Capitolo 12

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《Noi siamo la nostra memoria,
noi siamo questo museo chimerico
di forme inconstanti,
questo mucchio di specchi rotti.》
-Jorge Luis Borges

Hope si era chiesta se con il tempo il dolore di non ricordare avrebbe fatto meno male rispetto a quello di rammentare.
Pensava che perdere il passato equivalesse a dire di perdere anche il futuro, si guardava allo specchio e non riusciva a dare una spiegazione a sè stessa, quello che sapeva la distruggeva.
Si tolse la maglia rimanendo in canottiera e si distese sul lettino blu, guardò la luce accecante davanti a sè, mise le mani all'interno delle due fasce di metallo in silenzio.
Bruce e Tony iniziarono ad attaccarle sul corpo dei fili e alla fine l'avvertirono che avrebbe causato un po' di fastidio una volta azionato il macchinario.
Chiesero aiuto ai compagni di squadra per inserire le siringhe nei fili e far scorrere il liquido d'orato nel suo sangue.
Avrebbe voluto chiedere scusa a se stessa, forse era troppo egoista immaginare di ricordare senza pensare a come sarebbe stato dopo.
La squadra ubbidì e aspettò il via dai due uomini che fissarono Hope cercando di studiarla. Non le piaceva quello sguardo.

<<Sei pronta?>>

<<Sempre>>disse con audacia.

Quando il serio finì nelle sue vene iniziò a sentire tutto girare, il mondo sembrava schiantarsi contro di lei, il cuore le batteva più forte che mai

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Quando il serio finì nelle sue vene iniziò a sentire tutto girare, il mondo sembrava schiantarsi contro di lei, il cuore le batteva più forte che mai. Dopo pochi secondi iniziò a sentire il proprio petto in fiamme seguita dalla testa, non gridò però, si tenne stretta al lettino stringendo i denti finché gli occhi non diventarono di un bianco lucido.
Senza accorgersene Tony le mise una mascherina per farla addormentare, e una volta riuscito gliela tolse.

Hope aprì gli occhi confusa, si guardò intorno e notò che gli altri erano scomparsi, fece per alzarsi ma si rese conto di essere attaccata a una sedia fredda, quando iniziò a chiedere aiuto vide degli uomini avvicinarsi.
Le dolevano i polsi mentre la stringevano oridinandole di stare zitta, sentì delle grida e quando girò il viso vide qualcuno che che le tolse il fiato :
Bucky.
Era seduto su una sedia rinforzata, legato dappertutto, sopratutto il braccio di vibranio, aveva indosso solo dei jeans e degli stivali, il petto muscoloso era nudo, da cui si vedevano le vene dove la spalla finiva era. Continuava a urlare il suo nome pregando gli agenti di salvarla.

<<No!>>gridò Hope mentre inniettavano ad entrambi un liquido nero.

La scena cambiò, si trovava in mezzo a una strada innevata, per qualche ragione pensò di essere in Russia, aveva i capelli mossi e corti fino alle spalle. Gli occhi non avevano nessuna espressione, un rossetto fuoco illuminato dai lampioni la rendeva incredibilmente sexy.
Aveva indosso una tuta nera con due simboli visibili, uno rosso sul braccio che raffigurava una piccola piovra e l'altra dello stesso colore sul polso libero a forma di stella, come un tatuaggio.
Delle scarpe alte invece l'accompagnavano mentre fissava un uomo che si stava avvicinando con una moto.
Lei alzò una mano e con i suoi poteri lo fece volare giù, si sentì invincibile mentre prendeva per il collo il Soldato d'inverno, ma non riusciva a capire perché lui non combatteva, voleva forse morire? Ma non lo conosceva.

𝐔𝐍𝐈𝐕𝐄𝐑𝐒𝐄 - 𝐓𝐡𝐞 𝐀𝐯𝐞𝐧𝐠𝐞𝐫𝐬Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora