benissimo di essere fissata da chiunque in quella stanza, la musica dell'orchestra era armoniosa, cercava con lo sguardo la sua preda mentre con rossetto rosso acceso contemplava tutti, ed eccolo.  Era di spalle ma sapeva benissimo che era l'obiettivo, riconosceva tutto di lui, le spalle e il portamento dritto da soldato, i capelli biondo cenere, le mani grandi, il fisico meravigliosamente allenato. Lo smoking nero gli stava benissimo ma questo sembrava non saperlo visto le mani nei pantaloni, non riusciva a vederlo in faccia, come se fosse l'unico ancora a nascondersi in quella sala.
Partì della musica diversa, era in qualche modo più vecchia, le luci si abbassano di colpo facendo rimanere una luce diffusa, come se il vero motivo per cui l'avessero fatto era non far vedere i volti delle persone, era strano ma era anche affascinante come gesto.
Quindi lei pensò che che fosse il modo migliore per naturalizzare la sua vittima, fingere di ballare con lui e poi all'ultimo minuto entrare nella sua testa e costringerlo a fare ciò che lei desiderava, eliminarlo per sempre dalla faccia della terra, pensò che dovesse andare da lui a prendergli la mano per accompagnarlo, ma non fu così, lui si avvicinò col volto scuro e gli chiese di poter ballare, la sua voce era cristallina e dolce ma anche forte ed educata, lei acconsentì sorridendo ma questo lui non poteva vederlo.
Esso l'accompagnò all'interno della pista, dove tutti non smettevano di osservare i due, sembrava l'unica a non vedere il viso del suo partner, i passi andarono come dovevano, erano fissati l'uno all'altro e la cosa le dava parecchio fastidio perché non poteva essere sicura che fosse lui del tutto, solo perché ne aveva la sensazione. Ballarono in silenzio, lui che le sfiorava la schiena con le sue mani provocandole di brividi che non riusciva a decifrare e facendola girare per poi riprenderla come se non volesse lasciarla andare. L'uomo che la teneva tra le braccia non doveva appartenerle, pensò di non essere più sola, non voleva ucciderlo ma doveva comunque, perché aveva fatto qualcosa che doveva avere una conseguenza, come la morte, era questo il suo compito? Stabilire chi muore e chi vive? Eppure le persone che l'avevano ferita non le avevano chiesto il permesso e  l'avevano uccisa in modo completamente diverso, più profondo, in modo indelebile e poi cosa avrebbe fatto?  Avrebbe fatto altre missioni aspettando che Peter la cercasse? Cercò di concentrarsi talvolta il suo odore di buono le riempiva le narici, non si era mai sentita così bella, così bene ma non doveva pensare a questo ma a cose reali, a delle certezze.  La sua certezza era che gli Avengers originali non c'erano più, che prima o poi sarebbe andata via da Tony, perché le cose tra di loro si erano fatte troppo complicate. Era certa che Peter avesse bisogno di essere spider-man, ma non capiva che non era una tuta definirlo tale. Pensò ad altre certezze, cose che erano veramente accadute, aveva detto che ci sarebbe stato un muro da quel giorno al cimitero, ci sarebbe stato un muro per sempre in modo che il passato fosse rimasto il passato, eppure non era così, ogni giorno sentiva la necessità di tornare indietro ma non poteva, non doveva. Lei era quello, sarebbe rimasta il mostro che spaventava chiunque, quindi la cosa più semplice per il momento era fingere e funzionava. Almeno finché lui non le face fare un caschè,  finalmente Hope parlò, doveva fingere, anche se le sue parole sembravano più vere di chiunque altro in quella stanza.

𝐔𝐍𝐈𝐕𝐄𝐑𝐒𝐄 - 𝐓𝐡𝐞 𝐀𝐯𝐞𝐧𝐠𝐞𝐫𝐬Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora