Capitolo Cinquantanove

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《Visi nascosti tra lacrime》

Da bambini si capisce la differenza tra bene e male, tra amore e odio, non si comprende il dolore ma in ogni storia che abbiate mai visto c'è sempre il buono e il cattivo, pensate anche ai libri più famosi del mondo : La Divina Commedia, il male era l'inferno con i suoi peccati ma anche in molto altri. C'è sempre un ostacolo, qualcosa che non va, che non da il lieto fine a tutti.
Ci fanno distinguere una causa persa da qualcosa in cui sperare, un sorriso da un pianto, ci dicono che le parole hanno il potere di entrare nelle persone ma nessuno sa che a volte quel potere non ha una natura buona ; Malefica una volta era buona e non avrebbe mai desiderato lanciare un incantesimo ad Aurora ma a volte si fanno scelte con il cuore spezzato e tra quei pezzi rotti qualcosa si insidia come una foschia per aggiustarlo, per fare da colla, il male lo stringe e lo raffredda così tanto da diventare pietra. Ma qualcosa c'è ancora li sotto, batte forte ma è intrappolato in uno spazio troppo piccolo, nessuno lo vede, nessuno combatte per lui, l'apparenza inganna.

Hope mise a fuoco i visi davanti a se ma in attimo essi sparirono, aveva le allucinazioni. Si alzò dal letto dolorante e vide che stava indossando qualcosa di diverso, non vestiti umani, ma un abito dorato che lasciava le spalle nude con un corpetto aderente, il colore dei capelli sembrava più caldo, era diversa ma la confusione regnava su di lei. Camminò a piedi nudi in una stanza di metallo, era grande e sembrava quasi una camera d'hotel. La porta però non aveva una maniglia, la toccò con delicatezza ed essa si aprì di scatto scorrendo nel muro, si ritrovò davanti ad un corridoio con molte stanze, forse troppe, non capiva dove si trovasse, camminò verso destra e cercò dove andare, non sapeva cosa stesse cercando ma doveva realizzare dove realmente fosse. Iniziò a sentire delle voci, si avvicinò ad esse correndo, non sapeva da dove provenissero ma sembrava essere in un posto enorme.
Si sentì come se stesse camminando in una nube, piena di dubbi sulle sue intenzioni, quella poteva essere la sua strada? Non doveva mollare, dovunque andasse, doveva prendere il controllo di se stessa ed essere così forte da sovrastare tutti.
Si ritrovò dietro ad una folla di persone che guardavano un trono vuoto d'acciaio, una bambina di voltò e la guardò, poi strinse il braccio della madre per guardarla, in pochi secondi tutti notatono la presenza di quella bellissima ragazza dorata.
Fu come perdere il respiro mentre si apriva un varco tra essi, tutti la guardavano meravigliati e lei si sentiva così spaventata, si chiese perché si mostrasse così forte.
Fece qualche passo con le mani ai suoi fianchi, pronta a combattere, passò tra loro e notò che non erano guerrieri ma erano famiglie, figli e genitori ; il trono davanti a lei non aveva niente di regale e dietro ad esso c'era una vetrata, si avvicinò e notò che dava sullo spazio. Era su una navicella spaziale, ma quella era più grande di una normale. Appoggiò le mani sopra esse e toccò il vetro freddo, lo spazio quindi era ghiacciato proprio come si sentiva lei.
Le mille stelle sembravano essere così familiari, come se lei stessa fosse esse.
Capì che era lontana dagli Avengers, nel suo sogno sposava Steve ma ora lui era al sicuro, avrebbe potuto amare un altra e per quando la sua mente fosse contorta ne era contenta quando amareggiata e sconfitta. In un altra vita sarebbero stati insieme, ma in questa non c'era spazio per questo amore, solo per il sacrificio.

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𝐔𝐍𝐈𝐕𝐄𝐑𝐒𝐄 - 𝐓𝐡𝐞 𝐀𝐯𝐞𝐧𝐠𝐞𝐫𝐬Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora