Capitolo 66

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《A volte bisogna guardare
Le cose in una prospettiva diversa.》

Quando eravamo bambini non sapevamo quale fosse il giusto posto delle cose.
Lasciavamo tutto dov'era ed erano gli altri a ricordarci il coas lasciato.
Alcuni bambini invece sono più precoci, sanno riconoscere una cosa sbagliata e cercano di sistemarla anche se è difficile o impossibile. Forse perché i piccoli non sanno cosa vuol dire "Impossibile".
Hope non era mai stata bambina, non che ricordasse di essere mai cambiata fisicamente, ma faceva parte dei bimbi del secondo gruppo.
Cercava di sistemare qualcosa senza pensare che fosse irreparabile.
Ma adesso con quella tuta nera, usata per anni sulla Terra a combattere, sentiva di aver lasciato se stessa da qualche parte, come se fosse svanita con gli altri. E tutto era in disordine.
Nella sua mente pensava al passato, tutto quello che era successo, se ne faceva una colpa.
Aver distrutto una gemma la rendeva forte agli occhi degli altri, lei si sentiva solo un assassina e una debole.
Debole perché non era riuscita a fermare Thanos, perché non aveva ragionato sulla conseguenze.
Quelle grida, quel bagliore, quel potere dentro di sé era incontrollabile.
Thor aveva ragione, non aveva fatto abbastanza e il suo bambino era svanito tra le sue braccia.
Gli Avengers, non c'era più nessuna squadra chiamata così. Nessuno si fidava dell'altro, Tony aveva ragione su Steve, lui era andato via ma non era l'unico.
Hope era andata via dalla Terra, per salvarli, eppure era andata via comunque.
Thor se ne era andato innumerevoli volte, Natasha aveva seguito Cap con Wanda, Wilson. Bruce era scappato anni prima.
Nessuno era rimasto, tutti fuggitivi.
Ed ora chi era rimasto era sulla Milano, per andare da Thanos al Giardino.
Si erano tutti seduti tranne Hope, che era rimasta in piedi in mezzo agli altri.
Era pericoloso e Rocket le aveva ripetuto di sedersi in braccio a qualcuno ma, quando aveva guardato Thor, non aveva trovato riparo.
Steve le aveva fatto cenno di sedersi, ma lei rimase in piedi.

<<Chi di loro non sono mai stati nello spazio?>>chiese Rocket.

Lei si voltò<<Steve, Nat e Rudy>>

<<Poveri sfigati>>disse<<Non provate a vomitare nella mia nave!>>

<<Hope, sei sicura di stare li?>>chiese Natasha stringendo le ginocchia<<Io sono già in ansia, lo sono anche per te>>

<<Sto bene>>

Ad un tratto lei perse l'appoggio dal soffitto della navicella e la mano le cadde su un bottone, una figura comparse davanti a lei e Bruce tirò un urlo spaventato.
Gli occhi della ragazza si sgranarono.

<<Peter?>>

Fece per abbracciarlo ma non toccò altro che aria, indietreggiò confusa.
Rocket sospirò tornando ad una espressione insoddisfatta<<È un messaggio, fatto su Titano>>

<<Chi è lui?>>chiese Rudy.

Hope respirò a fondo e guardò l'uomo castano, la giacca rossa, le pistole nelle fondine, la maglia grigia e gli occhi fissi su di lei. Sembrava lì, sembrava reale.

<<È suo fratello>>spiegò Bruce.

Ella cercò di trattenersi<<Accetta il messaggio>>

Rocket premette il bottone e fu come se la figura riprendesse vita. Si guardava in giro e poi puntò lo sguardo davanti a sé, sulla sorella.

 Si  guardava in giro e poi puntò lo sguardo davanti a sé, sulla sorella

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𝐔𝐍𝐈𝐕𝐄𝐑𝐒𝐄 - 𝐓𝐡𝐞 𝐀𝐯𝐞𝐧𝐠𝐞𝐫𝐬Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora